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Rassegna stampa – Sinner, terza finale a Pechino. Alcaraz, titolo e rinuncia a Shanghai

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Sinner forza 7 (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Colazione con Jannik. Magari con un sorso di champagne. Se Carlos Alcaraz ha confermato i 500 punti del successo a Pechino vincendo l’omologo torneo di Tokyo, oggi l’azzurro potrebbe limare leggermente il distacco dallo spagnolo conquistando l’Atp 500 di Pechino nella settima finale su otto tornei disputati quest’anno, la 30a in carriera. Saranno anche 170 punti (il distacco arriverebbe a 590), ma buttali via, come si dice. In tempo di rincorsa è meglio non lasciare nemmeno una briciola per strada e restare in scia al numero 1 del mondo che in questa ultima fase dell’anno, a differenza di Sinner che già dal fine settimana al Masters 1000 di Shanghai difenderà il titolo, ha ben poco da perdere e tutto da guadagnare. La semifinale contro Alex De Minaur è stata più equilibrata rispetto alle passate dieci sfide, tutte vinte dall’altoatesino. L’australiano ha portato a casa l’undicesima sconfitta, ma stavolta ha allungato il match al terzo set. Che avrebbe potuto anche complicarsi sul finale visto che l’azzurro ha iniziato a soffrire di un crampo alla gamba sinistra proprio mentre stava servendo per il match. Con la consueta freddezza, l’allievo di Vagnozzi e Cahill (pronto a tornare per lo sprint finale in Europa), se l’è cavata servendo quattro prime e portando a casa la finale con un sospirone di sollievo. Per Sinner si è trattato della seconda partita vinta in tre set nell’arco del torneo. Ma a differenza di quanto visto contro Atmane, dove l’italiano è sembrato interpretare il match come un “laboratorio” in cui sperimentare nuove soluzioni da integrare nel suo gioco, quello contro De Minaur è stato più equilibrato, almeno fino a che il numero 2 al mondo non ha deciso di innestare la marcia da fenomeno asfissiando l’amico Alex: «Il momento chiave è arrivato nel terzo set: quando ottieni il break riuscendo poi a consolidarlo nel tuo turno di battuta è una gran cosa. Poi ho cercato di rimanere aggressivo, cosa che ha funzionato per tutto il terzo set – ha spiegato l’italiano nella conferenza post match -. Nel secondo abbiamo avuto entrambi buone chance ma lui è stato più bravo a raccogliere. È stato un match equilibrato e lui ha giocato un gran tennis. La sensazione è che sia stata anche una partita molto fisica». Nessuna preoccupazione da parte del campione di Wimbledon, situazione sotto controllo e fisico curato nei minimi dettagli da Umberto Ferrara , il preparatore rientrato in squadra dopo il caso Clostebol, e Alejandro Resnicoff, il fisioterapista argentino che si è aggiunto prima della Cina completando la squadra con l’ultimo tassello mancante. Il crampo sarebbe solo colpa di una lieve disidratazione a seguito di un problema intestinale che ha colpito Sinner nei giorni scorsi: «Non è niente di grave, ho avuto la diarrea negli ultimi due giorni, ho perso un po’ di liquidi ma in generale sto bene. C’è stata anche un po’ di tensione e la combinazione tra questa e il problema intestinale non è stata semplice da gestire. Per la finale, comunque, non vedo alcuna preoccupazione, va tutto bene». La settima finale su otto tornei giocati questa stagione parla di un giocatore dalla costanza straordinaria. […] «È sempre bello poter giocare una finale, è davvero speciale. Questa poi è costata molta fatica, ho giocato tanti match difficili come abbiamo visto contro Atmane e De Minaur, e per questo sono ancora più contento. Ogni anno è diverso, vedremo cosa mi aspetta». Un mancino non è mai semplice da gestire e nel caso di Tien, che ha dalla sua parte la spensieratezza di chi si gioca il primo titolo importante della carriera a 19 anni, il match sarà da maneggiare con cura. […] Sinner dovrà attingere alla scatola degli attrezzi sempre più in via di aggiornamento. Questa settimana ha mostrato diverse nuove soluzioni studiate con Vagnozzi nel post Us Open, ma prima della finale non ha voglia di svelare le sue carte: «In ogni torneo partecipano 100 giocatori, tutti lavorano, è normale. Non credo di dover sempre dire su cosa sono improntati i miei allenamenti. Non sto cambiando chissà che cosa. Ci sono aspetti su cui ci concentriamo di più. Con Alex credo di aver avuto tanti segnali positivi dal servizio, con molti punti diretti. Ho battuto con più precisione. Questo fa di me un giocatore totalmente diverso».

