Roger Federer e Rafael Nadal: l’eterno ritorno di una rivalità in Sinner-Alcaraz
Nelle teorie filosofiche si chiama eterno ritorno. L’idea che la storia si ripeta, che faccia il suo corso per poi ripresentarsi ciclicamente, declinata in modi e forme diverse, comunque riconducibili al medesimo archetipo.
Forse sarà l’eccessiva necessità di dover sempre semplificare la realtà multiforme e sfaccettata che ci circonda, per renderla fruibile. O forse sarà l’abitudine di rimandare tutto al passato, di fare paragoni continui con ciò che è stato. Perché, alla fine, quel passato in alcuni casi ci è piaciuto tanto e si cerca la maniera di riviverlo attraverso surrogati che alimentino le speranze di poter rievocare quei tempi. Anche se si parla di tennis e ci si rifà a un passato prossimo, appena concluso.
Rafael Nadal e Roger Federer. Roger Federer e Rafael Nadal. Una rivalità immensa. Non per acrimonia tra i due, ma per ciò che hanno regalato a se stessi e allo sport mondiale. Una dicotomia stilistica e di personalità che per anni ha scandito i sogni degli appassionati di tennis, prima dell’arrivo del “terzo incomodo”, che ha turbato gli equilibri apparentemente inamovibili. Ma se il 3 è considerato il numero perfetto, allora Novak Djokovic, più che un elemento di disturbo, è la chiusura dell’anello magico, la conditio sine qua non dello splendore tennistico.
Allora sarà proprio perché ci siamo affezionati tanto a quelle 40 sfide che hanno visto contrapposti Rafael Nadal e Roger Federer – ci perdonerà Nole se in questo caso lo lasciamo metaforicamente in disparte – che cerchiamo delle parvenze nel presente. Frammenti, appigli scivolosi che rimandino a ciò che è stato. Ma siamo sicuri che le similitudini che si riscontrano tra la rivalità Federer-Nadal e Sinner-Alcaraz siano mere costruzioni giornalistiche?
Mettiamo da parte, per un attimo o anche di più, lo stile di gioco, il modo di interpretare il tennis di questi giocatori. Perché ognuno ha il suo e il paragone appiattirebbe e non restituirebbe il vero.
Jannik Sinner è da più di un anno il dominatore del circuito. Slam, ATP 1000, ATP Finals e trono del ranking con un vantaggio sensibile rispetto al numero 2, posizione che ha visto alternarsi Carlos Alcaraz e Alexander Zverev, ma che oggi sembra questione appannaggio del solo spagnolo, visto il 2025 del tennista di Amburgo. C’è una particolare statistica che salta all’occhio, tra gli innumerevoli successi dell’altoatesino. Nelle 53 settimane da numero 1, Sinner non ha mai battuto il collega murciano, fatto salvo per la vittoria al Six Kings Slam, ricca esibizione tenutasi a Riad. Jannik non ha la meglio su Alcaraz da Pechino 2023, quando si impose in 2 set. Da gennaio 2024 ha perso solamente 8 match sui 99 disputati e ben 5 volte, più della metà, dall’altra parte della rete c’era proprio Carlitos. Non sussiste nemmeno la necessità di stare a sottolineare che questa statistica non toglie niente a Jannik o non fa di lui un numero 1 meno numero 1. La continuità di risultati ottenuta e mantenuta negli ultimi 18 mesi da Sinner lo ha consacrato come il migliore al mondo ed è certo di conservare il primato nelle classifiche sicuramente fino al post Wimbledon. E, altro fattore, non è da occultare ciò che il tennista italiano ha dovuto attraversare con il caso clostebol. È solo curioso come si sia assistito a una situazione analoga già una ventina di anni addietro.
Perché, rivolgendo di nuovo lo guardo al passato, anche Roger Federer ha, tra il 2005 e il 2006, accumulato dei numeri simili. All’interno della serie record di 237 settimane da leader del ranking, a cavallo tra le stagioni sopracitate, su 182 partite Roger ne ha perse 9, meno del 5%. E, proprio come Sinner, 5 sconfitte sono arrivate contro il medesimo avversario. Rafael Nadal. Il numero 2 al mondo. Altro parallelismo è che quegli scontri diretti, benché con esito finale a senso unico, sono stati lottati. Federer ha avuto match point nella finale di Roma, come Sinner li ha avuti nell’ultimo atto del Roland Garros, ad esempio.
Se si volesse andare ancor più nel profondo, si può rilevare come curiosamente Carlos Alcaraz e Rafael Nadal abbiano vinto il quinto Slam della carriera entrambi a 22 anni, 1 mese e 3 giorni. Per Carlitos è stato appunto il Roland Garros. Per Rafa il suo primo Wimbledon nel 2008. Gli avversari sono stati, nemmeno a dirlo, rispettivamente Sinner e Federer.
C’è anche un’altra statistica che combacia quasi alla perfezione per i due connazionali. Il maiorchino ha fatto il suo ingresso in top 10 grazie alla vittoria del torneo di Barcellona nel 2005. Nel 2022 Alcaraz irrompe tra i migliori 10 proprio trionfando anche lui in Catalogna. La data? Il 25 aprile per entrambi.
La storia che ritorna, che si costruisce, innovandosi, su modelli pre esistenti. Così è, se vi pare. O forse sono solo suggestioni. Rimaniamo in attesa di scoprirlo. L’eterno ritorno adesso prevederebbe l’arrivo di un terzo, inatteso, protagonista. Ci sarà? Chi sarà?