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Wimbledon – Il mistero del gomito di Sinner. Come sta? Gioca o no?

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Si sfoglia la margherita. Gioca, non gioca? Dopo che ieri mattina la margherita da sfogliare era un’altra ed era tutto un “si allena o non si allena?”. Finchè alle 11 ecco la buona novella (o almeno tale la si credeva): “Sì sì, si allena alle 16 sul campo pratica n.1”. Sospiro di sollievo generale della colleganza: “Se si può allenare, tanto male non sta”.

Ah, dimenticavo, il soggetto era Jannik Sinner. E lo era anche quando, impossessatomi di un pass valido 40 minuti per i campi di allenamenti di Aorangi Park con un’altra dozzina di scrupolosi colleghi, giornalisti della carta stampata e del web, ma anche e financo di SKY e della FITP, mi sono fatto quasi un chilometro sotto il sole oltre la Murray Mountain (un tempo Henman Hill, chissà se diventerà mai la Raducanu Hill o la Draper Hill) per raggiungere il fantomatico campo n.1 degli allenamenti.

Un viaggio della speranza, arrancando non poco perché c’era da fendere la folla di migliaia di persone perchè proprio poco prima dell’ora canonica delle 16 si era concluso sul court one il match vinto in quattro set  da Fritz su Khachanov (63 64 16 76, sette punti a quattro) mentre quasi in contemporanea era finito anche sul centre court il quarto di finale di Aryna Sabalenka che aveva impiegato 3 set (46 62 64) per liberarsi della veterana Siegemund dimostrandosi ancora una volta l’A.D. dell’ufficio complicazioni affari semplici: se non si complica la vita da sola la ragazzona bielorussa non si diverte. Inoltre poiché poco dopo Cameron Norrie, the Last Brit, sarebbe sceso in campo sul centre court per sfidare Carlos Alcaraz, migliaia di persone si sono rovesciate sulla Murray Mountain per seguirlo sul mega schermo e applaudirlo, incoraggiarlo, come se lui potesse sentirli. Insomma tanta fatica per niente, o “Much Ado About Nothing”, come avrebbe scritto Shakespeare – in italiano è diventato “Tanto rumore per nulla” – perché arrivati là ad Aorangi Park  dopo la faticosa conquista del “40 minutes pass”  si è scoperto che “Mr.Sinner had cancelled his practise session”. Allenameno cancellato all’ultimo momento.

Perché? Boh! Il tennis sta diventando, perfino nel tempio di Wimbledon, sempre più pop. Come il calcio c’è la pretattica, i team non ti dicono come sta il giocatore, su come è andata la risonanza magnetica. Su ogni cosa, anche la più insignificante, si ama stendere una fitta coltre di mistero. Poiché Sinner dovrebbe giocare secondo match (dopo Swiatek-Samsonova) sul campo n.1 contro Ben Shelton, mentre a Flavio Cobolli dopo tanti campi laterali è stato riservato il grande onore del campo centrale… (certamente grazie al sette volte campione di Wimbledon Novak Djokovic), a indagare sulla condizione del gomito di Sinner erano sguinzagliati anche gli americani del network ESPN e uno di loro mi ha detto che Sinner, onde sfuggire alle torme di giornalisti italiani, si sarebbe allenato in incognita in un qualche campo indoor. Allora il nostro Carlo Galati è andato a informarsi ai campi indoor di Somerset Road, alle spalle dell’All England Club. Strada parallela, ma dall’altra parte del club rispetto a Church Road dove si affacciano i Doherty Gates, e ha appurato che in effetti Sinner si era allenato per 20-30 minuti proprio lì, dopo essersi fatto una risonanza magnetica al mattino. “Non è emerso niente di grave -ha detto Cahill – scenderà regolarmente in campo…”. Forse il mini-palleggio è stato condotto sul campo coperto sia per spiazzare la stampa, sia perché su un campo coperto l’impatto della palla è ancora più forte e se il gomito fa male, lì il dolore lo si avverte ancora di più. Insomma Jannik aveva tentato di prenderci tutti in contropiede. Lasciatemi dire che sarebbe meglio che i suoi contropiede destabilizzasero  Shelton più che noi. Lo scorso anno proprio qui Sinner battè Shelton e fu un 3 set a zero. Cui sono seguite altre due, a Shanghai – dove nel 2023 aveva perso la prima e unica volta – e all’Australian Open di quest’anno quando lo ha battuto per la quinta volta consecutiva e senza mai più perderci un set.

Oggi io temo fortemente che possa bastare un set perso, o peggio due, perchè si sparga un’onda di pessimismo sulle chance di Jannik di superare per la sesta volta di fila Shelton e, successivamente, di vendicare Parigi e di vincere il quarto Slam a spese di Alcaraz che, nel frattempo, ha dato una severa quanto prevedibile lezione a Cameron Norrie. Come è spesso accaduto a Carlos lui tentenna un po’ nei primi turni, ma cammin facendo gioca sempre meglio. Alcaraz dovrà affrontare Fritz in semifinale, dopo che l’americano ha battuto in 4 set Khachanov. C’è stato un black-out dell’Hawk-Eye, come nel match della Pavlyuchenkova l’altro giorno con la Kartal, ma era un punto poco importante e nessuno se l’è presa anche se si è dovuto rigiocare il punto. Fritz ha detto: “Fosse successo nel tiebreak sarebbe stato diverso…ma comunque sempre meglio questo sistema che con i giudici di linea con i quali avresti dovuto protestare e distrarti se le loro chiamate nìon ti avessero convinto”.