Il piano di Sinner (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

In undici incontri, mai così vicino. Eppure, sempre troppo lontano. Il miglior Alex de Minaur non è abbastanza per negare a Jannik Sinner la settima finale del suo 2025. Due ore e venti di battaglia in cui l`australiano non ha fatto giocare all`azzurro una palla uguale all`altra, cosa che nel corso del match gli ha permesso di procurarsi un totale di 12 palle break. Non abbastanza per piegare l`altoatesino, che si è preso la terza finale consecutiva all`ATP 500 di Pechino con il punteggio di 6-3 4-6 6-2. Al netto del punteggio – è il secondo parziale lasciato per strada dopo quello con Atmane Sinner può prendere del buono dalla sfida di ieri, può raccogliere segnali incoraggianti in vista della finale di oggi contro Learner Tien. Sarà una prima assoluta contro il diciannovenne californiano, alla sua prima finale nel tour. Il n.52 del mondo questa settimana ha dominato Cobolli e usufruito del ritiro di Musetti; lo stesso ha fatto ieri nella semifinale dove i crampi hanno fermato Medvedev (5-7 7-5 4-0). Anche Jannik ha accusato qualcosa nel finale: un indurimento alla gamba sinistra, ma si è affidato al servizio per mettere in ghiaccio il match. Lui oggi correrà per il 21° titolo della carriera, il terzo del 2025 e la suggestione di una rincorsa last minute alla vetta mondiale, resa possibile dal ritiro di Alcaraz a Shanghai: «Pechino è speciale per me, sono felice di giocare un`altra finale. Sono arrivato fin qui dopo partite dure, quindi sono ancora più soddisfatto. La gamba sinistra? Nulla di serio. Negli ultimi due giorni ho avuto un po` di diarrea e ho perso liquidi. Forse anche un po` di tensione, ma sono tranquillo». Come anticipato, de Minaur ha messo in scena un repertorio ricco: variazioni, angoli, anticipi. Il tutto amplificato da una superficie non troppo veloce, che da un lato ha tolto vincenti a Sinner, ma dall`altro gli consentiva pur sempre di imporre il proprio ritmo. L’allievo di Vagnozzi ha servito bene da subito, dominando il primo set senza scossoni. Ma nel secondo parziale, dopo due chance fallite nel terzo game, è iniziata un`altra partita. Jannik nello scambio da fondo trova grande resistenza e non sfonda. Tra sesto e ottavo game concede ben sei palle break – ne fallisce due nel settimo -, ma in quei momenti mette quasi sempre la prima e quando non lo fa de Minaur è costretto ad essere iper offensivo: «Jannik ha servito benissimo e anche quando gioca la seconda devo comunque essere aggressivo perché sennò mi punisce con il secondo colpo», le parole del tennista di Sydney, comunque capace di far sua la frazione. Nel terzo set ci sono i presupposti per l`incertezza, ma Sinner spezza l`equilibrio: break a zero, poi tiene il servizio annullando tre chance del contro-break e poi vola sul 3-0. È il colpo del ko. Non è un caso, quando la battaglia sale di tono, quasi tutti calano. Jannik no: ritrova incisività e rispolvera un rovescio lungolinea che di tanto in tanto tocca vette altissime: «Il rovescio lungolinea è fondamentale per il mio tennis. A volte mi esce bene, altre meno. de Minaur è da anni nella top 10, sapevo mi avrebbe messo in difficoltà. Ho avuto tanti segnali positivi dal servizio, sono stato preciso, ho trovato tanti punti diretti. Ora voglio ripetermi in finale». […]

