Wimbledon, Shelton: “Comincia a essere normale per me arrivare in fondo negli Slam”
Ben Shelton si è imposto con autorità su Marton Fucsovics, firmando un netto 6-3 7-6(4) 6-2 e volando agli ottavi di Wimbledon. Con un servizio potente e dei rovesci taglienti, l’americano ha dettato i ritmi della gara e ha spento sul nascere ogni tentativo di rimonta. Quella ottenuta contro il tennista ungherese, infatti, è stata una vittoria che conferma la crescita esponenziale dell’atleta statunitense e la sua solidità nei grandi palcoscenici. Sì, insomma, con tre ottavi Slam nel 2025 (e l’ingresso in Top 10), Shelton è oramai ben più di una promessa. Detto questo, sull’erba della kermesse britannica il nativo di Atlanta ha parlato con il gioco, poi è toccato alle parole. Di seguito, le dichiarazioni rilasciate nel corso della conferenza stampa post-gara da uno dei volti più brillanti del tennis USA.
D. Quando sei così carico in campo, come fai a calmarti? Succede automaticamente appena esci dal campo o ci vogliono ore? Cosa succede dopo una vittoria come questa, con 15.000 persone che urlano per te?
Ben Shelton: “Non lo so. Immagino sia la solita routine. Salgo sulla cyclette per 10 minuti, faccio un po’ di stretching. Poi il fisioterapista. Vado a farmi una doccia. Vengo a parlare con voi. Torno a casa e mangio. A quel punto sono un po’ più tranquillo e pronto ad avvicinarmi all’ora di andare a dormire. Ma sì, non è mai facile giocare le partite di fine programma. Ovviamente qui non si finisce mai troppo tardi. Ma in altri Slam può essere molto più difficile, si può finire di giocare anche alle due di notte“
D. Hai seguito un percorso un po’ diverso quest’anno rispetto all’anno scorso. Quanto conta aver giocato solo 9 set invece di 15? Questo influisce sul modo in cui affronti la seconda settimana?
Ben Shelton: “Sì, è importantissimo, non solo dal punto di vista fisico ma anche mentale. Lo stress mentale è molto più basso. La gioia dopo una vittoria in cinque set è altissima perché sembra qualcosa di enorme, oppure quando si arriva a un tie-break a 10 punti c’è tanta tensione. Ovviamente ogni vittoria in uno Slam è importante. Ma si può essere un po’ più tranquilli.
Io non sono una persona molto tranquilla. Ma una vittoria in tre set è più netta. Quindi sì, arrivare alla seconda settimana di uno Slam con meno set sulle gambe è davvero un vantaggio enorme“
D. Volevo chiederti del tuo slice di rovescio. Qui è davvero efficace. Qual è l’origine di quel colpo? Da piccolo lo usavi molto o l’hai sviluppato col tempo?
Ben Shelton: “Da piccolo lo usavo molto perché il mio rovescio era terribile, quindi… era un modo per evitare di colpire col rovescio. Correvo attorno alla palla per colpire il dritto, o facevo lo slice. Ora sto imparando a usarlo come colpo offensivo, a giocarlo corto a volte, per portare avanti l’avversario. Soprattutto su questa superficie, è difficile muoversi rapidamente in avanti.
È un colpo che può cambiare il ritmo. Molti giocatori, anche se giochi con tanto topspin, riescono comunque a rispondere bene. Hanno ottimi fondamentali contro la palla carica. Il mio rovescio è un po’ più piatto, resta basso. Se l’altro riesce a gestirlo bene, cerco di variare, di muovere la palla. Ho smesso di usarlo troppo quando sono in difesa in movimento, perché gli avversari riescono ad andare a rete e chiudere con una volée facile. Ho lavorato molto sul rovescio, cercando di allungarmi e riuscire a colpire comunque a due mani. È un colpo importante che mi permette di rubare qualche punto anche quando l’altro è in controllo, e ribaltare la situazione“
D. Come cambiano le tue sensazioni, rispetto agli esordi, ora che sei a questo punto di uno Slam?
Ben Shelton: “Sì, direi che comincia a essere più normale per me arrivare in fondo negli Slam. Mi sento più sicuro di poter arrivare alla seconda settimana e fare un bel percorso, perché ormai ci sono abituato. Sono i tornei in cui gioco meglio, è il formato che preferisco. Ma è bello arrivare a questo punto e, come dicevi tu, viverlo in modo più professionale. Sono arrivato al quarto turno, ma non è che mi senta “arrivato”. È solo un altro passo, si guarda avanti, al turno successivo. Aumentare la propria capacità di lavoro, di resistere fisicamente e mentalmente per sette partite in uno Slam, quello è l’obiettivo finale. Ed è a quello che sto lavorando: arrivare a quei grandi momenti, nelle fasi finali degli Slam, e giocare il mio miglior tennis“
D. Quanto ti soddisfa questa costanza nel raggiungere questi risultati in più Slam?
Ben Shelton: “Non sottovaluto affatto questo traguardo. So che è difficile giocare partite al meglio dei cinque set, sia mentalmente che fisicamente. Fare tante buone prestazioni è davvero bello. Per me la vera sfida sarà riuscire a farlo anche nei Masters 1000, nei tornei più piccoli, nei 500 e nei 250, dove il formato è più corto e io finora ho avuto meno successo. Come posso replicare lì quello che faccio qui? È un grande obiettivo per me, oltre a continuare quello che sto facendo nei Major“
D. Sei noto per la tua potenza, ma hai anche una grande comprensione del gioco. Negli anni, parlando con altri giocatori, chi ti ha colpito di più per intelligenza tennistica?
Ben Shelton: “Bella domanda. Ce ne sono tanti. Ognuno è brillante a modo suo. Taylor Fritz ha una grande intelligenza tennistica. Sa cosa deve fare per vincere. È molto obiettivo. Sa subito perché ha perso una partita. Lo si vede anche mentre gioca: parla con il suo angolo, modifica dei dettagli. Non riceve coaching, ma spiega cosa sta succedendo. Ha una grande visione. Anche Frances Tiafoe ha una mente tennistica notevole. Quando è in forma, prende decisioni al volo in modo incredibile. È rapidissimo di testa. Può sembrare uno che scherza sempre, ma è molto lucido. Forse sono di parte, sono due americani. Se dovessi citarne un altro? Ho parlato un po’ con Roger (Federer, ndr.) del gioco. Quello che mi ha colpito è quanto fosse semplice nel modo in cui vedeva le cose. Guardava tanto tennis, di ogni livello. Mi hanno colpito due cose in particolar modo: la prima, Il suo amore per il gioco, il fatto che lo seguisse sempre. Due, il modo in cui riusciva a semplificare tutto, senza complicarsi inutilmente. L’ho trovato impressionante“
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