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Rassegna stampa – Jannik, che bello!

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Sinner, che ritorno. E Roma impazzisce (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Ore 20.46, fumata rossa sul Centrale del Foro Italico: habemus Sinner. E non paia una citazione blasfema perché il Sinnerismo ormai è una religione sportiva capace di portare in pellegrinaggio a Roma migliaia di persone. Le diecimila che avevano il biglietto per il Centrale, le altre che hanno fatto il tifo da fuori, davanti ai maxischermi. Cori e canti che arrivavano anche dai vicini di casa dell`Olimpico, dove si giocava Lazio-Juventus. Un`atmosfera magica, capace di annullare il tempo e lo spazio. Centoquattro giorni senza di lui sono parsi lunghissimi, infiniti, ma si sono azzerati con il punto della vittoria contro Mariano Navone. Jannik è tornato, e lo ha fatto come meglio non avrebbe potuto, vincendo in due set, senza concedere nulla all’argentino numero 99 al mondo che aveva l`ambizione di «rovinargli il ritorno». Piano fallito in un`ora e 40 minuti. Prossima fermata, con vista sugli ottavi, l`olandese Jesper De Jong. «Che bello», e un cuoricino, il messaggio lasciato urbi et orbi da Sinner, di nero vestito per questo ritorno epico. Che bello, sì. Che bello sentire di nuovo il suono inconfondibile della sua palla, che bello sapere che il numero 1 è tornato al suo posto e lo ha fatto senza mai scendere dal trono, dominando anche nei lunghi mesi della sua assenza. Per il grande rientro, insieme a Simone Vagnozzi e Darren Cahill, tecnici e angeli custodi, anche la famiglia Sinner al completo. C`è papà Hanspeter che non muove un muscolo per quasi tutta la partita, pietrificato per la tensione. C`è mamma Siglinde […]. Lei sì, tradisce l`emozione, si mette le mani sul viso nei momenti di difficoltà, si rilassa appoggiandosi al seggiolino quando tutto va per il meglio. E poi c`è Marc, il fratello maggiore, consigliere e migliore amico. Tutti hanno spinto Jannik fino alla vittoria, la numero 22 di fila. […] Contro Mariano Navone, uno che sulla terra è sempre un osso duro, soprattutto se non giochi da tre mesi. Sinner è stato deciso. Ha preso spesso il controllo degli scambi, ha commesso qualche errore di misura. è vero, ma soprattutto col rovescio lungolinea è stato eccezionale. Ha perso il servizio una volta sola. ha salvato due palle break. ma soprattutto ha saputo alzare il livello quando ce n`è stato bisogno. chiudendo con la prima vittoria dalla finale degli Australian Open del 26 gennaio. Le prime parole sono ovviamente per la gente. l`onda arancione che lo ha spinto fino in porto dopo 104 giorni di navigazione solitaria: «Ho sentito l`amore della gente da subito. Dal primo momento in cui ho messo piede al Foro. È stato bellissimo. mi era mancato tutto questo. Non c`è posto più bello per me per giocare a tennis dell`Italia. Gli ultimi mesi sono stati lunghi. e se da un lato sono stato bene e ho potuto stare di più con la famiglia e gli amici, ora sono felice di poter tornare a fare quello che amo». Jannik e il suo pieno di emozioni. […] «Ho dormito bene – ha raccontato Sinner – , ho pranzato qui con i miei genitori, siamo arrivati presto». Una rifinitura al pomeriggio con Jacopo Berrettini come sparring e poi via, nel tunnel che porta al campo, quando i battiti del cuore li senti in gola e nelle orecchie fino a che l`urlo di benvenuto non ti travolge: «Sì, ero emozionato – ammetterà – ma un`emozione bella perché per me era un momento fondamentale. Che voto mi darei? Molto alto». Dopo lo stordimento iniziale Sinner è tornato a sentirsi al proprio posto: «Dubbi? Quelli li ho sempre. sarei arrogante se non fosse così. Nel terzo game ho sentito di nuovo la partita, ho ritrovato me stesso, ma posso far meglio. L`allenamento migliore sono le partite. Ho bisogno di fare tanti game, anche ai vantaggi, di ritrovare quel tipo di sensazione». […]

