VAI SINNER (Crivelli). ORE 19, SINNER BACK (Ercoli). Ci sei mancato (Azzolini). Pazzi di Sinner (Semeraro). Finalmente Sinner (Carina). Musetti solido. “Strada giusta” (Innocenti). Musetti vince di slancio, “Sto bene”. La sorpresa Passaro elimina Dimitrov (Martucci).Il ruggito di Alcaraz, “Risposta ai dubbi” (Marchetti)
VAI SINNER (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Il sole tornerà a sorgere alle sette della sera. […]. E scalderà i cuori dei milioni di adepti ormai fedeli alla religione di Sinner, alla forza gentile di un ragazzo che con il lavoro, il sacrificio, il talento e senza proclami si sta prendendo il tennis e lo sta portando ad attraversare un’altra epoca d’oro e che finalmente potranno rivedere la luce. Il grande giorno è arrivato: dopo tre mesi di ombra – la squalifica seguita al patteggiamento con la Wada per il famigerato caso Clostebol – e a 104 giorni dal trionfo agli Australian Open, Jannik sarà di nuovo tra noi, e nel suo mondo. E non è difficile immaginare il turbinio di emozioni che lo travolgerà nel momento in cui sbucherà dagli spogliatoi su uno dei campi più iconici del circuito, ma anche l’esplosione d’entusiasmo del pubblico (dovrebbe esserci pure Federica Brignone) che come un’onda fuori controllo finirà per fargli toccare il paradiso. Conquista della terra. Un oceano d’affetto di cui, peraltro, si sono avute evidenti manifestazioni già in questi giorni senza sue partite: i cori da stadio della marea montante dei tifosi a ogni spostamento, a ogni passaggio sul ponte tra il Centrale e la lounge dei giocatori, oppure le tribunette strapiene già due ore prima dei suoi allenamenti, per essere sicuri di non perdersi neppure un minuto dello show come ieri, sul prediletto campo 5, dove ha scambiato per un’ora abbondante con Cerundolo, argentino come Navone, l’avversario del rientro, ma soprattutto raffinato interprete della terra rossa, e dunque un altro test d’efficienza nell’approccio ufficiale alla superficie. Oggi, già dai primi scambi, Sinner analizzerà il feeling con la palla, con i colpi, con l’adrenalina dell’agonismo: tre mesi senza tennis sono un’enormità anche per un fenomeno come lui. Ma al netto delle incognite sulla condizione tecnica e mentale da affinare, a cui servirà ovviamente più di una partita, da Roma al Roland Garros, magari passando per Amburgo, gli obiettivi di Jannik sono già scolpiti nella roccia. Intanto, riconfermare il dominio sulla concorrenza, neppure scalfito dall’assenza: la Volpe Rossa non perde dal 2 ottobre 2024, finale di Pechino contro Alcaraz, cioè 21 match; e il 2 giugno, in mezzo allo Slam parigino, festeggerà 52 settimane di fila al n.1 del mondo, quinto dell’Era Open a riuscirci dalla prima volta in cui si è issato al vertice. Con un potente stimolo in più, la ricerca del primo, grande trionfo sul rosso, la superficie meno amata. Al già leggendario palmarès di Jannik manca un sigillo di qualità sulla polvere di mattone che non sia solo la coppa di Umago 2022: e per chi l’anno scorso ha perso la semifinale del Roland Garros con un’anca ancora dolorante contro Alcaraz poi vincitore, o ha disputato due semifinali a Montecarlo perdendole per impicci esterni (la pioggia e le mattane di Rune due anni fa e la palla fuori non vista di Tsitsipas nel 2024), l’unico limite è solo il cielo. Simbolo Per un sogno tutto tricolore: Jannik, il fidanzato d’Italia, che riporta a casa il torneo di Roma e poi sottomette Parigi; sono passati 49 anni dall’estate magica di Adriano Panatta, un’eternità che Sinner può finalmente sospendere. E ascendere così una volta per tutte all’olimpo degli dei immortali, lui che in un anno e mezzo, dalla Davis vinta nel 2023 con i tre match point annullati a Djokovic, ha assunto su di sé il dolce peso di nuovo simbolo del tennis. Come gli è stato riconosciuto dagli avversari in questi giorni che finalmente cancellano la squalifica: «Il circuito ha bisogno di Jannik, per quello che rappresenta e per le passioni che suscita, e ne ho bisogno anch’io per essere un giocatore migliore», ha detto Alcaraz. Le stesse sensazioni di Draper, a cui lo lega una sincera amicizia: «Ci è mancato. È il tennista più forte per continuità, e la sua assenza è stata negativa per tutto il tennis». E ancora Ruud; «È fantastico riaverlo nel circuito». E pure la Sabalenka lo aspetta trepidante: «È bellissimo ritrovarlo tra noi, farò il tifo per lui». Il re è tornato. Evviva il re.
