Rassegna stampa – Sinner e Musetti in semifinale a Parigi come Pietrangeli e Sirola nel 1960
Sinner gigante (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Sono passati quattro anni, ma sembrano un secolo trascorso a velocità siderale sotto il segno di un campione destinato a segnare un`epoca: «Jannik non era umano già allora, ma adesso è approdato in un`altra dimensione». Il copyright è sempre di Alexander Bublik, che nel 2021 profetizzò un grande futuro al giovanissimo Sinner dopo averci perduto a Miami, e adesso se lo ritrova di fronte gigantesco e inavvicinabile, e ovviamente gli si inchina di nuovo: «Merita di stare al numero uno e gli auguro di arrivare in finale». In attesa che si realizzino le speranze del genietto kazako, la Volpe Rossa è ancora tra i migliori quattro del Roland Garros, come nel 2024, diventando il primo italiano di sempre a conquistare per sei volte una semifinale Slam.
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Jannik al centro – I dati di Sinner, però, a cui si possono ovviamente aggiungere le 52 settimane al numero uno del mondo, raccontano molto, ma non tutto. Perché domina da un anno, salvo un paio di intrusioni di Alcaraz, con la forza del gioco, ma soprattutto con la granitica solidità di una mente nata per il tennis e capace prima di sopportare e poi di resettare i veleni di una vicenda doping in cui era entrato inconsapevolmente: «Ci sono ancora giocatori che mi guardano con occhi un po` diversi, però la loro opinione non conta e non è quella che ho io su me stesso.
Mi importa più di quello che pensano le persone intorno a me e di quello che penso io. Sicuramente adesso mi sento più libero e tranquillo nel circuito, mi diverto di più». Bublik, peraltro, ieri si è sicuramente incasellato tra coloro che si sono guadagnati il suo rispetto: «Alexander a fine partita mi ha detto di essere contento del mio ritorno, l`ho apprezzato molto».
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Vivere il presente Da Roma a Parigi, il computer di Sinner sta continuando ad elaborare dati: «Qui sto facendo le scelte giuste in campo, ed è la cosa di cui sono più contento, ma dall`altra parte mi rendo conto che i miei movimenti sulla terra a volte non sono ancora corretti. Ma una semifinale Slam è un grandissimo risultato. Nell`ultimo anno ho fatto un percorso molto continuo, con tanti risultati incredibili, tante finali, sono sempre andato fino in fondo ai tornei: è il frutto di tantissimo lavoro, e sono felice. Arriverà poi anche il momento dove faticherò un po` di più. Non c`è nulla di scontato, io vado in campo per dare il massimo, che conta più di una vittoria o di una sconfitta». Il re filosofo.
Gemelli diversi (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)
Cosi lontani, cosi vicini. Lorenzo Musetti e Jannik Sinner sono le due facce del tennis italiano. In semifinale entrambi, ai poli opposti del tabellone, per un sogno che si chiama finale tutta azzurra. Personalità diverse, stile e abitudini opposte in campo e fuori, ma una base solida e importante che li unisce: il legame con la famiglia, i valori della fatica e dell`umiltà che entrambi hanno imparato dai genitori. Quelli di Musetti lavorano ancora: il padre in una cava a Carrara, mamma impiegata. Quelli di Sinner hanno gestito per anni un rifugio in Val Fiscalina, lui cuoco e lei cameriera, e oggi si dedicano alla casa vacanze di famiglia perché dell`ozio non sanno che farsene.
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Jannik ha lasciato casa quando aveva 13 anni per trasferirsi all`altro capo delle Alpi, a Bordighera con Riccardo Piatti E proprio quando la posizione in top 10 era consolidata, Sinner ha voltato pagina, lasciando il mentore per crescere ancora con Simone Vagnozzi e Darren Cahill, con cui è arrivato fino al numero 1 al mondo conquistando tre Slam: «È stata una scelta -ha raccontato pochi giorni fa -, ma mi ha permesso di diventare il giocatore che sono adesso». Apollo e Marte Musetti, sublime interprete del rovescio a una mano in via d`estinzione, tocco di velluto e servizio sempre in crescita.
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Sinner in campo picchia forte, dritto e rovescio, senza pietà per i rivali e il suo marchio di fabbrica è la poker fate: «Quando sono in campo ho una tempesta dentro, ma ho imparato a celare le emozioni per non aiutare i rivali». E infatti dal Papa c`è già stato.