Sinner già in palla e molto sereno, ma serve pazienza (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Buona la prima. Banale, ma non scontato. Perché tre mesi di squalifica, peraltro ingiusta per il contesto in cui tutto il caso della sua positività al doping è maturato, avrebbero potuto incrostare il gioco di Sinner con una patina di ruggine difficile da ripulire in fretta. E invece il più forte giocatore del mondo ha ricominciato da dove aveva lasciato il 26 gennaio scorso con il trionfo agli Australian Open: con una vittoria che fa bene per ritrovare subito morale e che lo rimette immediatamente al centro del villaggio. Ovviamente non può essere una partita contro un avversario di buon livello ma non eccelso a fornire già tutte le risposte che cercavamo, noi e lui, ma sicuramente dal successo su Navone è possibile trarre giù alcune considerazioni. Innanzitutto, come era ovvio, Jannik ha riacquistato la serenità perduta nell`ultimo anno trascorso sotto il peso micidiale di una vicenda che poteva sottrargli definitivamente il piacere del tennis: lo si vede dal sorriso quasi perennemente stampato sul volto, dal linguaggio del corpo, dalla calma con cui ha accompagnato tanto i vincenti quanto i (pochi) errori. Da questo punto di vista, non c`è dubbio che rientrare proprio a Roma abbia rappresentato un sostegno fondamentale: fin dal suo arrivo lunedì, infatti, è stato coccolato, osannato, è stato avvolto da un calore quasi familiare e la passione del pubblico gli ha fatto subito dimenticare le ombre del bruttissimo periodo passato, garantendogli nel contempo un quid extra di motivazioni che lo ha caricato a dovere. Dal punto di vista tecnico, l`uso del rovescio lungolinea fin dai primi scambi per spingere l`argentino fuori dal campo segnala che dal punto di vista tattico Sinner ha già riacquistato tutte le coordinate, e anche negli spostamenti mi è già parso in palla, mentre gli si possono perdonare alcuni comprensibili errori di misura. Il successo a sorpresa di De Jong su Davidovich Fokina gli offre al prossimo turno un avversario di nuovo abbordabile sulla carta, che gli può permettere di proseguire nel prezioso rodaggio presumibilmente senza rischiare troppo. I possibili incroci con Cerundolo agli ottavi e soprattutto con Ruud ai quarti rappresenterebbero invece test probanti sul percorso verso la piena e ritrovata efficienza. Ma a tal proposito è fondamentale sottolineare come non si dovranno considerare un disastro le eventuali cadute che il cammino appena intrapreso potrebbe mettergli di fronte. E che arriveranno, come lui stesso è consapevole. Da ragazzo sensibile e intelligente, nonché seguito da un team eccezionale, Jannik sa che in questo momento occorre focalizzarsi solo sulla prossima partita, senza troppi svolazzi, in attesa di ritrovare i perfetti automatismi che lo hanno portato a dominare il circuito nell`ultimo anno e mezzo. […]