ORE 19, SINNER BACK (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)
Palla corta, passante di rovescio, sguardo e braccia al cielo. Così, il 26 gennaio, Jannik Sinner ci salutava nel trionfo scintillante dell’Australian Open contro Alexander Zverev. Dall’Happy Slam di Melbourne Park ai pini e le statue del Foro Italico, il numero 1 del mondo è finalmente pronto a tornare in campo, dopo la sospensione ufficiale durata dal 9 febbraio al 4 maggio. Oggi ci sarà un ultimo warm up e poi sarà il momenti di scoprire quale accoglienza il Centrale riserverà al campione di Sesto, che in sessione serale (non prima delle ore 19) affronterà il numero 99 del mondo Mariano Navone. L’argentino ha negato il suggestivo derby con il talentuoso Federico Cinà, classe 2007 che ha le carte in regola per togliersi tante gioie nella capitale e in altri grandi palcoscenici. Due giorni fa Navone ha però fatto valere esperienza e concretezza, questa sera ci riproverà con l’obiettivo di rovinare la… festa del Centrale, in quella che sarà la sua prima sfida contro un numero 1 ATP. Jannik dovrà ritrovare il ritmo partita, ma resta pur sempre un tre volte campione Slam, imbattuto dal 2 ottobre 2024, nella finale di Pechino contro Carlos Alcaraz. Da quel momento solo trionfi: Shanghai, Nitto ATP Finals, Coppa Davis e Australian Open. Vagnozzi però è stato chiaro: i tre mesi di stop non possono essere considerati un vantaggio, almeno nel breve periodo. L’allenamento della vigilia si è svolto con Francisco Cerundolo, lo stesso che nel 2023 gli aveva inflitto l’ultima sconfitta al Foro Italico; la passata stagione Jannik rinunciò a Roma per un problema all’anca. […] IL TEST. L’ora di tennis con Cerundolo ha dato segnali confortanti: il ritmo cresce visibilmente, ma solo la partita odierna potrà offrire risposte degne di valutazione. I campi del Foro quest’anno sono particolarmente lenti, e con l’umidità della sera questo potrebbe teoricamente aiutare la causa di Navone. Ma Jannik si lascia condizionare poco dagli agenti esterni, e quando si rivelano insidiosi sa come uscirne fuori. Sorridente nei giorni della vigilia, è chiaro quanto gli mancasse l’aria del circuito. Attribuirgli i favori assoluti del pronostico potrebbe sembrare azzardato, ma non è follia. I colpi sono quelli di sempre e la condizione atletica sembra ottimale. […]. E poi ci sarà la spinta del Centrale. Il ritorno non poteva avere teatro migliore: prologo ideale al Roland Garros, con la possibile tappa intermedia all’ATP 500 di Amburgo, dove è iscritto, per mettere eventualmente altri match sulle gambe. La speranza, però, è che a Roma giochi tante, tantissime ore. Magari fino a una sorprendente cavalcata verso il titolo, in un torneo dove non è mai andato oltre i quarti del 2022. Oggi, però, prima ancora del risultato, c’è la curiosità e il piacere di rivederlo in campo. Per tutto ciò che ha già dato, Sinner non ha nulla da dimostrare.