Intanto diversi giornalisti inglesi (da Stuart Fraser del Times, Ian Chadband che scrive l’articolo di presentazione del programma che viene distribuito quotidianamente), un po’ di americani che volevano sapere se il loro Shelton avrebbe avuto un bel “free” lasciapassare per le semifinali, i francesi dell’Equipe…tutti venivano a chiederci se avevamo alcuna “inside information” sullo status di Sinner, restando delusi perché non eravamo in grado di dargliele. L’idea è che, salvo comunicazioni negative nella mattinata odierna, Jannik avrebbe provato a giocare e avrebbe visto l’andazzo prima di prendere una decisione.

Darren Cahill ha detto ai colleghi di ESPN: “Siamo andati in una struttura al coperto e gli abbiamo passato la palla per 20-30 minuti, giusto per fargliela sentire. Starà bene, è stato bello tornare a giocare. È impossibile, per lui, prendersi un giorno di riposo…”.

Oggi Sinner dovrebbe giocare attorno alle 16,30 sul Court 1: Nessuno può sapere in quale stato psicofisico. Dicono che abbia preso tre pasticche di antidolorifici e sia andato a letto facendo impacchi di ghiaccio sul gomito offeso. “Il problema al gomito gli ha fatto perdere circa 10 km/h di velocità sul dritto” ha detto Cahill riferendosi al match in salita con Dimitrov.

Nel frattempo la mia visita a Aorangi Park non era stata del tutto inutile perché lì ho incontrato papà Cobolli, Stefano, e anche il grande amico di Flavio, Edoardo Bove, calciatore della Roma, dopo pochi brillanti mesi nella mia Fiorentina. Bove non ha idea di che destino avrà, se potrà rigiocare quando e dove dopo il problema cardiaco accusato quando svenne al Franchi di Firenze mentre giocava (il 2 dicembre) contro l’Inter. Intanto il prestito viola si è consumato e lui è tornato ad essere della squadra del cuore, di lui e di Flavio, la “magica” Roma. Con lui in campo la Fiorentina aveva vinto 8 partite di fila. Tante perchè il popolo viola lo adorasse e gli si affezionasse.

Coach Cobolli era sereno, dopo averci raccontato che anni fa – quando Flavio aveva 17 anni ad un torneo ITF di Antalya – nel vedere che Flavio non si era impegnato fino in fondo e aveva “mollato” il match che stava giocando, aveva preso un aereo la sera stessa e se ne era andato “perché alla mia scuola tennis, con Santopadre e altri, c’era bisogno di me se con Flavio la mia presenza era inutile”. Era stato un bell’esempio. “Da quel giorno in poi Flavio non avrebbe più “sciolto” un match, come si dice in gergo” racconta Stefano Cobolli.

Quando gli faccio presente -un po’ provocatoriamente per suscitarne una qualche reazione, riguardo alle 7 sconfitte consecutive d’inizio anno – che se se anziché essere allenato da suo padre Flavio avesse avuto un coach qualsiasi magari lo avrebbe licenziato, Stefano dice: “Nel momento in cui non si fidasse di me o non si trovasse più bene, Flavio potrebbe tranquillamente scegliersi qualcun altro…e comunque a fine anno si era fatto male, non aveva potuto fare la giusta preparazione e allenarsi seriamente a dicembre e poi era venuto in Australia dove c’erano tornei duri e aveva perso da gente forte da cui avrebbe potuto perdere tranquillamente anche se fosse stato al 100%…” E cita Hurkacz a Rotterdam, Shelton a Acapulco…però fra quei sette (Etcheverry, de Jong, C.Smith, Tirante) ci sono anche nomi un po’ meno forti…

Ora c’è Djokovic, un mito, uno che ha vinto 7 volte Wimbledon e che avrà anche tutto quel tifo a favore che non aveva quando giocava contro Federer o Nadal. E che ha vinto nettamente il solo precedente, 6-1 6-2 al 1000 di Shanghai nel 2024.

“Flavio non avrà nulla da perdere. All’inizio sarà un po’ prevedibilmente emozionato per scendere su quello che è il campo più leggendario fra tutti, ma poi vedrete che si abituerà e giocherà senza complessi”.

Il meteo potrebbe avere la sua importanza. Tanto sole e un bel caldo, se il match andasse per le lunghe, potrebbe favorire Cobolli. Per quanto mi riguarda l’unica vera seccatura è che i due match, Sinner e Shelton sul campo n.1 e Cobolli-Djokovic sul centre court, per parecchie fasi si giocheranno contemporaneamente e quindi si dovrà scegliere se vedere l’uno o l’altro, salvo piazzarsi in sala stampa per vedere in tv entrambi gli incontri. Una cosa che aborro.

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