Zverev peggiore numero 2 della storia? Perché non è così, e chi ha fatto di peggio. E di meglio
“Penso anche che i media amino abbattere i giocatori. Ho avuto due mesi negativi prima di Monaco, è vero. Non ho giocato un grande tennis. E all’improvviso ero il peggior numero 2 del mondo di sempre. E non meritavo di essere lì. Ma io sono lì perché ho vinto tornei. Sono lì grazie ai risultati. Il sistema di ranking non mente. Ottieni punti vincendo partite, vincendo titoli. Sì, so di non aver giocato al mio livello abituale, di non aver fatto ciò che volevo. Ma nemmeno Carlos, poi ha vinto Monte-Carlo”, così è intervenuto Alexander Zverev nel media day degli Internazionali BNL d’Italia 2025.
Un torneo speciale per il tedesco, che ha vissuto proprio a Roma due importanti sliding doors della sua carriera. Fu il primo 1000 vinto, nel 2017, che per la prima volta gli regalò l’ingresso in top 10. È stato poi, nel 2024, il primo 1000 portato a casa dopo il grave infortunio patito al Roland Garros 2022. Attualmente scivolato al n.3 al mondo ma per gran parte degli ultimi mesi n.2, Sasha è stato spesso definito “il più forte giocatore a non aver mai vinto uno Slam”, ma forse è ancora presto per poterlo dire. In molti, soprattutto tra i media, hanno però già preso ad etichettarlo come “il peggior n.2 della storia”. Ma, per svariati motivi, è un’eccessiva e scorretta presa di posizione.
Le statistiche parlano chiaro
Il palmares di Zverev, a cui letteralmente manca solo una vittoria Slam, è di primo livello. 7 Master 1000, 2 ATP Finals, un oro olimpico, 220 settimane in top 5 e ben 36 al n.2. Con tre finali Slam in tre Slam diversi, e vere difficoltà nei Major solo a Wimbledon. Una presentazione di tutto rispetto, che spinge ad una riflessione: Zverev chiaramente non è il miglior n.2 della storia, per quanto la sua carriera sia ancora in divenire e ci sono ancora chance per fare bene e inseguire il sogno Slam. Ma si può già correttamente affermare che c’è chi ha fatto “peggio”.
Tenendo conto di alcuni criteri oggettivi il più possibile, con il chiaro ausilio dei numeri, si è ragionato sui 13 giocatori che abbiano toccato come loro picco il n.2 della classifica ATP. E Zverev è ben lungi dall’essere “il peggiore”. Di seguito i criteri utilizzati per realizzare la tabella:
- Slam vinti (2 punti)
- Vittorie negli Slam (0,25 punti)
- Settimane al n.2 (0,5 punti)
- Settimane in top 5 (0,25 punti)
- Titoli vinti (1 punto)
- Vittorie contro top 10 (0,5 punti)
I n.2 della classifica ATP: dal migliore al “peggiore”
Due rapide premesse prima di leggere la tabella: i numeri di Casper Ruud e Zverev, le cui carriere sono ancora in corso, vanno ovviamente valutati in maniera ponderata, consapevoli che potrebbero variare e dunque migliorarne i posizionamenti (soprattutto nel caso di Sasha, che ovviamente punta al n.1 prima di chiudere la propria carriera; difficile, per quanto non del tutto impossibile, applicare al norvegese lo stesso discorso).
La seconda riguarda principalmente Ken Rosewall. Per quanto infatti anche per Arthur Ashe e Manuel Orantes vi sia l’asterisco di aver giocato parte della carriera senza il ranking ufficiale, dunque aver potuto affrontare meno top 10, hanno comunque giocato la lora intera carriera (salvo la primissima parte) nell’Era Open. Mentre l’australiano, “Kenny”, ha vissuto quasi del tutto tra i professionisti la vita da tennista, saltando ben 44 Slam, e ritirandosi agli albori dell’Era Open. Ciò vuol dire che avrebbe tranquillamente potuto essere n.1 prima dell’arrivo del computer. E gli Slam vinti sono otto, così come i titoli sono molti di più. Ma ovviamente viene presa in considerazione solo l’Era Open. In ogni caso, anche in questa situazione, Rosewall è ben lontano dal fondo della classifica.
