Causa PTPA/ATP, il giudice di NY: “ATP si astenga da pressioni verso i giocatori”
Un primo simbolico punto per la PTPA, in quella che è da considerarsi a tutti gli effetti come una lunga e non priva di ostacoli azione legale che vede coinvolte tutte le istituzioni tennistiche mondiali, dalla Atp alla Wta, dalla ITIA alla ITF; mercoledì a New York, il giudice distrettuale Margaret M. Garnett ha ordinato all’ATP Tour di astenersi da qualsiasi forma di ritorsione, o minaccia di essa, nei confronti dei giocatori che decidano di aderire alla causa antitrust intentata dalla Professional Tennis Players Association, guidata da Vasek Pospisil e supportata da altri 12 tennisti.
La decisione arriva in una fase iniziale ma significativa della disputa legale, che vede nel mirino le suddette istituzioni, con l’accusa di agire come un cartello, manipolando in modo illecito i meccanismi del mercato a scapito delle opportunità economiche dei giocatori.
Secondo quanto emerso, e riportato da Sportico.com, diversi giocatori avrebbero ricevuto pressioni, più o meno velate, per non aderire alla causa. In alcuni casi, si parla di richieste di firmare lettere precompilate per prendere le distanze dalla PTPA. A un giocatore, che aveva chiesto di fotografare il documento prima di firmarlo, sarebbe stato risposto che il presidente ATP Andrea Gaudenzi ne sarebbe stato informato. Altri tennisti avrebbero addirittura temuto ripercussioni sul piano economico, con ipotetici tagli a stipendi e pensioni.
Il giudice Garnett ha riconosciuto che, sebbene alcune di queste accuse non siano ancora supportate da prove schiaccianti, esiste un rischio concreto che i giocatori, soprattutto quelli lontani dai riflettori e dagli agi pertinenza reale di pochissimi, possano sentirsi intimiditi. “I tennisti professionisti uomini”, ha scritto, “non hanno alternative reali per guadagnarsi da vivere se non partecipando ai tornei ATP e agli Slam, e anche in quel caso, molti faticano a raggiungere un livello economico che gli permetta di proseguire nel tour”.
Per questo motivo, la corte ha ordinato che l’ATP distribuisca ai propri giocatori un comunicato ufficiale, informandoli dell’esistenza della causa e sottolineando che non subiranno alcuna conseguenza nel caso decidano di parteciparvi. Garnett ha inoltre ricordato come i regolamenti ATP contengano clausole che, di fatto, disincentivano qualsiasi azione contraria agli interessi dell’associazione. Un giocatore escluso dall’ATP, ha sottolineato, perderebbe ogni possibilità concreta di restare nel circuito.
Tuttavia, non tutte le richieste dei querelanti sono state accolte. Garnett ha rifiutato di estendere le stesse restrizioni comunicative anche agli altri enti coinvolti (ITF, WTA, ITIA), definendo la richiesta “eccessivamente ampia”. Ha anche respinto la proposta di vietare in toto all’ATP ogni comunicazione con i suoi membri riguardo la causa, ritenendola controproducente.
Infine, un chiarimento: anche nel caso un giocatore firmasse la posizione ufficiale dell’ATP contro la causa, ciò non gli precluderebbe la possibilità di aderirvi in seguito, qualora cambiasse idea o la class action venisse formalmente certificata.
Il procedimento legale, intitolato Pospisil et al. v. ATP Tour et al., è appena agli inizi, e non è detto che le accuse riescano a reggere nel lungo e complesso cammino giudiziario. Un primo risultato è stato ottenuto: i giocatori, nessuno escluso, non potranno più smarcarsi o far finta di farlo, adducendo motivazione di non conoscenza del caso, dell’azione legale e della situazione nel suo complesso. Sono e saranno informati da entrambe le parte, avendo le giuste tutele del caso. Adesso, a domanda specifica, non ci si potrà più nascondere e questo è un bene: si potrà finalmente capire chi finora abbia bleffato o abbia tentato di farlo.