Cuore Sinner: «Che bello!» (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Mariano Navone è vestito da Carota Boy. Lui in arancione, Sinner tutto di nero. Sembra un tributo al numero uno che torna dopo tre mesi. Non è il solo, però. Lo stadio del tennis si mette in abito da tifo appassionato, e uno schizzo di arancione lo trovi ovunque. Bambini incappucciati da parrucche che li fanno somigliare a bottiglie di aranciata, gruppi di signore con felpe in tema, ognuna con una lettera da mostrare. Datemi una “jay”, datemi una “a”, e tutte insieme a comporre il nome del ragazzo che qualcuna di loro, chissà, avrebbe desiderato come figlio, o come nipote. Campione, ricco e tanto a modo… Due, lì vicino, con un vistoso cartello lo innalzano al soglio tennistico: Habemus Sinner! […] È ancora lui, è sempre il solito: 104 giorni dopo l`ultima partita. I commenti vanno in un`unica direzione. La verità sta nel mezzo, come sempre. Non è il Sinner delle migliori occasioni, delle finali irresistibili che ho ammirato. Ma al via di alcuni tornei, anche importanti (gli ultimi Australian Open, per esempio) l`ho visto giocare peggio, più incapsulato e trattenuto. Sembra uno che si sia preso una pausa, per rilassarsi e prepararsi al meglio, più che un campione sulla cresta dell`onda strappato ai suoi svaghi, rimasto un mese senza toccare racchetta e tre senza poter esercitare la propria podestà nei tornei. L’esame, però, è passato con il massimo dei voti, considerato tutto. Qualche colpo, sia con il dritto sia con il rovescio, prende ancora direzioni misteriose, a volte le gambe non trovano subito la giusta posizione, ma il volume di gioco che Jan propone è già oggi impressionante, e molto vicino a quello delle migliori occasioni. Insieme al rumore che produce la sua racchetta, inconfondibile nel timbro compatto che risuona ovunque per il campo, al ritmo che tiene negli scambi e al servizio che lo sostiene per tutto il match. Una confezione che vale la vittoria numero 22 di questa nuova serie che muove dal “Mille” di Shanghai, dello scorso ottobre. […] “Che bello”, scrive Jannik sulla telecamera dei messaggi. È il suo ringraziamento al pubblico e a chi l`ha «fatto sentire al centro di tanta attenzione» in queste giornate che hanno preceduto il match del rientro. «E’ stato un test importante – fa sapere -, contro un giocatore che su questa superficie vale molto di più. Stare a lungo fuori dal circuito porta a dimenticare i punti di riferimento che si hanno sul gioco, sul proprio fisico e su se stessi. Ora so da dove ripartire, e che cosa curare». Avrà altre ventiquattr`ore per farlo. Intanto, Jesper de Jong, l`olandese bislungo ai suoi primi passi nel Tour, gli ha tolto di mezzo lo spagnolo Davidovich Fokina, che veniva da una semifinale a Montecarlo, e da una lunga battaglia con Zverev nel terzo turno di Madrid. Ora la strada è sgombra. «Non sono stato perfetto, qualche colpo l`ho sbagliato, ma in generale mi sono sentito a mio agio. Sono contento, è stata una buona vittoria, la pressione la sento, ma è un tipo di pressione che mi fa bene, e posso affrontare con il sostegno di un pubblico che è davvero speciale, e non finirò mai di ringraziare». Navone, numero 99 (ma ex 29) non è tipo da impressionarsi, ma sa riconoscere i meriti altrui. «Ha un tennis talmente alto, Sinner, che alla fine non ti fa quasi giocare». Lui ci ha provato, e ne è sortito ridotto in briciole. Il primo punto è andato a Jannik, accolto dal boato del pubblico, poi una palla break per l`argentino, spazzata via dal numero uno, e subito dopo il primo break, nel quarto game. Tre a uno e conclusione rapida al nono gioco, 6-3 in 42 minuti. Più impacciata la seconda frazione, resa complicata da una seconda palla break a favore di Navone, e più ancora dal break argentino ottenuto nell`ottavo gioco subito dopo quello di Sinner, che sembrava pronto a chiudere il conto. Là Jannik si è scrollato di dosso gli ultimi dubbi e ha spinto la palla all`impazzata. Ancora break e chiusura sul 6-4 dopo 97 minuti complessivi. […]

Sinner, che bello (Lorenzo Ercoli, Corriere dello Sport)

