La Virtus Tennis Bologna festeggia i suoi primi 100 anni di storia
La Società Educazione Fisica Virtus (SEF) nacque nel 1871, soli dieci anni dopo l’Unità d’Italia e probabilmente Emilio Baumann e gli altri soci fondatori non si immaginavano di porre il primo mattone nell’edificazione di una società che avrebbe informato di sé tutto lo sport cittadino e non solo. Nella sua lunga storia ha avuto sezioni dedicate alla maggior parte delle discipline sportive, dall’atletica leggera alla ginnastica, dalla scherma al basket. Il primo simbolo scelto, che appare ancora nello stemma della società accanto alla più celebre Vu nera, rappresentava le quattro F disposte a croce romana che stavano a significare Forte, Franco, Fermo e Fiero, cioè le quattro virtù che il buon ginnasta doveva possedere. Ma dopo la ginnastica vari altri sport vennero ad affiancarsi, dalla scherma che seguì a ruota, al basket che data al 1927 al tennis che appunto festeggia quest’anno il secolo di storia.
A Bologna ogni volta che parli di Virtus aggiungi inevitabilmente un piccolo tassello ad una storia che è tradizione e spesso bonaria polemica con i cugini della Fortitudo, una storia tutta vissuta in bianco e nero che non solo è il colore di tutte le sezioni della polisportiva ma anche delle mille immagini che vanno a comporre un album fotografico che attraversa i decenni. Ci sembrava interessante tracciare un consuntivo di questo secolo di attività e capire quali siano le prospettive per il futuro. Siamo così andati nella storica sede di via Valeriani a parlare con il Presidente Renato Del Mugnaio. E’ stato di domenica mattina, una domenica che già vibrava per l’attesa finale parigina tra Sinner e Alcaraz. Il Presidente in maglietta e pantaloncini (ovviamente griffati Vu nera) perché l’aspettava una partita del torneo sociale, io invece vestito di tutto punto (sempre nei limiti dei miei standard… aggiungerebbe sorridendo mia moglie). Bevuto un caffè e rapidamente deciso di passare al tu, ci siamo seduti sull’accogliente terrazza della club house, vicini alle ragazze che si stavano scaldando per l’imminente match di B1 contro il Santa Margherita Ligure.
Sei ormai a metà del tuo mandato quadriennale e ti tocca l’onore e l’onere di presiedere alle celebrazioni del centenario. Una cosa importante.
“Sono molto orgoglioso di essere Presidente proprio in questo momento. Io sono nato qua e ho avuto la fortuna di avere dei genitori che praticavano sport e il tennis in particolare. Per me e per tutto il Consiglio Direttivo questo è un grande appuntamento che non solo celebra una storia prestigiosa ma si sostanzia quotidianamente con le continue opere di miglioria che portiamo avanti ogni giorno. Investimenti e duro lavoro sono il nostro segreto per tenere il passo con uno sport che in questi anni è letteralmente esploso”.
Effettivamente il tennis in Italia vive un momento di grande salute. Questo significa che c’è molta più gente che chiede di iscriversi e che vuole giocare?
“Oggi ovviamente si parla molto di effetto Sinner ma penso che il nostro movimento goda di ottima salute da ben prima, se pensiamo ai grandi risultati delle ragazze, da Schiavone alla Pennetta alla Vinci. Poi chiaramente Sinner ha funzionato da catalizzatore, senza ovviamente dimenticare Musetti e tutti gli altri ragazzi che stanno in top 100. Noi, tanto per fare un esempio, abbiamo l’agonistica piena, tutte le scuole tennis piene e almeno 200/300 persone in lista d’attesa perché siamo costretti a mantenere il numero chiuso per poter garantire un servizio di livello ai nostri soci che possono disporre di nove campi in terra, tre in cemento e due attrezzati per il padel. Questo anche grazie all’importante sinergia con Sport Education”.
A Bologna quando dici Virtus parli di una cosa importante.
