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Modella per diletto e necessità, tennista per vocazione: chi è Carson Branstine, la canadese che sfida Sabalenka al primo turno di Wimbledon

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Carson Branstine, 24 anni e numero 197 WTA, nata in California e rappresentante del Canada dal 2017 (paese della madre), negli ultimi tempi ha conquistato i riflettori. Oltre a essere una modella riconosciuta, con al suo fianco agenzie prestigiose come Wilhelmina e Neal Hamil, è anche una tennista professionista dotata di un braccio potente e un servizio incisivo. Grazie a questo doppio impegno, ha potuto autofinanziare la sua carriera tennistica, coprendo spese di allenamento e viaggio senza gravare sui genitori — un mix di concretezza e ambizione molto attuale nel tennis moderno.

«Adoro stare davanti alla macchina fotografica durante uno shooting. È divertente, amo la moda. È stato uno dei motivi per cui sono riuscita a pagarmi alcuni viaggi. Non volevo chiedere nulla ai miei genitori — volevo che tutto venisse da me e dal mio tennis», ha raccontato a CLAY.

Sul prato di Wimbledon, Branstine ha compiuto un grande exploit: ha eliminato Lois Boisson, la rivelazione del Roland Garros salita fino alla semifinale. Con un punteggio di 6–2, 6–7(1), 6–4, ha davvero fatto parlare di sé, acquietando la “sensazione del torneo parigino”.

Poi, dopo aver eliminato la connazionale e amica Bianca Andreescu, nell’ultimo turno di qualificazione ha superato la cipriota Raluca Șerban, conquistando per la prima volta un posto nel tabellone principale di un Major. Un momento di svolta che testimonia la sua capacità di adattarsi a una delle superfici più sfidanti. Ma il bello arriva ora: al primo turno del main draw, Branstine se la vedrà con Aryna Sabalenka, una delle top player del circuito. L’attrazione è forte: due tenniste entrambe con un aspetto fisico imponente e uno stile aggressivo. Da una parte la newcomer che ha appena eliminato la protagonista della semifinale parigina, dall’altra la potenza consolidata di Sabalenka con il suo servizio micidiale.

Dietro al “sorriso perfetto” si nasconde una storia di resilienza: Carson ha affrontato una lunga serie di infortuni che hanno rallentato la sua ascesa per oltre cinque anni, subendo ben quattro interventi chirurgici all’anca e a entrambe le ginocchia. Eppure, con uno spirito tenace, è riuscita a “trovare la formula segreta per il proprio corpo”: allenamenti con i pesi, agilità affinata, velocità sfruttata al massimo in campo. Ha trasformato la sua statura in un punto di forza, non in un limite. Anche al torneo di ’s-Hertogenbosch, la scorsa settimana, ha mostrato segnali incoraggianti: partita dalle qualificazioni, ha raggiunto gli ottavi di finale e battuto la numero 18 del mondo Liudmila Samsonova. «Non tutti conoscono la mia storia, ma ho attraversato momenti infernali. Sono stata infortunata per gran parte della mia carriera. Ho fatto tutto da sola, non avevo nemmeno un coach che viaggiasse con me fino alla settimana scorsa», ha raccontato con sincerità durante l’intervista post match di qualificazioni a Wimbledon. Difatti la sua intenzione era addirittura quella di smettere, Branstine aveva promesso a sé stessa che, se non fosse riuscita a qualificarsi per il Roland Garros quest’anno, avrebbe detto addio al tennis. E invece, meno di due mesi dopo, eccola nel tabellone principale del terzo Slam stagionale. Ci arriva con la sicurezza di una donna che ha attraversato le avversità, si è costruita da sola e ha uno sguardo ormai disincantato: «la professione di modello e il tennis sono stranamente simili: spesso sei un oggetto e a volte le persone dimenticano che sei anche una persona».

Ad ogni modo non finisce qui: la ragazza della West Coast ha una laurea in Society, Ethics and Law, con specializzazioni in filosofia e sports management, ha svolto uno stage in diritto di famiglia e si sta preparando per l’esame da avvocato. Una vita intensa. Il suo sogno? Entrare nella top 100 WTA e, un domani, pensare a una famiglia. Ma oggi, al cospetto di Sabalenka, l’obiettivo è chiaro: «Quando sono passata al professionismo, nel 2023, mi sono presentata a Monastir [in Tunisia] senza basi, senza allenatore, senza muscoli. E lì ho vinto due ITF 15 di fila», racconta, a dimostrazione del fatto che, a volte, credere nelle proprie capacità può fare davvero la differenza. E chissà che questa stessa determinazione non possa aiutarla a mettere in difficoltà anche la numero 1 del mondo.

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