Sinner e Alcaraz giocano a clonarsi (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Delle due l`una, o sono Sinner ed Alcaraz ad aver preso in affitto i Campi Elisi, chissà se di cemento, o in terra battuta, magari quelli in erba che certo li renderebbero più somiglianti alla descrizione che ne fece Omero, o sono le divinità del tennis a essere scese di nuovo tra noi, e si propongono sotto le sembianze dei più forti. Perfino un Alex “Demon” De Minaur appare ispirato al punto da sentirsi più Sinner che mai, in una trasformazione che non ha quasi senso, a meno che non sia avvenuta sulle note di Salagadula Megicabula Bibbidi Bobbidi Bu. È una stagione dai numeri alti, gli stessi che consegnavano al Guinness i Favolosi, che però erano in quattro, mentre “Giannik” e Carlitos sempre in due rimangono. Sinner alla settima finale in appena otto tornei giocati. Alcaraz all`ottavo successo stagionale in nove finali disputate. Sinner che vuole imparare a essere un po` più Alcaraz. Lo spagnolo che fa mostra, sempre più, della solidità che era il vanto di Sinner. Uno con il gluteo sinistro fresato da un allungo maldestro. L’altro con la caviglia ancora simile a un bombolone. Al punto da preferire evitare il torneo di Shanghai (l`annuncio è giunto nella serata di Tokyo). «Il mio corpo ha bisogno di riposo», è scritto nel comunicato. Il suo posto nel “1000” è finito al francese Moutet. Si rivedranno a Riad, poi forse nell`indoor di Parigi. Resteranno al comando – anche se Sinner ha la possibilità vincendo a Shanghai di avvicinarsi di altri 200 punti – in una stagione bella come poche altre eppure falsata da cima a fondo, per via di quegli stupidi tre mesi di stop che hanno vietato a Jannik di disporre, oggi, degli stessi punteggi di Carlos. Il quale – per carità – merita come nessun altro di soggiornare sul gradino più alto del podio, visto che sei delle otto vittorie hanno preso forma con l`italiano di nuovo in campo. Ma a Sinner mancano i punti di quei tre mesi… […] Non è stato facile per Sinner mettersi alle spalle la semifinale di Pechino. Più facile per Alcaraz appropriarsi a Tokyo dell`ennesimo titolo. Jannik vantava 10 vittorie a zero su De Minaur, e si è trovato a scalare una montagna. Alcaraz veniva da una sconfitta con Fritz (alla Laver Cup) e dopo 8 game di spettacolo ad altissimo coefficiente di difficoltà, l`americano s`è fatto da parte. Sorprendente De Minaur, che in questi giorni deve essersi nutrito a pane e volpe; furbo a disporsi sulla ruota di Sinner, in attesa che il nostro ne combinasse una. E bravo poi ad approfittarne, per quel che gli è stato concesso. Poco o niente nel primo set, molto di più invece nel secondo, quando Sinner ha avvertito una puncicata (detto in romanesco, ma meglio di puntura in questo caso) nella parte alta della coscia, che non gli ha permesso di essere sempre pronto alle spavalde forzature cui lo sottoponeva l`australiano. Costretto a giocare su due o tre colpi, Sinner ha infittito gli errori non forzati (39 a fine match, con 27 vincenti), ma dalla sua ha avuto una splendida giornata al servizio, potente e sopra i 210 orari anche sulle prime esterne. Delle 12 palle break concesse a De Minaur, Sinner ne ha salvate 11 con il servizio. L’unica che gli sia sfuggita ha dato la possibilità a Demon di strappargli il secondo set (non gli riusciva da 5 anni) e allungare la sfida alla terza frazione. Nella quale l`australiano è tornato se stesso. Ha beccato il break nel game d`avvio, poi ne ha garantito un secondo, e con Sinner avanti 4-0 il match non ha avuto più molto da dire, salvo un accenno di crampi che l`italiano ha ricacciato indietro. Terza finale consecutiva a Pechino. […]

Alcaraz, ottavo trionfo: “Il mio anno migliore”. Poi il forfeit a Shanghai (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

In attesa di Jannik Sinner, impegnato sul fronte cinese, Carlos Alcaraz è arrivato al traguardo di Tokyo battendo Taylor Fritz e sollevando l’ottavo trofeo di una stagione memorabile, che lui stesso definisce: «Senza dubbio, la migliore della mia carriera sportiva. Otto titoli, dieci finali, tutto questo dimostra quanto ho lavorato duramente dall’inizio dell’anno». E non è ancora finita: anche se subito dopo la vittoria dell’Atp 500 giapponese ha annunciato il forfeit a Shanghai, dove Sinner difende il titolo, per l’allievo di Juan Carlos Ferrero c’è ancora un finale di stagione in cui può incrementare il distacco dall’altoatesino con il Masters 1000 di Parigi e soprattutto le Atp Finals dove a Jannik scade la cambiale da 1500 punti. Se Jannik Sinner si è rimesso a lavorare sodo per tornare in vetta al più presto (si parla comunque del prossimo anno), per il numero 1 al mondo lo scatto è stato soprattutto di maturazione. Tra la fine della scorsa stagione e l’inizio di questa, infatti, Carlos ha avuto diversi momenti di difficoltà ma dalla primavera, dopo una vacanza in Messico con la famiglia mentre si trovava in piena crisi («Avevo pensato anche di smettere», aveva ammesso), è come rinato dalle proprie ceneri. Le vittorie sulla terra rossa, il Roland Garros conquistato in rimonta contro Sinner, lo Us Open e il ritorno al numero 1 lo certificano. Merito anche di un team che ha capito come trattare la sua gemma rara, che ha bisogno della spensieratezza dei suoi 22 anni per performare al meglio: «Se ho voglia di un hamburger me lo mangio, anche durante uno Slam», aveva detto a New York. Alcaraz e il suo gruppo hanno trovato finalmente l’equilibrio perfetto tra tecnica, tattica e fisico: «Sono molto fortunato ad avervi nella mia squadra, intorno a me, grazie perché mi permettete di imparare sempre qualcosa – ha detto durante la premiazione -. Voglio fare una menzione speciale a Juanjo (Moreno, il fisioterapista, ndr). Il lavoro che avete fatto per rimettermi in forma dopo la distorsione alla caviglia al primo turno è stato incredibile. Sono fortunato ad avervi con me, per il lavoro che avete fatto». […] Alcaraz ha spiegato di aver passato un brutto momento sia mentalmente che fisicamente, ma di aver trovato rifugio nella sua squadra per superare quelle ore di dubbio dopo il guaio fisico. La stessa squadra, però gli ha consigliato di rallentare un po’, per recuperare bene in prospettiva Finals. I giorni di riposo tra la vittoria in Giappone e la ripartenza a Shanghai sarebbero stati soltanto tre, per questo poche ore dopo Carlos ha annunciato sui canali social il forfeit al 1000 cinese: «Dopo aver parlato con il mio team – ha scritto -, siamo giunti alla decisione di non giocare: ho alcuni problemi fisici, la scelta migliore è prendersi un po’ di riposo». […]