Ci sei mancato (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Il giorno della rinascita comincia all’imbrunire, quando la luce illumina di traverso le chiome di Monte Mario e i sussulti dello stadio Olimpico assumono le forme che vorrà dargli il vento, spingendoli tra i campi, sollevandoli e dilatandoli, fino a connetterli con la passione che il Centrale dedicherà al ritorno del figliol prodigio, Jannik Sinner. Lo stadio del calcio seguirà in diretta i cori e gli incoraggiamenti per il numero uno al ritorno dopo tre mesi, quello del tennis farà lo stesso, con i frastuoni che punteggeranno l’andamento della partita fra Lazio e Juventus. […] Un ace, un gol… Nella finale del 2000, vinta da Magnus Norman su Guga Kuerten, lo svedese ringrazia alla fine il pubblico dell’Olimpico, per «lo splendido incitamento che mi ha riservato». Forse scherzava, forse no, non si è mai capito…Mariano Navone è l’uomo del primo esame, e a Roma ha un nome con il quale non si scherza: ho già scritto, ma non guasta ripeterlo. Viene da In Agone, e così si chiamava anche la piazza, poi diventata Navona. Ospitava i giochi acquatici, squali compresi. Era il campo di battaglia e aveva il fondo concavo per dare profondità all’acqua. Navone ha origini italiane, questo è certo, ma lontane. Buon palleggiatore, terraiolo convinto, forse più felice di Sinner di giocarsela di sera, su un campo rallentato dall’umidità della giornata. «In Argentina mi chiamano La Navoneta. Un po’ come succede alla nazionale, che da quando c’è Scaloni a guidarla, chiamano La Scaloneta. Sono vezzeggiativi, mi fa piacere sapere che sono entrato nei loro cuori». C’è riuscito con un 2024 percorso a tutta velocità, con cinque vittorie challenger e due finali (Rio e Bucarest) nel circuito maggiore. È salito fino al ventinovesimo posto della classifica, poi è cominciata la discesa, e ora sembra impantanato nei bassifondi, al numero 99 prima di Roma, ma in risalita verso il numero 96. «Sinner è il più forte», dice sapendo che nessuno potrebbe smentirlo. «Un match contro di lui è la risposta migliore a chi mi chiede perché ho scelto il tennis». Sinner attende. L’allenamento dell’altro ieri con Ruud ha acceso l’ottimismo. Hanno giocato un set e mezzo, e non sembrava un’amichevole. Sette a sei il primo, poi la sospensione sul 3 pari nel secondo. Non male contro il vincitore del “1000” di Madrid. La vigilia (e forse le parole dette da Jannik nella prima conferenza stampa) smuove il “bentornato” da parte dei vertici del tennis. C’è quello di Medvedev, «sono certo che sarà quello di prima, magari anche più forte, e lo dimostrerà già da questo torneo». Quello di Aryna Sabalenka, «sono contenta del suo ritorno, tiferò per lui». E quello di Alcaraz, che non vedeva l’ora di ridare slancio ai SinAl, la ditta che – come i Fedal – univa i loro sforzi congiunti. «Mi mancava, è un tennista che sprona tutti noi a dare il meglio. Spero di incontrarlo presto, e poi ancora, per tante altre volte». Giornata ricca di impegni. Al Coni con coach Vagnozzi per il Collare d’Oro al merito sportivo consegnato dal presidente Malagò, poi sul campo con i bambini del Kids Day, e alle 16 l’allenamento con Francisco Cerundolo, l’ultimo ad averlo battuto (due anni fa) a Roma. Solite scene: tribune prese d’assalto e posti in piedi. Avverte Renzo Furlan, tra i papabili a prendere il posto di coach Cahill a fine anno, che in questi giorni lo ha seguito da vicino: «Ha lavorato duramente sul fisico, e si vede, è più strutturato. Non occorre misurarlo, basta guardarlo in allenamento per accorgersene. Non so come tutto questo si tradurrà sul campo, ma sono fiducioso, e penso che farà un’ottima figura. La logica, in questi casi, dice che gli occorrerà qualche match per tornare al massimo livello, ma ci arriverà e sarà pronto per Parigi, che è il suo obiettivo». L’ouverture spetta a Matteo Berrettini contro Jacob Fearnley, che ha chiuso la storia romana di Fognini. L’attesa è grande anche per lui, Matteo manca dal 2021. Il britannico è in crescita, ha un tennis lindo ed efficiente. «Matteo è determinato, sente il torneo, è carico a pallettoni», è ancora Furlan a dire la sua. «L’ho visto benissimo, il braccio viaggia che è un piacere, sta tornando il tennista che abbiamo ammirato in finale a Wimbledon». Appuntamento alle ore 11, a Matteo il compito di portare i fuochi d’artificio
(In aggiornamento)