Andiamo a vederla (tra parentesi i punti ottenuti per ogni statistica):
Slam | W Slam | S. n.2 | S. top 5 | Titoli | W top 10 | Totale | |
G. Vilas | 4 (8) | 138 (34,5) | 60 (30) | 358 (89,5) | 73 (73) | 60 (27,5) | 265 pt |
A. Ashe | 3 (6) | 106 (26,5) | 4 (2) | 269 (67,25) | 47 (47) | 30 (15) | 163,75 pt |
M. Chang | 1 (2) | 120 (30) | 49 (24,5) | 172 (43) | 35 (35) | 51 (25,5) | 160 pt |
K. Rosewall | 4 (8) | 92 (23) | 32 (16) | 258 (64,5) | 39 (39) | 10 (5) | 155,5 pt |
A. Zverev | 0 | 107 (26,75) | 36 (18) | 220 (55) | 27 (27) | 55 (27,5) | 154,25 pt |
G. Ivanisevic | 1 (2) | 110 (27,5) | 18 (9) | 136 (34) | 24 (24) | 60 (30) | 126,5 pt |
M. Stich | 1 (2) | 78 (19,5) | 34 (17) | 108 (27) | 19 (19) | 39 (19,5) | 104 pt |
M. Orantes | 1 (2) | 66 (16,5) | 3 (1,5) | 111 (27,75) | 43 (43) | 17(8,5) | 99,25 pt |
T. Haas | 0 | 108 (27) | 6 (3) | 29 (7,25) | 17 (17) | 48 (24) | 78,25 pt |
P. Korda | 1 (2) | 60 (15) | 14 (7) | 54 (13,5) | 11 (11) | 37 (18,5) | 67 pt |
A. Corretja | 0 | 61 (15,25) | 2 (1) | 25 (6,25) | 17 (17) | 31 (15,5) | 55 pt |
C. Ruud | 0 | 47 (11,75) | 3 (1,5) | 62 (15,5) | 13 (13) | 19 (9,5) | 51,25 pt |
M. Norman | 0 | 34 (8,5) | 6 (3) | 62 (15,5) | 12 (12) | 12 (6) | 45 pt |
Il n.2 peggiore di sempre
Escludendo dal conto Ruud, le cui statistiche di sicuro miglioreranno nel corso della propria carriera, la lotta per la tredicesima posizione è tra Magnus Norman e Alex Corretja. E, pesantemente penalizzato dal rendimento Slam, con sole 34, è lo svedese ad avere la peggio. Nonostante più settimane in top 5 non solo dello spagnolo, ma anche di Tommy Haas e Petr Korda, la costanza nel corso degli anni “peggiori” gli è mancata, e non ha mai saputo veramente dare filo da torcere ai migliori. In effetti 12 vittorie contro i top 10 sono un po’ pochine. Corretja si salva per il rotto della cuffia, grazie anche alle due finali al Roland Garros (entrambe perse) e a un buono storico contro i primi 10 del mondo.
Il n.2 migliore di sempre
Risolvere l’enigma della prima posizione era oggettivamente molto più semplice. Chi segue il tennis conosce bene la storia di Guillermo Vilas, che non è mai arrivato al n.1 al mondo solo perché ai tempi la classifica non veniva aggiornata tutte le settimane. Ma è un giocatore che vanta 4 Slam e ben 358 settimane tra i top 5. Senza voler considerare i 73 titoli, alcuni dei quali (nota spesso fatta per il record di Connors) non considerabili a vero livello ATP, è indubbio che la più “grande ingiustizia” della classifica l’abbia subita l’argentino, che avrebbe meritato decisamente la prima posizione mondiale.
Dietro di lui, in neanche 10 punti di distacco, ci sono gli altri quattro migliori. Ed è abbastanza probabile, per non dire sicuro, che in breve tempo Zverev supererà Ashe, Michael Chang e Goran Ivanisevic per mettere nel mirino Vilas. Chiaramente il suo obiettivo non è diventare il miglior numero 2, o certificare che sia il miglior giocatore a non aver mai vinto uno Slam. Ma ergersi sulla vetta del ranking e alzare (meritatamente) un trofeo Major. Prospettive che potranno realizzarsi, potranno rimanere semplici sogni, ma sono assolutamente concrete. Così come, concretamente, possiamo tirare con certezza le somme.
Alexander Zverev non è il peggior n.2 della storia!
E basterebbe anche così. I numeri, i punteggi accumulati sommando varie voci statistiche hanno decretato che il povero Norman (campione a Roma nel 2000, tra l’altro) è tra tutti i giocatori fermatisi sul secondo gradino del podio mondiale il peggiore. Così come Guillermo Vilas rimane, e probabilmente sempre rimarrà, lì irraggiungibile, il migliore. Sicuramente Zverev, nonostante la frustrazione delle affermazioni, e un po’ di scoramento manifestato, non può fregiarsi di questo “ambito riconoscimento“. E, se non dovesse mai effettivamente raggiungere il n.1, tra qualche anno la classifica analizzata potrà essere aggiornata.
Fino ad allora, il tedesco può proseguire nella rincorsa dei propri sogni. E riuscire lì dove solo tre degli undici numeri 2 attualmente ritiratisi hanno fallito: una vittoria Slam. Ai posteri l’ardua sentenza. Intanto Zverev gioca, il n.2 se lo tiene, per provare a brillare ancora più ardentemente. In fondo, il credito che ha con il destino da quel 3 giugno 2022 non lo ha ancora riscattato. E, Ivanisevic insegna, non è davvero mai troppo tardi nel tennis.