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US Open, Osaka: “È stato difficile tornare a giocare i Challenger, ma sono stata disposta ad accettare la fatica”

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Naomi Osaka non è più in corsa per il titolo dello US Open. La due volte campionessa a New York si è arresa in tre set, a seguito di quasi tre ore di gioco, alla potenza della tennista di casa Amanda Anisimova, vittoriosa per la terza volta su tre contro di lei e sempre a livello Slam. Dopo le sconfitte patite all’Australian Open 2022 e al Roland Garros dello stesso anno, la 27enne nipponica si è di nuovo arrestata dinanzi alla rimonta della finalista dell’ultima edizione di Wimbledon, non riuscendo così a portare avanti la statistica che l’aveva sempre vista campionessa negli Slam ogni qualvolta lei raggiungesse i quarti (4 titoli su 4 in passato quando si era issata sino al turno dei migliori otto in un Major).

Ciononostante, grazie alla finale nel WTA 1000 di Montreal e alla semifinale newyorchese, Osaka termina il suo swing americano da numero 14 al mondo. Un mese fa, a inizio agosto, galleggiava intorno alla cinquantesima posizione della classifica. Ora però, come ha detto lei stessa in conferenza stampa dopo la sconfitta contro la statunitense, il livello di fiducia è ben diverso e spera la possa portare ancora più in alto entro la fine della stagione. Qui sotto, un estratto delle sue dichiarazioni ai giornalisti.

D: Come stai processando la partita da quando sei uscita dal campo?
Naomi Osaka: “E’ molto strano, ma non mi sento triste. O forse poi così strano non è, dato che sento di aver fatto il meglio che potevo. Sinceramente, questo mi ispira, perché mi fa solo venir voglia di tornare ad allenarmi per provare a migliorare. E quindi riprovarci ancora e vedere cosa succede. Comunque, non penso di dover essere arrabbiata con me stessa.

D: È difficile giocare contro una che ha il tennis abbastanza simile al tuo, in termini di palla da colpire? O magari giocandoci pensi che proprio non siate simili?
Naomi Osaka: “Sinceramente, ho pensato che lei sia l’opposto di me. Questo perché credo di non cercare di giocare potente. Quando gioco guardo la mia avversaria e forse il ritmo viene fuori successivamente più sostenuto. Ma qualche volta cercavo di bloccare la sua palla. Dipende dalla velocità a cui mi arriva. Contro ogni avversaria gioco in maniera un po’ differente. Ho capito che contro di lei devo essere aggressiva, perché se le dessi una palla più morbida sicuramente la distruggerebbe”.

D: Giocando così bene nelle ultime settimane, senti che c’è ancora del lavoro da fare, che quindi non sei ancora arrivata al punto dove vorresti, oppure pensi di essere già pronta a vincere in Australia e poi altri di questi tornei?
Naomi Osaka: Non ho mai giocato un torneo pensando che avrei perso al primo turno. Se vado a un torneo ci vado per vincerlo. Quindi, direi che spingermi lontana allo US Open è un grande boost di fiducia e la stagione non è ancora finita. Sono arrivata un po’ più distante di quanto mi pensassi. Volevo solamente essere testa di serie negli Slam. Ora non so che classifica avrò (14 dal prossimo lunedì, ndr), ma penso di star salendo. Ovviamente voglio fare bene in Australia. Gioco sempre bene là. Però ora il mio obiettivo è riuscire a ottenere buoni risultati nello swing asiatico e chiudere al meglio la stagione”.

Dichiarazioni ai reporter giapponesi

Naomi Osaka: “Penso che tutto sia un processo. Ovviamente questo è il secondo torneo con Tomasz (Wiktorowski, suo nuovo coach, ndr). Devo prendere questo in considerazione. Devo capire dove sia il mio livello ora, cosa sia riuscita a ottenere lo scorso anno e mettere tutto in prospettiva. Mi sento quindi di aver fatto molto bene questa stagione. Mi piace crescere anno dopo anno. Anche prima di giocare questo torneo avevo già superato le mie aspettative. Stavo giusto pensando che il mio anno peggiore, in retrospettiva, potrebbe essere la miglior annata di qualcun’altra. Devo quindi cercare dei modi per ingannare la mia mente così da pensare positivo.

Sento comunque di star invecchiando: ho un po’ di dolori. Ma sarebbe strano arrivare a questo punto del torneo e non sentire nulla. Lo considero quindi come il prezzo da pagare per giocare un tennis di alto livello. Credo che quello sul quale io abbia lavorato di più sia probabilmente la mentalità. È stato molto difficile per me superare l’ostacolo l’anno scorso e all’inizio di quest’anno rimanendo umile e accettando anche di giocare Challenger (ha vinto il 125 di Saint-Malo, ndr). È stata un po’ tosta per me. Però so di amare lo sport e che voglio giocare partite. E voglio riuscirci sull’Arthur Ashe Stadium e fare tutto il possibile per arrivarci. Penso quindi che essere disposta ad accettare la fatica sia qualcosa su cui abbia lavorato molto”.

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