Notizie

Rassegna stampa – Non basta una grande Paolini

0 3

Una grande Paolini ma non basta. Sorpasso fallito (Marco Iaria, La Gazzetta dello Sport)

Avvicinamento sì, sorpasso no. Ancora no. Jasmine Paolini resta nona nella classifica Race che conduce a Riad, alle spalle della kazaka Elena Rybakina, ottava. L’epilogo di Pechino è stato amaro, con la sconfitta in tre set nei quarti contro la statunitense Amanda Anisimova, numero 4 del mondo. Ma il 1000 cinese ha consentito all’azzurra di conquistare punti preziosi in ottica Finals. Raggiungendo per la dodicesima volta il G8 nel circuito Wta, in questo fantastico biennio punteggiato dalle finali al Roland Garros e a Wimbledon e dal trionfo a Roma, Paolini ha guadagnato 215 punti salendo a quota 3741 nel ranking annuale, a sole 65 lunghezze da Rybakina (3806). E qualcosa ha rosicchiato anche alla russa Mirra Andreeva, settima a +568. Nelle prossime settimane sarà un testa a testa con la kazaka. Jasmine ha altre tre opportunità per agganciare un posto utile per le Finals, per il secondo anno consecutivo: l’ultimo 1000 della stagione, che si disputerà a Wuhan da lunedì, e poi i 500 di Ningbo (dal 13 ottobre) e di Tokyo (dal 20). Certo, la partita di ieri a Pechino si porta dietro una scia di rimpianti. Grande prestazione, quella della 29enne di Bagni di Lucca, capace di rimontare da 3-5 mantenendo la lucidità nei momenti-chiave del primo set, vinto 7-4 al tie break. Dopo la reazione di Anisimova (6-3 nel secondo parziale), Jasmine ha imbrigliato la potenza dell’avversaria variando sapientemente le traiettorie nel terzo set. Sul 4-3 è arrivata a un passo dal servire per il match procurandosi, invano, ben sei palle break (due consecutive). Game estenuante, durato oltre 12 minuti. La finalista degli ultimi due Slam lo ha fatto suo e, di slancio, ha confezionato un punto più bello dell’altro vincendo il terzo set per 6-4 e qualificandosi aritmeticamente per Riad. In attesa dell’esito di questa volata, il 2025 è già un anno straordinario per Paolini, protagonista del bis in King Cup con l’Italia e in grado di confermarsi tra le top ten mondiali dopo l’exploit del 2024, smentendo tutte le congetture che la volevano come una meteora. A Riad, in ogni caso, Jasmine ci sarà anche stavolta: ha già staccato il pass per le Finals di doppio, in coppia con Sara Errani.[…]

Paolini perde con Anisimova ma esce a testa alta (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