Come prima, più di prima: il pubblico di Roma per la vita, la sua vita ti darà. Parafrasando Tony Dallara, il ritorno di Jannik Sinner ha risvegliato emozioni familiari, ma assopite da tre mesi di attesa. Sensazioni che ai tifosi, non solo italiani, erano mancate. Il Centrale vestito a festa, a tinte prevalentemente arancioni, si è goduto un`ora e 38 di tennis sfociata nel 6-3 6-4 di Sinner ai danni dell`argentino Mariano Navone, numero 99 del mondo. La gioia dei presenti si riflette negli occhi commossi di Jannik, nella pallata liberatoria lanciata in tribuna dopo il match point e nelle parole di sincero ringraziamento. 104 giorni dopo, le risposte del campo non possono essere le stesse della finale vinta a Melbourne con Zverev. Ma non è cambiata la risolutezza, quella che emerge quando il punteggio lo impone: una dote innata che, quando serve, non tradisce. I panni del numero 1, che indossa da 48 settimane, continuano a calzargli a pennello. L’ingresso in campo è trionfale. Peccato solo per il mancato passaggio pre-match dal ponte, dove la folla lo attendeva per un momento “alla Nadal”. […] Sinner rompe il ghiaccio tenendo il servizio a 30. Qualche ruggine si nota: alcune scelte innaturali e un attacco non seguito a rete per un`insolita titubanza. Nel terzo gioco Navone ha una palla break, ma è lì che emerge il Jannik glaciale, maestro delle situazioni delicate. Si salva e poi brekka: 3-1. Dopo appena quattro game, il pubblico ha già dimenticato la lunga assenza. L’atmosfera è elettrica, l`attesa di ogni punto è interrotta da urla di incoraggiamento. […] Il primo set va in archivio senza grandi paterni, Navone sbaglia poco ma difficilmente mette il rivale in situazioni scomode. L`altoatesino è brillante di piedi e si esprime a un livello medio di tennis sufficiente per controllare le operazioni. Le percentuali del servizio e le misure con qualche accelerazione di dritto sono due degli aspetti che andranno affinati nel corso del torneo. A fine partita i gratuiti sono 24, dato influenzato da un avversario che si prestava a un grado di aggressività più elevato (21-10 il dato dei vincenti). Nel secondo set, Navone gioca col coraggio di chi non ha molto da perdere. Jannik sventa una palla break nel quarto gioco, poi nel settimo piazza due perle: prima un attacco fulmineo per la parità, poi un rovescio lungolinea vincente per la palla break. Non è quella decisiva, ma basta aspettare pochi punti: 4-3 Sinner. Un po` di disabitudine si nota in un ottimo rovescio lungolinea non seguito a rete nel game che porta al controbreak di Navone. Ma l`azzurro non si scompone: brekka di nuovo e si invola verso il terzo turno degli Internazionali, dove affronterà Jesper De Jong. L`esultanza è composta, simile a quella vista in Australia dopo il terzo Slam. Compostezza che è segno di forza: quella di chi lavora, programma, vince. Il successo è la norma, non l`eccezione. Jannik e il suo team analizzeranno cosa è andato bene e cosa migliorare, ma ai tifosi tutto questo non serve. Le parole scritte sulla telecamera sono più che sufficienti: “Che bello”.

Ritorno al futuro (Stefano Semeraro, La Stampa)

Di rosso, oltre che ai suoi capelli, alle maglie dei carota boy e ai riflessi del tramonto, nel debutto romano di Jannik Sinner c`è anche un po` di ruggine: quella che gli hanno lasciato nei muscoli e fra i pensieri tre mesi senza partite vere. […] Ma va bene, benissimo così. Un piccolo ritardo agonistico e un minimo di rimbalzo emotivo, dopo una pausa così lunga, erano scontati persino per un freddo come lui. E poi Mariano Navone, terraiolo argentino dal tennis educato ma non troppo impegnativo, non poteva rappresentare un test davvero crudele. Infatti: Jannik, con qualche piccolo brivido qui e lì, l`ha chiusa 6-3 6-4 in meno di un`ora e 40, incassando come ricompensa un secondo turno più che abbordabile con l`olandese Jesper De Jong (n. 93 Atp, un vittoria per Jan nell`unico precedente) e soprattutto un pieno di applausi, di affetto, di sollievo del popolo del tennis. «Olè olè olè, Sinnèr, Sinnèr» è il refrain più classico; ma qualcuno ha azzardato anche un «Vai, cucciolo»: e allora capisci che Jannik ha dalla sua anche le ragioni del cuore, oltre che quelle della ragione tennistica. «Questi tre mesi sono stati lunghi», ripete l`amico ritrovato. «Mi sono divertito molto con la mia famiglia e i miei amici, ma ora sono contentissimo di tornare a fare quello che mi piace: giocare a tennis. E onestamente per me non c`è posto più bello al mondo di questo». Lo strumento più lucido, più pronto, è apparso il rovescio lungolinea, con cui ha spesso messo nell`angolo Navone. Le sbavature sono arrivate dal lato destro e dal servizio che ha ceduto una volta nel secondo set, facendosi raggiungere sul 4 pari, ma concedendo una delle tre palle break già al terzo game e piazzando il 60 per cento di prime. «Quando stai fuori non hai feedback, non capisci bene qual è il tuo livello. Stasera ho giocato un po` a strappi, a volte bene, altre non benissimo. Però sono contento, mi do un voto molto alto. Non tutto è andato come volevamo (il plurale maiestatis include sempre il team, dove a fianco di Cahill e Vagnozzi è comparsa ieri sera Fulvia Moscheni, esperta di comunicazione con un passato alla Juventus), ma gioco e risultati arriveranno. Ora sono felice di essere qui». […] «Ho pranzato con la mia famiglia, poi siamo venuti presto al tennis perché volevamo evitare il traffico di Lazio-Juventus. Mi sono sentito abbastanza tranquillo, anche se ovviamente all`inizio un po` di emozione c`era. I dubbi in questi mesi li ho avuti, ma la vita è fatta così, dobbiamo conviverci». […]

