Rassegna Stampa – Musetti, colpi da favola. Sinner nel futuro
Musetti, colpi da favola (Stefano Semeraro, La Stampa)
Inizia una frase, ma il pubblico lo interrompe subito. Un’ovazione, un tributo, una cascata di decibel zuppi di affetto che bagna il centrale. «Così diventa difficile parlare», sorride Lorenzo Musetti, smanicato e felice, quasi commosso dopo la vittoria in due set contro Brandon Nakashima. Tra tribune e campo, lo si avverte, passa qualcosa. Una corrente complementare e alternativa a quella che lega Jannik Sinner
al suo popolo: se Jan ha il carisma del vincente, Lorenzo possiede il fascino del seduttore. La Volpe è un number one senza se e senza ma; il Muso una promessa che inizia a mantenersi. Un’alternativa credibile. In attesa di decifrare lo stato di forma di Berrettini stasera contro Ruud, ci ritroviamo insomma con un’Italia a due punte.
Agli ultimi Us Open Nakashima lo aveva superato in quattro set, ma da allora molto è cambiato sotto il sole del tennis e nella carriera del Muso. Lorenzo oggi è un top ten, il sesto della storia azzurra, e la differenza si vede. E più sicuro di quello che fa in campo, soprattutto di quando farlo. Nei momenti che contano continua a sfruttare l’istinto, ma temperato da una consapevolezza diversa dei propri mezzi. Al pubblico offre sempre parecchi “Musetti moment” – giocate magiche, tocchi beati – ma sa inserirli in un’architettura più solida, in schemi provati e riprovati, sposando spettacolo e concretezza.
Qui a Roma si era rivelato nell’anno del Covid, attraversando da predestinato un torneo assolato e spettrale, senza pubblico. Tre turni di qualificazione, due vittorie choc in tabellone contro Nishikori e un Wawrinka ancora da battaglia; poi uno stop brusco contro il metallurgico Koepfer. Grandi lampi, colpi come profezie di un futuro pienamente luminoso. Che però Lorenzo si è dovuto conquistare sudando (e spesso imprecando), scacciando i tarli che il talento si porta sempre appresso, accettando una doppia responsabilità: da atleta e da precocissimo papà […].
Jasmine, non fare come Aryna (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Tre settimane fa, in finale nel Wta 500 di Stoccarda, ha impartito una
severa lezione ad Aryna Sabalenka, lasciando appena cinque game alla numero 1 del mondo che sognava di mettersi al volante di una fiammante
Porsche. E l’eloquente biglietto da visita di Jelena Ostapenko che all’ora di pranzo, sul Centrale del Foro Italico, contende l’accesso ai quarti di finale a Jasmine Paolini. Si è trattato del nono trofeo messo in bacheca
dalla lettone, il primo sulla terra rossa dallo storico e inaspettato trionfo al Roland Garros nel 2017, quando 20enne stupì tutti arrivando in fondo da numero 47 del ranking e il suo nome sembrava destinato ad entrare
nella lista delle possibili dominatrici del circuito post Serena Williams. Ma per riuscirci occorre continuità, non proprio nel bagaglio della giocatrice di Riga, capace di essere dominante su tutte le superfici quando trova il giusto mood. Non a caso, Ostapenko in questa stagione (risalita al numero 18 della classifica dopo il trionfo in Germania) è 4-0 contro le top 10 […].
Sensori e software. Jannik nel futuro (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)
Metti un software nel motore. Per non perdere contatto con le sensazioni e le emozioni della partita, Jannik Sinner ha sfruttato il “mental economy training”. Simulando lo stress da match, anche senza andare in pista (pardòn, in campo) per tre mesi. A monitorizzare il bolide, minuto per minuto, programmando ogni respiro e ogni passaggio c’erano le competenze giuste. A cominciare da un altro numero 1, quello dei preparatori atletici, Marco Panichi ricco di tante esperienze, anche in Cina, più quella impareggiabile di 6 anni con Novak Djokovfc: «Come fisico il paragone fra i due è calzante».
Col meccanico dei muscoli, Ulises Badio, che Alex Vittur ha estrapolato dal team serbo, primatista di 24 Slam, già stella polare del progetto-winner lanciato da Riccardo Piatti. Più il coach Simone Vagnozzi e il supercoach Darren Cahill che hanno messo insieme i tasselli del puzzle-Profeta dai capelli rossi, il re del tennis che è rimasto sul trono della classifica a dispetto della sospensione imposta per responsabilità oggettiva all’altoatesino per la negligenza doping del vecchio staff sanitario e che s’è riproposto quasi come se nulla fosse sabato gli Internazionali d’Italia contro il solido terraiolo Navone nella prima partita dopo i trionfali Australian Open. Inanellando il successo consecutivo numero 22, pronto ad un bis romano ancor più chiaro oggi alle 15 contro Jesper de Jong. Già dominato l’anno scorso a Melbourne […].