I rimpianti per una sconfitta di misura dopo quasi tre ore di lotta avvincente (232 i punti complessivi giocati), ma anche la consapevolezza che esprimendo un tennis di questo livello l`obiettivo Wta Finals è alla sua portata. E` quanto si porta dentro Jasmine Paolini stoppata nei quarti del Wta 1000 di Pechino da Amanda Anisimova: 6-7(4) 6-3 6-4 il punteggio per la finalista di Wimbledon e US Open, che con questa affermazione ha messo in cassaforte il biglietto per Riad, la quarta a qualificarsi dopo Sabalenka, Swiatek e Gauff. Una partita dura e lottata sin dalle prime battute, in cui a piazzare il primo break, nel settimo gioco, è stata la 24enne di Freehold, salita 5-3 e andata poi a servire per il set. L’azzurra però è rimasta aggrappata e, variando sapientemente l`altezza delle traiettorie, ha fatto salire il numero di errori dell`avversaria, riagganciandola e operando il sorpasso dopo aver salvato due palle-break nell`11° game (16 punti giocati). E nel tie-break l`italiana ha allungato subito sul 3 a 0, poi 5 a 2, incamerandolo per 7 a 4. Veemente la reazione della n.4 del mondo, che vola sul 4-0 “pesante” e pareggia i conti non prima di aver dovuto fronteggiare sul 4-2 una chance per il secondo contro-break. La frazione conclusiva, dopo un break americano e immediato contro-break tricolore, si trasforma in una lotta di resistenza, punto a punto. Il momento chiave sul 4-3 Paolini, quando Anisimova riesce a tenere la battuta dopo aver annullato sei palle break (20 punti giocati in 12 minuti) che avrebbero portato la 29enne di Bagni di Lucca a servire per il match. Da quel momento la statunitense con sangue russo nelle vene è diventata ingiocabile, tirando vincenti da ogni parte del campo, così da strappare il servizio alla n.8 del ranking (era 30-0) e poi chiudere i conti con un parziale di 8 punti consecutivi. […] Sfuma così per Jasmine il possibile sorpasso ad Elena Rybakina, attualmente ottava nella Race per Riad (sempre più vicine al pass per l`Arabia le americane Keys e Pegula e la russa Andreeva): sono appena 65 i punti di vantaggio della kazaka (3806) su Paolini (3741), che insegue una storica seconda qualificazione di fila all`evento per le migliori otto dell`anno. […] Nella capitale cinese la toscana resta ancora in corsa in doppio con Sara Errani (difendono il titolo conquistato 12 mesi fa): per il forfait del duo Rakhimova/Siegemund (ritiro della russa) le campionesse olimpiche senza scendere in campo hanno raggiunto le semifinali dove attendono la coppia vincente tra Mihalikova/Nicholls e Hsieh/Ostapenko.

Vagnozzi: “Cambiare aiuta a vincere” (Lorenzo Ercoli)

«In campo, l`impegno e la serietà che metto con Jannik sono identici a quelli che ho riservato a ogni mio giocatore. Poi, certo, più sali di livello e più sono i dettagli a fare la differenza. La bravura sta nel capirli. Fuori sicuramente abbiamo gli occhi di più persone addosso e, al minimo errore, vieni giudicato. Ma per me, il fatto che qualcuno abbia da ridire quando perde in finale non fa che innalzare il valore dei suoi risultati straordinari». Per un campione che non si accontenta mai, serve un coach convinto che il lavoro non finisca mai. Jannik Sinner ne ha trovati due, e non è fortuna: Simone Vagnozzi e Darren Cahill parlano la sua stessa lingua. Nel trionfo di Pechino – oltre al preparatore Ferrara e al fisioterapista Resnicoff – al fianco dell`altoatesino c`era il tecnico marchigiano. […] In poco più di tre anni, Vagnozzi ha contribuito a trasformare la pesante eredità raccolta da Riccardo Piatti in un ciclo di successi che non trova paragoni nel nostro tennis. «Ricordo quando tanti dicevano che Rune fosse più avanti di noi», sottolinea Simone. E chissà che, come con tanti altri avvenimenti degli ultimi anni, non si possa presto arrivare a un “ricordo dopo la finale di New York”…

Partiamo dal principio. La finale degli US Open ha davvero cambiato qualcosa?

La sconfitta di New York a mio parere non è così sorprendente. In quel momento Carlos stava psicologicamente, fisicamente e tennisticamente meglio di Jannik. Però non dobbiamo dimenticarci che anche lui ha vissuto cinque mesi di difficoltà, e pensare che oggi si prova a far passare Jannik come un giocatore in crisi in un anno in cui ha vinto 2 Slam e fa finale tutte le settimane. Lui sta facendo cose straordinarie. Poi, come tutti, vogliamo sempre migliorarci.

Sugli accorgimenti tecnici lascio parlare direttamente lei.

Sa, io a volte mi sorprendo di quanto si parli di determinate cose. In alcuni momenti delle cose funzionano, in altri meno. Negli Stati Uniti Jannik non ha servito benissimo e abbiamo preso degli accorgimenti: il movimento è cambiato un giorno prima di arrivare in Cina. I primi giorni a Pechino si è adattato e poi ha servito molto bene. Poi nel gioco è chiaro vada inserito sempre qualcosa di nuovo, sennò diventiamo prevedibili. Questo non significa che Sinner debba diventare un tennista da serve and volley. Ci sono smorzate e slice, ma anche altre variazioni, che si tratti di prendere prima un lungolinea, rispondere più aggressivo, giocare un kick o andare al corpo. È semplicemente migliorarsi, non ci trovo nulla di sorprendente.