Sinner no stop (Stefano Semeraro, La Stampa)
«Jannik appartiene a un’altra dimensione», dice Sascha Bublik, tumefatto dalla calma olimpica con cui Sinner lo ha cancellato dal torneo, disinnescando la sua mente pericolosa in tre set (6-1 7-5 6-0). Ma sarebbe meglio aggiungere che tutta l`Italia, non solo il Number One, qui al Roland Garros è entrata in uno spazio-tempo a parte. Sinner e Musetti fra gli ultimi quattro nel maschile (come in passato era capitato nello Slam solo a Parigi 65 anni fa con Pietrangeli e Sirola), Sara Errani e Jasmine Paolini domani in semifinale nel doppio femminile, Sarita e Andrea Vavassori che oggi a mezzogiorno si giocano il secondo titolo di Slam di misto dopo quello vinto agli Us Open.
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Musetti, che quest`anno ha raggiunto almeno la semifinale a Monte-Carlo, Madrid, Roma e Parigi, si troverà davanti Alcaraz, l`unico che sul rosso ha fatto meglio di lui. Sfida impossibile? «Lorenzo ha uno stile e una personalità diversa dalla mia – dice Jan gli ruberei tante cose: lo slice, la facilità con cui cambia le traiettorie. Sarebbe bello incontrarci in finale, ma se non capita, pazienza: ci rifaremo un`altra volta. Perché ormai anche lui è fra i primi 5 del mondo e ha trovato continuità».
Ormai è questa, la nostra straordinaria normalità. Il Bublik artista della smorzata visto contro Draper ieri ha ballato un solo set. Come un Aristogatto smanioso di suonare il suo miglior jazz è scivolato sulle note sbagliate (i due doppi falli che nel secondo parziale gli sono costati il break sul 5 pari) ed è rotolato nel contenitore comune degli avversari della Volpe. «Sascha è un tennista diverso da tutti», spiega Jannik. «Vive il tennis al 50 per cento, e va bene così, perché in fondo siamo tutti diversi».
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Da milanista si concede una battuta sul possibile arrivo di Modric («Sarebbe bello, abbiamo sempre avuto giocatori di qualità, e lui ha grande esperienza»), poi racconta con umorismo la nascita della sua passione rossonera: «Ho iniziato a tifare quando sono andato via da casa per allenarmi a Bordighera, dividevo la camera con un ragazzo che tifava Milan, e la televisione era una sola…». Anche gli Invincibili di Capello invidierebbero le sue 19 vittorie consecutive nello Slam, le sue 52 settimane ininterrotte da numero uno del mondo. L`Italia del calcio, oggi, sicuramente invidia quella del tennis.
E’ il vero erede dei tre grandi Alcaraz unico rivale (Vincenzo Santopadre, La Stampa)
Volendo cercare il pelo nell`uovo, un difetto in Jannik Sinner forse lo riesco a trovare: è talmente più forte di (quasi) tutti, che rischi di annoiarti. Di sapere già come andranno a finire le sue partite anche senza guardarle. Con Bublik il contrasto di stili e personalità era stimolante, il russo-kazako è un tennista di grande talento, che ama le giocate rischiose, gli ingredienti per un match spettacolare c`erano tutti. Eppure a parte qualche passaggio nel secondo set, il confronto è stato impari.
Perché Sascha ha talento, è vero, ma nel tennis le percentuali, la solidità, la continuità sono fondamentali. E oggi non c`è nessuno più solido di Jannik. L`unico che può impensierirlo – vabbè, mi sbilancio… – è Alcaraz sulla terra.
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Poi, certo, noi italiani in finale preferiremmo vederlo contro Lorenzo Musetti, in un remake al maschile di quel Pennetta-Vinci a New York che ci era tanto piaciuto. Lorenzo a fine torneo sarà come minimo n. 6 del mondo, ma non è una sorpresa.
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Sia a Roma sia a Parigi si è allenato con Lorenzo Sonego e Sonny mi ha confermato la mia impressione: è migliorato anche tra il Foro e il Roland Garros. Ha un diritto più pesante, un servizio più efficace. E sulla terra, non c`è dubbio, vale i primi quattro del mondo.