Alcaraz, 8° titolo e no a Shanghai (Antonio Sepe, Corriere dello Sport)

Entro, vinco, esco, ciao. È stato un martedì particolarmente movimentato quello di Carlos Alcaraz, che prima si è laureato campione dell`ATP 500 di Tokyo e poi ha rinunciato al Masters 1000 di Shanghai. Dopo i tanti alti e bassi in semifinale contro Ruud, lo spagnolo è stato spietato nell`atto conclusivo del torneo: doppio 6-4 in un`ora e mezza a Taylor Fritz – che una decina di giorni prima l`aveva sconfitto in Laver Cup – e ottavo titolo stagionale in bacheca. E pensare che l`avventura in Giappone era cominciata nel peggiore dei modi per il numero uno al mondo, vittima di un problema alla caviglia accusato nel match d`esordio. Alcaraz non si è però lasciato scoraggiare e ha conquistato il titolo, il ventiquattresimo in carriera. Poche ore dopo il trionfo a Tokyo l`annuncio a sorpresa. Tramite i suoi canali social ha comunicato che non volerà a Shanghai per il penultimo Masters 1000 della stagione, in programma dall`1 al 12 ottobre: «Sono molto dispiaciuto di non poter giocare il torneo di Shanghai. Ho avuto qualche problema fisico e, dopo essermi consultato con il mio team, crediamo che la decisione migliore sia quella di riposare e recuperare. Spero di rivedere i miei tifosi cinesi il prossimo anno». Il forfait di Alcaraz apre degli scenari interessanti per quanto riguarda il numero uno del ranking ATP. Non tanto per i 200 punti che lo spagnolo non potrà difendere (lo scorso anno fu sconfitto nei quarti da Machac), bensì per l`opportunità che avrà Jannik Sinner di ricucire il gap. […]

Dubbi Alcaraz: “Devo riposare” (Stefano Semeraro, La Stampa)

Carlos Alcaraz vince, ma non si convince: dopo aver superato Taylor Fritz nella finale del «500» di Tokyo – 6-4 6-4 in un`ora e 33` chiusi da una smorzata irreale – annuncia il forfait dal «1000» di Shanghai che inizia oggi (mentre Musetti dovrebbe esserci). «A Tokyo ho avuto problemi fisici, devo riposarmi», spiega il n. 1 del mondo che così schiverà un possibile nuovo confronto con Jannik Sinner. I due si ritroveranno probabilmente il 15 ottobre a Riad per la superesibizione Six Kings Slam che mette in palio 6 milioni di dollari, quasi uno in più del premio record delle Atp Finals di quest`anno. Neanche Sinner è al meglio: nelle semifinali del «500» di Pechino ha lasciato un set – il secondo in 11 incontri – alla sua vittima preferita Alex De Minaur, chiudendo 6-3 4-6 6-2 in 2 ore e 20` dopo aver superato un inizio di crampi. «E stato un match difficile, molto fisico», dice Jannik, alla sua terza finale consecutiva a Pechino. «I crampi? Ho avuto la diarrea negli ultimi giorni e ho perso un po` di liquidi, ma non sono preoccupato, va tutto bene». Oggi alle 8, nella sua 30` finale in carriera (20 vinte), affronta Learner Tien, 19 anni, americano di origini vietnamite, n. 52 Atp, allenato da Michael Chang, che ha superato per ritiro (5-7 7-5 4-0) un Daniil Medvedev sciupone e polemico oltre che infortunato. Fra i due non ci sono precedenti. […]

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