Jannik ha detto di non essersi sentito pronto a New York per quei cambiamenti, nonostante qualche avvisaglia. Quanto è diverso intervenire sul gioco di un numero 1 del mondo rispetto a quello di un ragazzo che lavora per arrivarci?

Quando cerchi di diventare numero 1 è diverso da quando lo sei già e devi fare qualcosa per rimanerlo. Alcuni cambiamenti possono sembrare più rischiosi perché si pensa di poter perdere qualcosina. Jannik è abbastanza intelligente da capire se le nostre proposte possano essere giuste o sbagliate. Allo stesso tempo, noi dobbiamo lavorare su idee in cui lui crede, sennò non può funzionare. E a volte, anche perdere una partita serve a far capire a un giocatore che può essere il momento di mettere mano da qualche parte.

Nel 2025 c`è un match in cui sente di aver fatto la differenza?

Il nostro lavoro si concentra più sul prima. Poi possono esserci momenti di difficoltà in cui diciamo qualcosa per permettere a Jan di vedere il match con un`altra prospettiva, ma di base lui conosce già le sue opzioni. Faccio un esempio: in finale con Tien, sul 2-2, gli ho chiesto se volesse arretrare in risposta. Mi ha detto “fammi provare ancora un gioco avanti”, e ha brekkato. E giusto che lui segua le sue sensazioni. Poi, a Cincinnati con Mannarino, gli abbiamo dato lo stesso consiglio: lo ha seguito e anche li ha fatto break. Quindi non c`è una regola fissa. […]

C`è un giocatore che oggi le fa pensare: “Lui ci darà davvero fastidio”?

Sono tanti ad avere il potenziale, anche Tien lo ha. Ovviamente c`è Fonseca, anche se a me piace molto Mensik. Se non dovesse avere problemi fisici, è uno che può crescere tanto. Poi ci sono fattori intangibili. Pensiamo a Jannik ora tutti fanno passare per normali le sue vittorie. Quando ho iniziato a lavorare con lui, tanta gente del mondo del tennis diceva che Rune era molto più avanti. Non si sa mai quanto ci si può migliorare. I ragazzi ci sono, ma poi devono fare dei passi importanti per arrivare da Jannik e Carlos. […]

Con Panichi cosa non è andato?

Lui e Badio hanno fatto un ottimo lavoro. Semplicemente Jannik ha optato per un`altra strada, ma non credo ci sia nulla di strano.

Da coach ha ancora un grande sogno davanti a sé?

Quest`anno l`obiettivo era vincere Wimbledon e ci siamo riusciti. Spero di continuare il più possibile con Jannik, vediamo quanto andremo avanti. In un futuro lontano, uno stimolo potrei trovarlo nel rifare la stessa cosa con un altro giocatore. Poi magari faccio 15 anni con Sinner e sarà lui il mio ultimo tennista. Lo spero.

Al Grande Slam ci pensate?

Non è un obiettivo che ci siamo posti. È talmente difficile vincere uno Slam che non si può pensare di vincerne 4 senza muoversi un passo alla volta.

Per chiudere, le faccio leggere i nomi di quelli che in questi mesi sono stati considerati papabili sostituti di Cahill, qualora dovesse smettere a fine 2025. Qualcuno di plausibile?

No, no. Io penso e spero che Darren possa continuare, quindi non abbiamo pensato a nessuno al di fuori di lui. Al momento però non ci sono ufficialità.

