Jelena Dokic annuncia la morte del padre-coach violento: “Un dolore difficile e complesso”
di Enrico Picone
Jelena Dokic annuncia la morte del padre. L’ex numero 4 al mondo e semifinalista a Wimbledon 2002, ha pubblicato sui propri profili social un messaggio in cui riporta la scomparsa del padre e allenatore Demir, morto all’età di 67 anni e di cui la tennista classe ’83 ha riportato gli episodi di violenza e abusi subiti già durante la giovinezza. Episodi raccontati nella propria autobiografia “Unbreakable” del 2017 (nel 2024 ne è stato tratto un biopic) e che hanno fatto luce sugli aspetti più bui della propria carriera: “Non c’era un centimetro della mia pelle che non fosse contuso. Ho 17 anni e, a causa di ciò che mi ha fatto, sono diventata la persona più odiata al mondo”, ha confessato nel libro. Nata in Jugoslavia, nel 1994 Dokic è emigrata in Australia dove ha iniziato la carriera da tennista. Nel 1999, all’età di 16 anni si qualifica a Wimbledon e sconfigge ai quarti la numero 1 al mondo Martina Hingis per 6-2, 6-0. L’anno successivo, si unisce alla spedizione olimpica australiana e raggiunge la semifinale dei Giochi di Sydney. Nel suo curriculum, anche 6 titoli WTA. Ritiratasi nel 2014, Dokic ha inoltre rivelato di avere tentato il suicidio nella primavera del 2022.
Il messaggio di Jelena
Questo il messaggio condiviso da Dokic: “Mio padre è venuto a mancare nelle ultime ore del 16 maggio. Come sapete, il mio rapporto con lui è stato difficile e doloroso, con un passato che mi ha toccato profondamente. Nonostante tutto, e per quanto difficile e perfino inesistente sia stato il nostro rapporto negli ultimi 10 anni, non è mai facile perdere un genitore e un padre, anche se si è distante. La perdita di un genitore lontano da te provoca un dolore difficile e complesso. È la fine di un capitolo della mia vita per come la conosco. Provo emozioni e sentimenti contrastanti e complessi. Per chiudere questo capitolo, voglio concentrarmi su un piacevole ricordo come questa foto. E soprattutto per la persona che sono e che voglio rappresentare, ovvero rispetto, grazia, gentilezza, dignità ed empatia, voglio essere questo tipo di persona anche in questa situazione. Per ora, mi fermo qui. Vi prego di rispettare la mia privacy e quella del resto della mia famiglia in questo momento. Grazie a tutti voi per avermi scritto in questi giorni e per essere stati al mio fianco mentre affrontavo una situazione difficile e complicata. E le mie ultime parole, RIP”.
Gli episodi di violenza
Nella propria autobiografia, Dokic ha inoltre raccontato di avere avuto il terrore di perdere un match, raccontando dei calci sulla testa ricevuti dal padre fino a perdere i sensi. Lo stesso Damir aveva ammesso nel 2009 al quotidiano serbo “Vecernje Novosti” di avere picchiato la figlia “per il suo bene”. Nel 2001, Dokic prende la nazionalità serbo-montenegrina pur rimanendo cittadina australiana. Decisione poi imputata alle pressioni del padre e a cui segue il trasferimento a Belgrado. Da allora, la tennista crolla in graduatoria e sparisce quasi del tutto dal circuito maggiore, ad eccezione dei quarti dell’Australian Open raggiunti nel 2009, anno in cui Damir viene condannato a 15 mesi di prigione per avere minacciato l’ambasciatrice australiana in Serbia Claire Birgin. Nel suo violento trascorso, anche le aggressioni a un giornalista presente a Wimbledon nel 2000 e la condotta aggressiva all’Australian Open di quell’anno che gli costò un’interdizione di 6 mesi inflitta dalla WTA.