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Djokovic riflette: “Non sono mai stato amato quanto Federer e Nadal”

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Roger Federer e Rafael Nadal. Jannik Sinner e Carlos Alcaraz. Due rivalità perfette a livello tennistico e mediatico. Se n’è parlato di recente anche su Ubitennis, lasciando in sospeso con una domanda finale: ci sarà un terzo che si frapporrà tra gli attuali primi due tennisti al mondo? Se sì, chi sarà? Qualche nome può venire in mente, ma ancora non ci sono certezze. Queste ultime però vivono e ardono ancora se si pensa all’ultima era tennistica, quella dei Big… Three. Federer, Nadal e dal 2008, ma con ancora più competitività e fame di risultati dal 2011, Novak Djokovic. Il terzo incomodo.

Quello che si mette in mezzo, quello che ‘non serviva’. Il brutto anatroccolo. E per molti anni questa narrazione è stata portata avanti nel mondo del tennis, complici alcuni reiterati atteggiamenti da antagonista dell’asso di Belgrado, che soprattutto nei primi anni della sua carriera non si è fatto troppo amare dal pubblico. Sono un uomo con molti difetti, certo”, ha affermato il 38enne serbo in un’intervista rilasciata a Failure of Champions. “Ciononostante, ho sempre cercato di vivere con cuore e buone intenzioni e, in definitiva, di essere me stesso”.

Nei primi anni, però, il suo essere sé stesso lo ha portato a incontrare l’astio dei tifosi, già contenti di vivere la rivalità tra lo svizzero e lo spagnolo. Ma i piani di ‘Nole’ erano e sono sempre stati ambiziosi, anche se in controtendenza con la volontà del grande pubblico. Mi comportavo in modo arrogante e mi sentivo un figlio indesiderato. Mi chiedevo perché. Mi faceva male. Poi ho pensato che i tifosi mi avrebbero accettato se mi fossi comportato diversamente. Ma non è stato così. Non sono mai stato amato quanto Federer e Nadal perché non avrei dovuto essere lì. Ero il più piccolo, il terzo che arrivava e diceva: ‘Diventerò il numero uno’. A molti non piaceva.

E alla fine, il terzo arrivato ha finito per chiudere in pole position. Nonostante la carriera di Djokovic non sia ancora giunta al termine, anche se il saluto e le sue parole al Roland Garros dopo la semifinale persa in tre set contro Jannik Sinner hanno fatto intendere che la fine non è poi così lontana (ha pur sempre 38 anni), il tennista più titolato della storia, a conti fatti, è lui. Spinto dalla fame di avere il proprio nome su tutti i record, l’asso di Belgrado li ha strappati quasi tutti uno alla volta, ma sempre portando rispetto verso l’avversario dal lato opposto della rete. Che fosse Federer, Nadal o altri. Solo perché qualcuno è il mio più grande rivale non significa che gli auguri del male, che lo odi o che voglia fare qualsiasi altra cosa in campo per sconfiggerlo. Abbiamo lottato per la vittoria e ha vinto il giocatore migliore. Ho sempre rispettato sia Nadal che Federer; non ho mai detto una sola parola negativa su di loro e non lo farò mai. Li ammiravo e li ammiro ancora. Ma sono sempre andato più d’accordo con Nadal.

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