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Roland Garros – L’idiosincrasia di Jannik Sinner per i pronostici. Io non ce l’ho: per me vince il torneo

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Mentre aspettavo che Sinner scendesse in campo con Rublev, temendo – ma anche sperando! E non solo per andare finalmente a letto presto per una sera… – che Jannik desse al  russo una spazzolata simile a quella data ad altri giocatori di ritmo in parte simili al russo anche se meno potenti – alludo a Ruud e Lehecka cui aveva lasciato pochissimi game …- e quindi che ci fosse ben poco da scrivere se il match fosse stato a senso unico, mi ero preparato un argomento di riserva. Lo trovate più in basso: concerne il presente deludente e il futuro poco promettente di Tsitsipas e Medveev e quello un pochino meno scuro di Ruud.

Intanto va detto che il primo set (6-1) di Sinner, che ha avuto pure il setpoint del 6-0 dopo 26 minuti scarsi, aveva confermato in pieno le mie previsioni. Poi però, dopo gli applausi perfino imbarazzanti raccolti dal russo (che pure non è un pisquano, fino a non troppo tempo fa era il n.5 del mondo!) quelle rare volte che faceva un punto – solo 4 nel primo set e appena due nel secondo quando era al servizio Jannik; fino al decimo turno di battuta dell’italiano Rublev aveva colto la miseria di 7 punti in risposta! – il malmenato Andrey si è battuto come poteva contro un avversario troppo più forte che soprattutto all’inizio lo ha sbatacchiato da una parte all’altra del campo, con una serie di randellate mostruose.

Ma nel terzo set Andrey è riuscito a non sfigurare. Direi quasi che ha giocato benino. Una partita più che dignitosa intendo, diversamente da Ruud e Lechecka. Infatti, l’unica palla break, prima di cedere il servizio sul 5-4 per Sinner, l’aveva avuta lui sul 2 pari. Il pubblico voleva un po’ di partita e aveva preso a incoraggiarlo e lui, punto nell’orgoglio, ha cercato di fare del suo meglio. “Ma Jannik non sbagliava mai… mi ha travolto” avrebbe detto a giustificazione nel post partita. Sinner, che con la diciottesima vittoria di fila negli Slam (7 allo US Open, 7 in Australia e 4 a Parigi) ha raggiunto i quarti di finale di uno Slam per l’undicesima volta a 23 anni e per il sesto Slam consecutivo, naturalmente ha detto quel che tutti ci aspettavamo, e cioè che era contento di aver chiuso il match in tre set perché… “non si sa mai quel che può succedere”.

Su questa falsariga anche tutte le altre sue risposte, compresa quella che avevo fatto io sapendo benissimo che… avrebbe risposto come sempre. Infatti dopo che gli era stato fatto presente che l’ultima volta in cui due italiani avevano raggiunto contemporaneamente i quarti al Roland Garros era stato nel 1973, Bertolucci e Panatta, 52 anni fa (ed entrambi avevano perso dallo jugoslavo Nikki Pilic, prima Paolo nei quarti, poi Adriano in semifinale), io ho buttato lì provocatoriamente – ma perché in tutta onestà lo penso proprio – che sia lui con Bublik sia Musetti con Tiafoe erano favoriti.

Per Jannik, l’uomo che non si stancherà mai di ripetere che “ogni partita fa storia a sé”, che “non si sa come uno dorme la notte prima e se si sveglierà con qualche dolorino”, è stato gioco fin troppo facile sottolineare come Bublik avesse battuto il suo amico Jack Draper, smentendo quelli che sarebbero stati i pronostici generali. Mio compreso. Insomma, parlare di pronostici con Jannik non serve a nulla, non si sbilancerà mai. Nemmeno se dovesse giocare contro di me. Siamo diversi Jannik e io. Io contro di me scommetterei. Lui macchè. Eppure io in questo torneo, soltanto il secondo dopo i tre mesi di stop – è giusto non dimenticarlo e lui ce lo ricorda ogni volta – lo vedo meglio di Alcaraz. Mi sbaglierò, ma secondo me Jannik, più solido e continuo dello spagnolo più talentuoso ma… farfallone, questo torneo lo vincerà. Uso ora il verbo prediletto di Jannik: vedremo.

Certo, lo confesso senza timore, non mi aspettavo davvero che Bublik, uno dei miei tennisti prediletti per la sua capacità di sorprendere sempre avversari e interlocutori, in campo e fuori dal campo (leggete il profilo e le risposte che mi ha dato l’altra sera in un bel pezzo ben scritto da Beatrice Becattini, una dei nostri giovani talenti…) potesse mettere a segno 68 vincenti in una partita sola contro Jack Draper per raggiungere per la prima volta i quarti di uno Slam e sfidare proprio Sinner. Con Bublik Jannik ci ha perso a Halle, ma per ritiro nel 2023 (75 20 rit, aveva un problema muscolare alla gamba sinistra) ma lo aveva battuto a ‘s-Hertogenbosch poco prima in ottavi (64 62), a Miami nei quarti nel 2021 (76 64), e al primo turno a Dubai (26 76 64) sempre nel 2021… quando Sinner non era ancora Sinner.