Jannik più fisico. Un rientro da 7,5 (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Che voto dare complessivamente a Jannik Sinner dopo tre mesi di forzato esilio? Merita 7, anche 7,5 considerando pure la solidità di Navone sulla terra. Il diritto è il colpo che Jannik negli anni ha migliorato tantissimo, il meno naturale, che crea ovviamente più problemi dopo la inattività. Soprattutto quando deve cercare la palla, in special modo alta, sbaglia più spesso. Anche per via della superficie, più viva e imprevedibile, la meno vincente finora, anche se è stata la prima che ha frequentato, qualche volta perde anche il tempo d`impatto. Quando si trova sotto pressione, le situazioni di partita che non vive da 104 giorni e che non possono essere replicate in allenamento, è sul dritto che mostra le crepe, mancando, di risposta, due palle break sul 3-3 del secondo set. Ed è col dritto che sbaglia tre volte, subendo il contro-break del 4-4. Ma si autoimpone di limitare gli errori e proprio col dritto, spingendo, si costruisce l`occasione del nuovo-break decisivo. Rovescio. Il colpo più naturale dell`azzurro regala subito gemme e scatena l`euforia dei 10.500 del Centrale, soprattutto in lungolinea, sembra quasi che non abbiamo mai smesso di frequentare i campo di gioco. Ma anche al salto, quando trova il suo timing perfetto nell`impatto, scatena tutta la sua potenza. Impattando la palla con quel suono, secco, che tanto ricorda il miglior Sinner. Abituato da sempre ad imporsi nello scambio sulla diagonale di rovescio Jannik da quella posizione del campo ha automatismi perfetti, e gioca quasi ad occhi chiusi. Servizio. Jannik piazza il primo e peraltro unico ace del match solo dopo 73 minuti, come viatico del 3-3 del secondo set. Ma al di là degli ace, nella frazione iniziale mette troppe poche prime (16/32), anche se ottiene il 75% dei punti. Trova comunque servizi potenti, oltre i 200 all`ora, perché questo colpo è il più allenabile da solo. […] Risposta. La risposta è forse il colpo che forse accontenta di meno Jannik. Tanto che, non trovando la posizione giusta, durante il secondo set, fa un insolito gesto di stizza, sempre auto-incitandosi a incrementare il rendimento. […] E` evidente che il colpo d`occhio non può essere ancora perfetto: ha solo bisogno di 5/6 partite. Condizione fisica. Si vede a occhio nudo che Jannik ha messo molta benzina nel motore: sulle gambe ha nuovi muscoli importanti che gli garantiscono sia sprint che resistenza. […]

Urlo Berrettini: “Roma è speciale” (Edoardo Innocenti, Corriere dello Sport)

