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Da Bastad a Bastad, Martina Trevisan un anno dopo: dal titolo al rientro in campo

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La sindrome di Haglund è una condizione dolorosa che colpisce il tendine d’Achille. Il coraggio, come il condottiero della mitologia ellenica, non è il punto debole della protagonista di questa rinascita e certamente non le fa difetto. Martina Trevisan è tornata in campo dopo l’operazione al piede destro che l’aveva tenuta ai box per otto mesi e neanche sfregando la lampada di Aladino avrebbe potuto chiedere di meglio: vittoria in rimonta. In un’intervista esclusiva a Ubitennis l’azzurra aveva dichiarato quanto fosse accattivante dedicarsi al commento tecnico per SuperTennis: ma quella con il microfono è una scappatella, il vero amore è la racchetta. 248 giorni dopo l’ultima volta, la fiorentina torna ad imbracciarla battendo l’australiana Astra Sharma 2-6 7-6(6) 6-3 al termine di un ribaltone clamoroso in un torneo per niente casuale: Bastad.

Le narrazioni delle carriere delle atlete sembrano talvolta stucchevoli nel disperato tentativo di trovare degli incastri, delle combinazioni, degli intrecci ma in questo caso sono servite in modo fin troppo accomodante. Pezzali sia clemente, ma è il caso di dirlo: stessa storia, stesso posto, stesso avversario, stesso turno. Esattamente un anno fa, ancora al torneo di Bastad, Martina Trevisan si trovava di fronte ancora Astra Sharma all’esordio in Svezia. Risultato? La toscana parte in svantaggio, sembra spacciata salvo poi risalire la china fino alla vittoria. Quest’anno, con la via crucis affrontata da Martina, il match ha assunto contorni ancora più epici. Sotto 1-0 e con tre palle da evitare per il 4-0, l’ex top-20 si esibisce in un’altra rimonta che neanche il più folle dei bookmakers avrebbe pensato solo di quotare.

Bulgaru, Parry, Chirico, Li furono i successivi ostacoli superati da Trevisan per accaparrarsi il primo WTA 125 della carriera. Il successo in Svezia sarebbe dovuto essere il trampolino di lancio per riscattare sul finale un’annata, quella del 2024, avara di soddisfazioni. Sarebbe ma non lo è stata, o non a titolo personale. Eccezion fatta per la vittoria in Billie Jean King Cup, senza scendere in campo, il ruolino di marcia della nativa di Firenze recita solo 7 vittorie in 19 match disputati senza mai vincere più di due partite di fila. L’ultima, la sconfitta contro Rebecca Sramkova al WTA di Jiujiang in Cina prima di prendere la dolorosa, ma necessaria, decisione di fermarsi e andare sotto i ferri.

Otto mesi di stop e l’amarezza più grande è aver saltato il Roland Garros, quella terra rossa che solo tre anni fa le aveva regalato l’acuto più rumoroso della sua carriera, con la semifinale persa contro Coco Gauff. Tornare a quei livelli sembra un punto interrogativo gigantesco, con la bussola di Trevisan che la porta di nuovo a cercare rifugio in quel di Bastad, così come fece Nadal agli sgoccioli, un altro che ne sa qualcosa di Slam parigini. Pleonastico sottolinearlo, ma se è vero che Martina non è Rafa, è altresì vero che la carta di identità dell’ex numero 18 al mondo recita quel 1993 che le metterebbe a disposizione ancora alcuni anni dove giocarsi le proprie carte. Bentornata Martina!

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