Wimbledon, la preview di Sinner-Shelton: il gomito di Jannik e la responsabilità di Ben. Cosa peserà di più?
L’attesa sta per finire: intorno alle 16, già dopo i primi punti, si potrà capire in che condizioni è il gomito destro di Jannik Sinner. Il suo coach, Darren Cahill, ha usato parole rassicuranti. Indubbiamente un segno positivo, così come il fatto che l’azzurro si sia allenato (anche se solamente per una mezz’ora scarsa), ma non è sufficiente per poter dichiarare l’allarme rientrato. La prima vera prova sarà quando Jannik si troverà a dover rispondere di dritto a una prima di servizio ben oltre i 200 km/h del suo avversario odierno, quel Ben Shelton che sa di avere di fronte un’occasione più unica che rara per tornare a battere Sinner dopo cinque sconfitte consecutive.
Il gomito di Sinner e il possibile effetto boomerang per Shelton
Questa consapevolezza, tuttavia, non è da considerarsi per forza come un vantaggio, anzi. Per due motivi. L’americano è, come si usa dire oggi, un “chill guy”, ovvero un ragazzo che affronta i tornei con leggerezza e che spesso dà priorità a un certo modo di fare show in campo piuttosto che alla ricerca della massima efficacia. Questione di carattere, ma anche di tennis: il suo gioco è fatto così e, se in alcuni momenti delle partite mettesse da parte l’istinto per lasciare spazio a qualche ragionamento tattico, rischierebbe di ottenere un effetto contrario a quello sperato.
Il pensiero di avere di fronte un Sinner a mezzo servizio potrebbe quindi appesantirlo di una responsabilità (ossia quella di dover battere il numero 1 del mondo in un quarto di finale a Wimbledon) che, nella sua giovane carriera, Shelton non ha ancora dimostrato di saper affrontare. Inoltre – e qui veniamo al secondo motivo – questo pensiero potrebbe incidere anche a livello tattico, compromettendo quella libertà di azione che è la cifra del tennis dell’americano e forse anche l’arma migliore per provare a destabilizzare Sinner (come dimostrato ad esempio da Bublik ad Halle).
Non sarebbe certo sorprendente se, soprattutto nel corso del primo parziale, vedessimo Shelton insistere sul dritto di Jannik, ma se il gomito del numero 1 del mondo dovesse resistere, questa scelta si trasformerebbe in un boomerang per Ben. Sinner si troverebbe infatti nella posizione ideale per poter impostare lo scambio sulla diagonale che incrocia il rovescio di Shelton, insistendo sul punto debole dell’americano proprio come fatto egregiamente da Sonego nel primo set dell’ottavo di finale poi perso in quattro. Ma soprattutto, se l’americano dovesse accorgersi che il dritto di Sinner funziona, a quel punto la necessità di cercare una soluzione alternativa a un piano gara semplice e proprio per questo nelle sue corde potrebbe mandarlo definitivamente in confusione.
E chissà che questi ragionamenti non siano stati fatti anche nel clan di Jannik portando Cahill ad ammettere candidamente che nel match con Dimitrov il problema al gomito ha fatto perdere 10 km/h al dritto di Sinner. È stato indubbiamente così ma il coach australiano avrebbe anche potuto omettere questa informazione. Che si sia trattato forse di un’esca? Lo scopriremo… di certo un po’ di pretattica è stata già fatta in casa Sinner.
Gomito permettendo… le altre chiavi tattiche del match
Tra le altre possibili chiavi del match sicuramente l’utilizzo del rovescio lungolinea da parte del giocatore italiano: un colpo che, come ha insegnato Djokovic nella sua rivalità con Nadal, può essere decisivo per affrontare un avversario mancino che ha nel suo rovescio il fondamentale meno forte.
Per quanto riguarda le percentuali di prime in campo, andando a recuperare le statistiche dei precedenti tra Jannik e Ben si nota come l’azzurro abbia vinto (e perso) a prescindere da questo dato. Si passa infatti dal 57% della vittoria in semifinale a Melbourne di quest’anno al 73% dell’unica sconfitta a Shanghai nel 2023. Ciò che invece può fare davvero la differenza è il rapporto tra vincenti e gratuiti dell’americano che nella sfida dello scorso anno a Wimbledon, a cui Shelton arrivò dopo tre maratone al quinto, fu decisamente negativo (-10). In quella partita Ben mise in campo il 72% di prime e subì quattro break. Stare sotto il 70%, come successogli nel match contro Sonego, potrebbe quindi essergli a maggior ragione fatale. D’altra parte è difficile che possa migliorare il dato dello scorso anno visto che in questo torneo non è mai andato oltre il 74%.
La posta in palio
Per Shelton si tratta della quarta presenza in un quarto di finale Slam. Il suo bilancio è fin qui positivo visto che quando è arrivato a questo punto si è fermato solo contro Tommy Paul all’Australian Open del 2023. Ha vinto, invece, contro Tiafoe a New York nella stessa stagione e poi contro Sonego di nuovo a Melbourne quest’anno. L’americano va quindi a caccia della sua terza semifinale Slam per coltivare il sogno della prima finale in un Major. In caso di vittoria, Ben scalerebbe altre due posizioni nel ranking: partito da numero 10 e adesso virtualmente 9, scavalcherebbe Rune e Musetti posizionandosi subito dietro Djokovic al settimo posto.
Anche il bilancio di Sinner nei quarti di finale Slam è positivo, e decisamente più corposo: 6-5. Tra le cinque sconfitte ce ne sono due proprio a Wimbledon: contro Djokovic nel 2022 e contro Medvedev lo scorso anno. Jannik punta quindi alla settima semifinale in un Major e alla seconda ai Championships, dove ancora nessun italiano è mai tornato tra gli ultimi quattro dopo la prima volta.
I sei precedenti
- Shanghai 2023: Shelton b. Sinner 2-6 6-3 7-6 (5)
- Vienna 2023: Sinner b. Shelton 7-6 (2) 7-5
- Indian Wells 2024: Sinner b. Shelton 7-6 (4) 6-1
- Wimbledon 2024: Sinner b. Shelton 6-2 6-4 7-6 (9)
- Shanghai 2024: Sinner b. Shelton 6-4 7-6 (1)
- Australian Open 2025: Sinner b. Shelton 7-6 (2) 6-2 6-2