«Se poteste sentire i miei battiti cardiaci capireste come mi sento.
Sono nato e cresciuto in questa città, ho sempre sognato di giocare qui sul Centrale. Mi è mancata questa atmosfera, è una questione di emozioni
». Matteo Berrettini è felice, quasi commosso, subito dopo la vittoria all`esordio contro Jacob Fearnley. Il romano, che tornava al Foro Italico dopo lunghi anni di assenza («quattro stagioni di sofferenza»), si è imposto sullo scozzese 6-4 7-6(0) in due ore scarse. Al prossimo turno sarà Berrettini contro Casper Ruud, numero 7 al mondo. «Per me Roma è un posto speciale, è il primo torneo che segno sul calendario; ovunque mi girassi vedevo qualcuno che conosco. Appena entrato in campo è giunto il primo brivido; ne sono poi arrivati altri nella parte finale dell’incontro». La sfida appare equilibrata. Fearnley si muove bene, colpisce con sicurezza, sembra a proprio agio sul “rosso” capitolino. Matteo alterna buoni colpi a errori banali ma, grazie alle sue innate capacità da “partitaro”, annulla una pericolosa palla break sul 2-3 e strappa il servizio all`avversario sul 4-4. Risultato: 6-4 Berrettini. Nel secondo parziale il livello dello scozzese sale, quello di Matteo scende, complice anche una comprensibile tensione. Fearnley si porta 4-1. […] Sul 5-3 lo scozzese va a servire per il secondo set, ma il Foro Italico capisce il momento e accende la magia. Il Campo Centrale è infuocato. Fearnley si procura due set point: annullati. Berrettini corre, picchia forte, lotta, è
lancia un urlo leonino, il pubblico è in visibilio: controbreak. Si va al tiebreak, la sensazione è che il match sia ormai indirizzato. Berrettini e Roma, insieme, chiudono 7-0 dominando. Matteo è raggiante, sulla telecamera il messaggio è eloquente: «Mi siete mancati!». Fearnley ha chiuso il match con i crampi, ma ha saputo mettere in seria difficoltà l`azzurro. «C`era tanta voglia di far bene, ma anche tensione. Nel secondo set mi sono complicato la vita, ma grazie al pubblico e all`energia che avevo dentro ho superato le difficoltà. Fearnley è un ottimo giocatore, in ascesa, sono ancora più soddisfatto della mia reazione». «Faccio tutti gli scongiuri del caso, ma mi sento bene – ha spiegato Berrettini -. Sembrava quasi impossibile che riuscissi a disputare questo torneo e invece sono qui; devo ringraziare tutto il mio team per il lavoro svolto. Non mi sono allenato tantissimo prima di Roma ed ero consapevole di non poter esprimere un grande tennis. Vedremo come andrà adesso, intanto sono felice di poter disputare almeno altre due partite: il singolare contro Ruud e il doppio in coppia con mio fratello Jacopo, un sogno che si realizza». […]

Jabeur triste, Paolini ride ancora (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Non era mai andata così avanti nel torneo di casa, Jasmine Paolini. Ci è riuscita in una stagione, l`attuale, in cui è chiamata a tante conferme e proprio per questo la prestazione di ieri deve essere salutata come incoraggiante in tale ottica. L’azzurra ha superato una grande interprete del tennis mondiale, la 31enne tunisina Ons Jabeur, non al massimo della forma ma sempre in grado di mettere in difficoltà chiunque con il suo tennis d`invenzioni e di ostica lettura. “Jas”, davanti al pubblico del Centrale che spesso incute timore, alla famiglia e allo staff, è andata due volte avanti di un break nel primo set, prima 2-0, poi 4-2. È stata ripresa in entrambe le occasioni, ma sul 5-4 ha strappato nuovamente il servizio alla tennista africana, due volte finalista a Wimbledon. Jabeur nell`occasione molto fallosa, ma brava la toscana ad approfittarne. Sull`onda dell`entusiasmo per la vittoria parziale, Jasmine Paolini è ripartita e nel secondo set ha servito molto meglio lasciando le briciole all`avversaria. Sul 3-3 è giunto il break bissato nel game finale per la vittoria meritata, come l`applauso del pubblico. Poi il classico sorriso e l`analisi lucida della partita: «Ottavi di finale, finalmente: Roma è fantastica, mi trascina. Sono contenta, l`importante era portare a casa il risultato contro un`avversaria forte e di grande esperienza. La chiave di volta del match è stata quella delle mie variazioni di ritmo e altezza
di palla
». Nel prossimo turno dovrà vedersela con la lettone Jelena Ostapenko, altra tennista imprevedibile e capace nelle giornate d`ispirazione di sconfiggere chiunque. Quest`anno a Doha le due si sono già incontrate e Jelena ha imposto all`azzurra un secco e duplice 6-2: «Contro la Ostapenko dovrò cercare di far gioco allungando gli scambi – ha proseguito Jasmine – Cercherò di spostarla, perché se è lei a comandare diventa difficile far partita pari. Ora penso al match di doppio per rimanere in clima». […] Il draw femminile, proprio nella parte in cui è inserita l`azzurra, ha offerto ieri una grande sorpresa, con l`eliminazione della tre volte vincitrice e campionessa in carica Iga Swiatek. Nona sconfitta stagionale per la polacca, contro l`americana Danielle Collins, testa di serie numero 29 e attuale 35 Wta. Nella prima frazione la statunitense ha dominato. Nella seconda l`ex numero 1 del mondo ha reagito pur non riuscendo a trovare quella solidità che per anni l`ha portata a essere quasi inavvicinabile sulla terra rossa. Iga si è issata sul 5-5, dopo aver annullato una palla match, ma non è riuscita a portare al terzo set la sfida. Dovrà lavorare e molto per tornare credibile al Roland Garros. […]

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