Parola di Sinner (Marco Iaria, La Gazzetta dello Sport)

Appena entrato nell’avveniristico Qizhong Tennis Center, Jannik è stato condotto dagli organizzatori nella sala-museo: il volto era un misto di disorientamento e orgoglio, mentre scoprivano la statua in suo onore. Non importa se il guerriero in terracotta assomiglia assai poco all’originale, quel che conta è che Sinner rappresenta l’attrazione principale di Shanghai. Dopo il forfeit di Alcaraz, i riflettori sono tutti per lui. Il campione in carica è anche il favorito di un tabellone che, a livello teorico, gli riserva Fritz nei quarti e Djokovic o il rientrante Shelton in semifinale. Domani il debutto, direttamente al secondo turno, contro il 27enne tedesco Daniel Altmaier (n.49 Atp) che lo batté due anni fa in cinque set al Roland Garros. Oggi Jannik sosterrà il suo primo e unico allenamento pre-torneo sui campi di Shanghai: un test utile per iniziare ad ambientarsi alle nuove condizioni, visto che «qui è diverso rispetto a Pechino, è più umido, fa più caldo». Nella capitale cinese Sinner è tornato a vincere (21° titolo in carriera), dopo la finale persa contro Alcaraz agli Us Open e quel sorprendente bagno di umiltà che lo ha portato a rimettersi in discussione, nonostante le 65 settimane in vetta alla classifica e i 4 Slam in bacheca: avrebbe cercato di uscire dalla sua comfort zone, variare il gioco, migliorare il servizio. La settimana di Pechino è stata proficua, non solo perché ha potuto rosicchiare 170 punti al numero 1 che sorpasserebbe in caso di trionfo a Shanghai e Vienna, ma anche per i primi risultati del laboratorio aperto in Cina. Qualche palla corta in più, alcuni tentativi di serve and volley, il rovescio in back. È tutto un work in progress. Nulla di straordinario, a sentire lui: «Non sono l’unico che sta cambiando qualcosa. Se chiedi a ogni giocatore del circuito, tutti stanno cercando di cambiare qualcosa. Non cerchiamo di fare cambiamenti esagerati, cerchiamo solo di aggiustare un paio di cose e di migliorare. Alcuni colpi hanno funzionato leggermente meglio rispetto ai mesi precedenti, altri colpi possiamo ancora migliorarli. Ma è normale. Cerco semplicemente di giocare il maggior numero possibile di partite in ogni torneo. Questo mi dà l’opportunità di provare più cose possibili». Nella prima tappa della trasferta asiatica, Jannik ha ritrovato il servizio dei giorni migliori. […] La qualità del colpo di inizio gioco è emersa soprattutto nei momenti importanti, con ace, prime vincenti o combinazioni servizio-dritto a tirar fuori Jannik dalle sabbie mobili dei 40 pari o delle palle break. Contro De Minaur, in semifinale, ne ha annullate 11 su 12. «Sulle palle break, Sinner alzava continuamente il livello servendo ace o prime vincenti. Io rispondevo bene, tanto da procurarmi molte chance, ma nei punti importanti lui serviva al meglio», ha detto l’australiano. Jannik, che nell’ultimo anno è stato il giocatore a salvare più palle break (il 74%), si schermisce: «In quei momenti non pensi alle statistiche. Provo sempre a spingermi al limite, cercando di mettermi in una posizione in cui posso dire di stare facendo le scelte giuste. È così che affronto i momenti di pressione e le situazioni difficili». L’azzurro è talmente focalizzato sul campo da rifuggire le polemiche, sempre vive, sul calendario affollato e sugli infortuni che continuano a falcidiare il circuito. Alcaraz, alle prese con un problema a una caviglia durante Tokyo, si era appena lamentato dei troppi tornei obbligatori («sono d’accordo con Iga Swiatek, in futuro anche io deciderò di rinunciare ad alcuni tornei»). Jannik non segue il coro: «Non voglio criticare nulla, ognuno la pensa in modo diverso. Noi possiamo ancora scegliere: si tratta solo di capire qual è la priorità. Il calendario è quello che è. Se vuoi giocare un torneo lo giochi, altrimenti fai un’altra scelta, quella di riposarti o allenarti». […]

Comments

Комментарии для сайта Cackle
Загрузка...

More news:

Read on Sportsweek.org:

Altri sport

Sponsored