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Roland Garros, Gauff: “È sempre difficile ripetersi. Fiera di rappresentare chi supporta le mie stesse cause”

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Coco Gauff ha appena vinto il suo secondo Slam e soli 21 anni e davanti ai microfoni si lascia andare a molte riflessioni, che prescindono dalla partita che l’ha vista trionfare in rimonta contro la numero 1 del mondo Aryna Sabalenka.

D: Coco, congratulazioni. Il tuo primo titolo a Roland Garros. Una vera battaglia oggi in campo. Come sei riuscita a superare la tua avversaria e le condizioni atmosferiche per conquistare il trofeo?

COCO GAUFF: “Sì, è stato davvero difficile quando sono entrata in campo e ho sentito il vento, perché ci eravamo riscaldate con il tetto chiuso. Ho pensato che sarebbe stata una giornata dura e sapevo che sarebbe stata solo una questione di forza di volontà e mentale. Si è davver deciso tutto negli ultimi punti, ma nel complesso sono molto felice della battaglia di oggi. Non è stato bello da vedere, ma ho portato a casa il risultato e questo è ciò che conta”.

D: Quanto erano brutte le condizioni in campo? Perché da dove siamo seduti non abbiamo mai sentito il vento. Puoi descriverci com’era in campo? Soffiava in una direzione o girava? Quanto è stato difficile? Aryna ha descritto le condizioni come terribili.

COCO GAUFF: “Sì, è stato davvero difficile, specialmente da una parte di campo era veramente difficile colpire la palla e farla passare. Dall’altra parte, se non acceleravi, la palla volava via. Era davvero simile al mio match di primo turno, quindi sapevo cosa aspettarmi. Non sapevo se il tetto sarebbe stato aperto o chiuso fino a circa 30-40 minuti prima della partita. Dopo aver giocato le ultime due partite indoor, è stata sicuramente un’esperienza diversa. Ho capito subito che non sarebbe stato facile per nessuna delle due”.

D: In che modo questa vittoria è diversa dalla prima, in termini di emozioni che hai vissuto, di cosa hai provato quando è finita, com’è stato l’ultima ora e cosa si prova? In cosa è simile, in cosa diversa, e cosa significa per te?

COCO GAUFF: “Ovviamente penso che la prima volta sia stata forse più emozionante, ma credo che questa sia stata più dura, perché vinci una volta e non vuoi accontentarti di solo quella. Quindi è stato molto difficile ripetersi. E ho anche sentito che questa era una vittoria che volevo davvero, perché quando ero piccola pensavo che questo fosse uno dei tornei in cui potevo avere più possibilità di vittoria. Quindi ho pensato che se durante la mia carriera non fossi riuscita a vincere almeno uno di questi, avrei avuto rimpianti. Oggi, giocando contro Aryna, ero dell’idea di provarci con tutte le mie forze per affrontare la partita. Ed è quello che ho fatto”.

D: Hai menzionato di aver avuto pensieri oscuri dopo la finale del 2022 qui. Sulla carta sembra che tu abbia avuto una carriera perfetta: hai vinto il secondo Slam a 21 anni, ma hai attraversato momenti difficili. Cosa ti ha fatto emergere quei pensieri mentre stavi lì con il trofeo oggi?

COCO GAUFF: “Mi è venuta in mente quella cerimonia quando ha vinto Iga e ricordo di aver cercato di assorbire tutto, prestare attenzione a ogni dettaglio per sentire di voler vivere quell’esperienza per me stessa. Quindi quando è stato suonato l’inno, ricordo vividamente di averla guardata, molto emozionata quando è partito l’inno polacco. Ho pensato che fosse un momento così bello. Quindi quando è stato messo l’inno oggi, ho riflettuto su quello. È stato un periodo difficile. Dubitavo di me stessa, mi chiedevo se sarei mai riuscita a superarlo, soprattutto mentalmente. Piangevo prima della partita, ero così nervosa, letteralmente non riuscivo a respirare. Pensavo come avrei fatto a gestirlo di nuovo, se non riuscivo in quel momento? Poi ovviamente è arrivato lo US Open, a cui devo dare credito per quella reazione e oggi mi sono sentita davvero pronta. Ho pensato che, se avessi dato tutto in campo, indipendentemente da come sarebbe andata, sarei stata orgogliosa”.

D: A proposito della palla break del primo set, vorrei sapere come ti sei sentita in quel momento, sia emotivamente che dal punto di vista tennistico, e cosa dovevi fare per cambiare il punteggio?

