Laver Cup, Zverev: “Sinner e Alcaraz davanti a tutti. Il calendario è più fitto che mai”
Alla vigilia della Laver Cup, Alexander Zverev si è confermato come una delle voci più autorevoli del Team Europe (e del circuito ATP). Interpellato sul valore del fattore campo nella competizione, il tedesco non ha avuto dubbi: “Sì, penso decisamente che ci sia un vantaggio nel giocare in casa. L’anno scorso a Berlino eravamo sotto per quasi tutta la competizione, ma il pubblico ci ha davvero spinto“. Dopo otto anni, infatti, l’evento è diventato molto amato dal pubblico, e si tifa anche per la squadra, non solo per il singolo. “Quest’anno il tifo sarà per il Team World, ma noi abbiamo una grande squadra e un grande spirito. Dobbiamo alimentarci di quell’energia”.
Un altro tema centrale della conferenza è stato il sovraccarico del calendario ATP, che negli ultimi mesi ha sollevato molte critiche da parte dei giocatori. Zverev ha ribadito una posizione che sostiene da tempo: “Sembra che si giochi sempre di più, il nostro calendario è più fitto che mai. Il tennis merita una vera offseason: una pausa vera dopo la stagione e anche il tempo per allenarsi, che oggi non abbiamo”. E ancora: “Se giochi la Coppa Davis a fine novembre e sei in campo all’United Cup il 27 dicembre, come fai ad avere una pausa e poi una preparazione adeguata per l’Australian Open?“. Insomma, secondo l’atleta tedesco il calendario è troppo denso: si inizia con uno Slam e si finisce con le Finals. “Non puoi permetterti di saltare né l’inizio né la fine“. Una riflessione che ha raccolto l’immediato consenso dei colleghi Rune, Cobolli e Ruud.
Analizzando l’identità della propria squadra in questa edizione, Zverev ha sottolineato la qualità diffusa del gruppo: “Ogni giocatore di questa squadra sa come si vincono tornei importanti. Per me, sedermi in panchina a guardarli è comodo: ho piena fiducia in ognuno di loro“. Il numero 3 del mondo ha poi ricordato le edizioni passate: “Ricordo la prima edizione, quando giocavo con Roger e Rafa. Fu speciale, li avevo idolatrati da bambino. Ma credo che anche questa squadra possa battere chiunque”. A chi gli attribuiva un ruolo da leader, ha risposto con umiltà: “Tutti qui sanno giocare a tennis. Nessuno ha bisogno di un leader. Se qualcuno ha bisogno di un consiglio, io ci sono, ma sono solo felice di essere parte del team”.
Appare quasi impossibile, poi, non parlare della finale dell’ultima edizione del Roland Garros, persa in cinque set da Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz. Un match che in molti hanno definito “storico”: “È stata una partita come non se ne sono mai viste prima, per la velocità e per il modo in cui si è giocato“. Zverev ha spiegato: “Abbiamo avuto grandi match con Roger, Rafa, Novak, ma questa finale è stata diversa. Carlos e Jannik sono davanti a tutti, adesso. Tocca a noi – parlo per tutti gli altri – provare a raggiungerli. Quest’anno nessuno ci è riuscito. Dal mio punto di vista, spero che l’anno prossimo andrà meglio”.
Zverev si conferma così una figura centrale non solo in campo, ma anche nel dibattito che circonda il tennis moderno. Tra esperienza, leadership silenziosa e chiarezza di pensiero, il tedesco ha delineato con precisione le sfide della Laver Cup e quelle di un tour sempre più esigente. Con la consueta franchezza, ha ribadito la necessità di riforme strutturali per tutelare la salute dei giocatori, senza però rinunciare alla voglia di competere e di vincere, a partire da questo weekend a San Francisco.