“Io dico sempre che lo sport in città ha tre pilastri: il Bologna calcio, la Virtus (tennis, basket e tutto il resto) e la Fortitudo (lodevole questo afflato ecumenico, ndr)”.
Il ricordo più intenso di questi 100 anni?
“Sicuramente la grande sfida del 1970 quando Adriano Panatta batté Nicola Pietrangeli nella finale del campionato italiano, certificando il passaggio di consegne e la nascita del tennis moderno. Io non c’ero ovviamente (ride, ndr) ma è stato un evento di cui i soci anziani ancora parlano e di cui si respirano tuttora le sensazioni, come puoi anche vedere dalle foto (e con un gesto indica le gigantografie in bianco/nero che tappezzano i muri della club house, ndr). E sul campo 5, sede di quella storica finale, c’è una targa commemorativa. Qualche anno fa poi abbiamo anche invitato i due grandi ex atleti per celebrare il cinquantenario dell’evento”.
So che per il centenario è stato pubblicato un bellissimo libro.
“Vero, Alberto Bortolotti e Marcello Maccaferri ci hanno regalato questo bellissimo volume che raccoglie storie, aneddoti e un’incredibile galleria di foto”.
Ed è stato anche coniato un nuovo logo che abbandona i tradizionali colori bianco/nero. Reazioni negative?
“Assolutamente no, è piaciuto tantissimo. Anche se va detto che è solo il logo celebrativo per il centenario. Dall’anno prossimo si torna alla tradizione”.
Siete stati a far visita al CT Rimini che festeggia a sua volta il secolo di storia per una doppia sfida tra centenari. Com’è andata?
“È ovvio che non ti dirò mai il risultato (ride, ndr) anche perché in una manifestazione del genere è veramente la cosa meno importante. E’ stata una grande festa e devo ringraziare il Presidente Fantini che ci ha accolti con la tipica ospitalità romagnola. Li aspettiamo a settembre per il match di ritorno, infatti a luglio e agosto in Romagna hanno da fare (ride, ndr)”.
Settembre che vedrà un altro importante appuntamento.
“Sì, la FITP ci ha assegnato l’organizzazione del campionato italiano Under 15. Sarà un momento forte della stagione e un omaggio ai soci per farli sentire importanti e parte integrante di un movimento che riesca a coniugare tradizione ed innovazione”.
A proposito di innovazione, dando uno sguardo al futuro c’è nel vostro vivaio qualche ragazzino di cui sentiremo parlare?
“Beh, nei nostri progetti il settore giovanile è fondamentale. Poi predire il futuro agonistico di un 15enne è come minimo un azzardo. Quel che invece posso dire tranquillamente è che noi stiamo formando persone che possano competere al meglio ma che al contempo riescano a vivere una quotidianità piena di sani valori che poi si porteranno anche nella vita. Comunque le belle sorprese non sono mai escluse, tanto per dire qualche anno fa ospitammo il campionato Under 14 e lo vinse Musetti. Direi che poi non gli è andata male (ride, ndr). Pur rimanendo consapevoli che tra i 14 e i 20 anni c’è un mare in cui è facile perdersi”.
Te lo devo chiedere, come mai in una città ricca e sportivamente importante come Bologna non si riesce ad organizzare un bel torneo professionistico dopo i fasti ATP al Cierrebì (dal 1985 al 1988)?
“Per quanto ci riguarda abbiamo fatto altre scelte che hanno privilegiato il settore giovanile. E organizzare anche solo un ITF è un impegno da 60.000/70.000 euro e francamente non ce lo possiamo permettere anche perché negli ultimi 10 anni siamo stati molto impegnati a recuperare ritardi strutturali che si erano accumulati negli anni. Quindi bravo chi ci riesce come i cugini dei Giardini Margherita (l’anno scorso hanno organizzato un ITF da 15.000$ vinto da Gabriele Piraino), ma noi abbiamo altre priorità. Poi, come suol dirsi, mai dire mai”.
I soci ne sarebbero contenti?
“Non so, certo che sottrarre tante ore ai soci per più di una settimana potrebbe creare qualche malumore”.