COCO GAUFF: “Onestamente all’inizio sentivo che il mio tempo sulla palla era completamente sfasato a causa del vento e di tutto il resto. Stavo perdendo ogni punto. Ero sotto di un doppio break contro Madison Keys, quindi avevo in mente anche quella partita e sentivo che potevo sfruttare quello oggi. Quindi penso davvero che quella partita mi abbia aiutata oggi. Il punteggio era abbastanza simile. Onestamente, ho perso quel set 7-6. Se si invertissero gli ultimi due set, sarebbe lo stesso punteggio, o quasi. Quindi penso che la giornata di oggi abbia ripercorso quella partita”

D: Ricordo di averti parlato con ai tuoi genitori qualche anno fa e si parlava di lezioni di francese e di cantare alcune canzoni francesi. Ti è venuto in mente? Hai avuto la tentazione di provarci durante la cerimonia o no?

COCO GAUFF: “Sì, ho pensato di dire qualcosa durante la cerimonia su come ho veramente fallito con il francese, perché per tanto tempo, mentre studiavo, pensavo che avrei fatto questo discorso in francese, ma ho completamente fallito. Quindi magari se avrò un’altra occasione, posso riprovare. Sicuramente non penso di riuscire a fare un discorso intero, ma magari almeno qualcosa di carino da dire al pubblico francese. Avevo pensato di scrivere qualcosa, perché quando posso leggere è meglio. Ma a braccio, no. Ho pensato di scrivere qualcosa prima della partita, ma non volevo portare sfortuna, quindi non l’ho fatto”.

D: Aryna ha detto chiaramente quanto fossero frustranti il vento e le condizioni. Quanto eri consapevole di cosa stava succedendo dall’altra parte del campo, nella sua mente e nel suo linguaggio del corpo? E fa parte della tattica cercare di farla sentire ancora più frustrata?

COCO GAUFF: “Sì, ne ero un po’ consapevole, ma in realtà non ci faccio troppo caso, soprattutto contro Aryna, perché l’ho vista arrabbiarsi e poi rimontare. Quindi oggi cercavo semplicemente di non farci caso. Sapevo di essere infastidita, forse non lo mostravo tanto, ma dentro di me lo ero. So che se non sono a mio agio io, allora anche la mia avversaria deve provare lo stesso. Oggi non era giornata da tennis di alto livello. Non conosco molte persone che avrebbero potuto giocare un grande tennis oggi, ma fa parte dello sport e del gioco all’aperto. Non sai mai cosa aspettarti, specialmente a Parigi

D: Com’è sollevare quel trofeo? È un po’ pesante? Ti ho visto un po’ in difficoltà a tenerlo. Hai un posto speciale dove metterlo?

COCO GAUFF: “Ce ne danno uno più piccolo, ma questo è pesante. Cercavo di capire quale fosse più pesante, questo o quello US Open. Sono entrambi pesi. Ora che lo guardo da vicino, sembrano quasi uguali. Ma è una grande emozione sollevarlo. Onestamente, stare sul piedistallo è davvero bello. Mi piace come lo fanno. Ti fa sentire in cima al mondo. È stato sicuramente un momento che non dimenticherò c’era anche una folla enorme”.

D: È interessante, hai parlato di aver sentito l’inno polacco qualche anno fa. Oggi invece sembravi colpita dalla bandiera a stelle e strisce. So che prima di tutto sei una tennista, ma puoi parlarci di cosa significa viaggiare per il mondo come americana? Ci hai riflettuto? Cosa significa per te?

COCO GAUFF: “Significa molto e ovviamente in questo momento nel nostro paese succedono tante cose, di tutto. Sono sicura che voi lo sapete (sorride). Ma è bello poter rappresentare le persone che mi somigliano in America e che forse in questo periodo non si sentono molto supportate, e quindi essere quel riflesso di speranza e luce per queste persone. Ricordo che dopo le elezioni c’è stato un periodo un po’ difficile e mia mamma mi ha detto durante Riyadh di provare a vincere il torneo per dare alle persone qualcosa per cui sorridere. È a questo che pensavo oggi mentre tenevo quel trofeo. E poi vedere le bandiere tra il pubblico significa molto. Sai, alcune persone possono avere dei sentimenti particolari riguardo al patriottismo, ma io sono sicuramente patriottica e orgogliosa di essere americana e sono fiera di rappresentare gli americani che mi somigliano e le persone che supportano le stesse cose che supporto io”.

D: Il tuo primo contatto è stato con Spike Lee. Era pazzo per te durante tutta la partita. Puoi descriverci il vostro rapporto?