Di certo non era il n. 1 del mondo per un anno intero come si può dire che lo sarà certamente a fine Roland Garros invece adesso, cioè uno dei 5 giocatori che sono riusciti a sedersi sul trono per un anno di fila dal primo momento in cui ci si sono insediati. Bublik è tutto fuorchè un giocatore che dà ritmo. Quindi a Jannik darà fastidio, soprattutto se il servizio sarà in giornata, però di miracoli il kazako di Mosca ne ha fatto già uno e di solito i miracoli sono tali perché non si ripetono.

Stasera, terzo match sul centrale, sapremo se intanto Lorenzo Musetti avrà centrato la sua seconda semifinale in uno Slam, dopo quella di Wimbledon. Tiafoe è alla sua portata. Sinner non lo dirà mai e allora lo dico io: Musetti deve considerarsi il favorito ma, poiché lo sa, l’incontro può diventare insidioso sotto il profilo dei nervi se l’americano dovesse partire meglio di Lorenzo e aggiudicarsi il primo set. Quando uno è sfavorito a una situazione di quel tipo di solito reagisce meglio. Io onestamente non vedo come Tiafoe possa fare tanti punti contro uno che corre e difende come Lorenzo. Forse non è stato sottolineato abbastanza nei mesi scorsi perché – un po’ tutti eh – ci si è soffermati più sul talento, sui suoi colpi spettacolari, ma Lorenzo è un atleta pazzesco, di una rapidità impressionante, da scattista, una dote che è pure accompagnata da una grandissima resistenza. Di solito gli scattisti non sono maratoneti. Lorenzo è l’uno e l’altro. Anche se si resta più affascinati dai suoi sventagli di dritto, dalle sue smorzate improvvise e delicate che sembrano piume, dai suoi passanti lungolinea di rovescio. Colpi tipo conigli dal cilindro di un mago che, sulle ali dell’entusiasmo per la vittoria squillante appena raggiunto a spese di Holger Rune, mi hanno ricordato McEnroeanche se parecchi hanno considerato il paragone irriverente… e non hanno torto perché è evidente che fra il McEnroe n. 1 del mondo e imbattibile nel 1984 (perse solo 3 partite su 85) e Lorenzo che ha vinto solo due tornei c’è di mezzo il mare. Però io volevo dire a sprazzi, a momenti, che certi colpi erano stati così spettacolari che potevano appartenere a McEnroe.

Nella giornata caratterizzata dalla sorpresa Bublik, che ha messo in crisi tutta la stampa britannica per i ko di Draper e Norrie nel giorno in cui quella francese ha ripreso fiato e vigore grazie all’exploit dalla rivelazione Boisson, wild card e n. 361 WTA di cui si è scritto ieri su Ubitennis e capace di battere la n. 3 del mondo Pegula (che io non riesco a considerare una grande campionessa e anzi mi fa dire che il tennis femminile non è in buono stato se la n.3 del suo movimento è la Pegula, senza offesa), sono riuscito a dare un’occhiata all’interessante “promessa” romano Vasamì, recente campione al Bonfiglio e vittorioso fra gli junior del poderoso ma poco talentuoso tedesco Mackenzie, mentre ha purtroppo perso in tre set l’altro azzurro Basile. Vasamì mi è parso talento interessante. Gran dritto mancino. Ma non l’ho ancora conosciuto di persona e mi riservo di farlo, magari insieme al suo coach Zeppieri che ieri era febbricitante.

C’è stato poi, dopo che Zverev si è giovato del ritiro di Griekspoor sul 64 30, Djokovic che ha vinto agevolmente sull’altro britannico Norrie, in tre setPer Djokovic è stata la vittoria n.100 al Roland Garros. Lo precede solo Nadal, naturalmente: 112. Federer ne ha vinte 105 a Wimbledon e 102 all’Australian Open. L’argomento di riserva era il seguente: mi sono quindi chiesto se Tsitsipas (ex n. 3 ATP), Ruud (ex n. 2) e Medvedev (ex n.1), tutti già fuori dal torneo, siano irrimediabilmente usciti dai vertici del tennis una volta occupati e se potranno mai aspirare a vincere uno Slam. Mercoledì Ruud ha perso in 4 set dal n. 41 del mondo Borges, ma è vero che aveva male a un ginocchio e quindi ha un grosso alibi. Lui, in fondo, quest’anno aveva vinto il Masters 1000 di Madrid. Diverso il caso di Tsitsipas che ha perso dal nostro Gigante, n. 167 del mondo e di Medvedev che martedì ha perso da Norrie, n. 81 ATP.