COCO GAUFF: “Onestamente, quella è stata la prima volta che l’ho incontrato davvero da vicino (ride). L’avevo visto alle mie partite allo US Open e oggi quando l’ho visto in campo, lo stavo vedendo mentre mi riscaldavo. Hanno inquadrato la telecamera su di lui in palestra mentre mi riscaldavo. Mi sono sentita un po’ in colpa perché di solito metto il mio asciugamano in quel posto, e penso che sia per questo che lui si sia seduto lì. Ma siccome la giocatrice con il ranking più basso prende l’altro lato, ho messo il mio asciugamano dall’altra parte. Quando l’ho visto in campo, ho pensato se avessi vinto la partita, la prima persona che avrei salutato sarebbe stata Spike Lee. Volevo dirgli, anche se i Knicks non hanno vinto, gli ho dato qualcosa per cui fare il tifo”.

D: Finali a Madrid e Roma. Hai vinto qui. Hai giocato molte partite sulla terra. Qual è il tuo programma prima di Wimbledon? Ti prenderai qualche giorno di riposo o come ti preparerai?

COCO GAUFF: “Onestamente non ci ho ancora pensato. Mi prenderò sicuramente qualche giorno di riposo. Adesso sono iscritta a Berlino, vedremo se giocherò o no. Non so ancora cosa farò, ma ne parlerò con il mio team, mi confronterò e decideremo cosa è meglio. Di sicuro riposerò e mi godrò un po’ di tempo senza tornare subito ad allenarmi, perché sento che queste cose non capitano spesso, quindi voglio godermela”.

D: Parli molto di prospettiva e di come ci siano cose molto peggiori nel mondo rispetto a perdere una finale di un Grande Slam. So che stai cercando di diventare una persona migliore, e questo è importante, ma pensi che questo ti aiuti davvero in questi grandi momenti sul campo da tennis?

COCO GAUFF: “Sì, di sicuro. Dopo aver perso il primo set mi sono detta di tutto, e se avessi perso almeno avrei potuto dire di aver dato tutto e poi sarei andata a casa a vedere il mio ragazzo. Ogni giorno mi dico questo. Ovviamente amo stare qui e amo vincere, ma a volte ti rendi conto che se perdi, insomma, cioè odio perdere, però sai cosa intendo. Torni a casa e resetti. Oggi, dopo aver perso quel primo set, cercavo di non mettermi troppa pressione sulla partita. Penso che abbia funzionato. Sono riuscita a rilassarmi e a giocare più libera”.

D: Aryna ha detto che Iga avrebbe vinto questa partita, se l’avesse battuta.

COCO GAUFF: “Non sono d’accordo. Sono qui seduta (ride). L’ultima volta che ho giocato contro di lei — senza offesa per Iga o altro — l’ho battuta in due set. Non credo sia giusto dire così, perché può succedere di tutto. Sì, onestamente, dato come ha giocato Aryna nelle ultime settimane, lei era la favorita per vincere. Essendo la numero 1 del mondo era il match più difficile, solo guardando le statistiche. Ovviamente con Iga che è campionessa qui, sarebbe stata comunque una partita dura. Ma penso che, a prescindere dall’avversaria, avevo una buona possibilità di vincere e ci credevo molto. Se mi chiedete contro chi avrei voluto giocare, onestamente era Iga, perché pensavo che Aryna stesse giocando troppo bene. Ma anche Iga è una avversaria dura. Quindi in nessun caso sarebbe stata una vittoria facile. È andata come è andata, ecco perché sono qui oggi”.

D: Volevo chiederti dei tuoi genitori. Sei andata a salutarli lì, tua mamma ti segue molto in giro e tuo papà c’è sempre. Cosa ha significato il loro supporto per te? A volte è difficile ricordare quanto sei giovane, perché sei sul circuito da tanto tempo e loro sono sempre stati al tuo fianco.

COCO GAUFF:Sì, per me è stato molto importante. Sono sicuramente le persone che ascoltano di più la mia opinione, e penso che a volte si sentano storie folli sui genitori di tennisti, ma io non mi ci riconosco. Ho chiesto a mio papà di fare un passo indietro e lui l’ha fatto. Alla fine è stato un bene per entrambi. Ho chiesto a mia mamma di viaggiare di più con me. Ho il mio fisioterapista, ma essendo in un team tutto maschile, ho bisogno di energia femminile (sorride). Le donne notano più cose. Quindi sì, abbracciarli alla fine è stato molto bello. Hanno fatto molti sacrifici, quindi sono felice di poter condividere tutto questo con loro”.

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