Intanto va detto che a differenza di quegli ottimi tennisti della generazione precedente alla loro, Cilic, Dimitrov, Nishikori che hanno avuto la sfortuna di giocare nella stessa epoca dei Fab Four ”cannibali” di Slam e Masters 1000, il vantaggio del greco, del norvegese e del russo sta nel fatto che i Fab contemporanei sono al momento solo 2, Sinner e Alcaraz, anche se Zverev vorrebbe tanto svolgere il ruolo del terzo incomodo. E Rune ancora non si capisce se è davvero un campione o un aspirante tale. Idem, più indietro però, e solo sulla terra battuta, Fils. Al contrario chi crede in Draper forse non deve illudersi ancora sulle sue qualità di “terraiolo”.  Magari è sul cemento e sull’erba che si candiderà a essere considerato il terzo o il quarto tennista del mondo. Non ancora sulla terra battuta. Ma sull’erba e sul cemento batterlo non sarà facile neppure per Alcaraz e Sinner. E quanto a Musetti, se raggiungesse la seconda semifinale in uno Slam (accoppiata ultimo Wimbledon e Roland Garros, più bronzo alle Olimpiadi) non è un potenziale candidato a inserirsi nel quartetto o quintetto dei forti?

Tsitsipas, sempre alle prese con il problema della racchetta che non lo convince, ha un punto decisamente troppo debole nel rovescio, colpo nel quale non è riuscito a fare i dovuti progressi. Dubito che Goran Ivanisevic riesca a modificarlo in modo importante. E se questo non accade, e mi spiace dirlo, secondo me Tsitsipas difficilmente risalirà fino ai posti che ha occupato. E cioè sebbene a 26 anni e 8 mesi l’età e il tempo per risalire ce lo avrebbe.

Per quanto concerne Ruud, sebbene lui abbia raggiunto ben tre finali di Slam (due a Parigi e una a New York e sia stato a un passo dall’arrampicarsi sul trono del tennis) a me è sempre sembrato che gli mancasse qualcosa per essere davvero un grande campione. Personalità? Forse anche. Bravissimo ragazzo, serio, intelligente, ma un po’ debole quanto a killer instinct. Ma oggi gli manca anche un solido… ginocchio. Se non risolve quel problema fisico, magari fermandosi per un mese o due, senza pensare al 25% dei premi (e dei punti) persi se salta qualche Masters 1000, è condannato a fare un torneo bene e due male. Io mi fermerei, fossi in lui. E’ ancora abbastanza giovane (26 anni e 4 mesi) e poco logoro…. E non ha né gli stessi dubbi esistenziali (non discute con il papà coach come fa Tsitsipas un torneo sì e l’altro no) né un rovescio così falloso e facile da attaccare come quello di Tsitsipas. Però che gli riesca di vincere uno Slam non mi sembra probabile, salvo che sia Sinner sia Alcaraz siano entrambi fermi per un motivo o per l’altro.

Resta Medvedev. Che dei tre è il più anziano, 29 anni e 3 mesi, ma non gli si chiede di giocare fino a 37 anni come Federer, Nadal e Djokovic. Lui almeno uno Slam lo ha vinto, ma sembra che le tre finali perse a Melbourne (e in particolare le due subendo clamorose rimonte da Rafa Nadal e Jannik Sinner) lo abbiano quasi condizionato di più di quella vittoria all’US Open che impedì il Grande Slam a Djokovic, se è vero che da Roma 2023 non è più stato capace di vincere un torneo. E ne aveva vinti 20. Dei tre giocatori di cui sto scrivendo lui è quello che di Slam almeno uno lo ha già vinto. Veri punti deboli Daniil non li ha. Il rovescio, a differenza del greco e del norvegese, è ottimo, il servizio è buono (anche se più come percentuali di prime che per ace o servizi immediatamente vincenti… mentre la seconda troppo prevedibile lascia a desiderare). Secondo me il suo punto debole oggi come oggi è la testa. La fiducia in se stesso. Se le cose si mettono male si demoralizza. E molla. Avrà ancora voglia di lavorare duramente? Sul cemento secondo me può essere ancora pericoloso. Ma che vinca un secondo Slam mi pare improbabile. Anche perché Alcaraz e Sinner tendono a far man bassa.

Le quote di martedì 03/06

Lorenzo Musetti sfida Frances Tiafoe per i quarti di finale del Roland Garros. Una partita interessante, tra due giocatori dal tennis particolare, godibile. L’azzurro è più solido, e sulla terra favorito, ma l’americano arriva senza nulla da perdere, già consapevole di aver fatto un gran torneo. La vittoria di Musetti è mediamente a 1,20, ma Tiafoe potrebbe strappargli un set. Una selezione ben premiata dai bookmakers:

GoldbetLottomaticaSisal
Tiafoe vince almeno un set1,561,561,52

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