WTA Roma: Keys “Senza le leggende, in molte possono vincere ogni settimana. Non sono cambiata dopo lo Slam”
Madison Keys è pronta al debutto al Foro Italico. La testa di serie numero cinque affronterà la vincente tra Gracheva e Tomljanovic.
D: Benvenuta a Roma. Come ti senti in vista dell’inizio del torneo?
Keys: “Sono davvero entusiasta di giocare a Roma. Ho ricordi incredibili e mi fa sempre piacere essere qui. Sono contenta di essere tornata“
D: Per quanto tu abbia giocato bene a Madrid, è in qualche modo soddisfacente venire qui e non sentire la pallina volare via, avere più tempo per colpire?
Keys: “Mi fa sentire sempre abbastanza bene tornare a giocare al livello del mare. Non ci sono le palle che prendono il volo all’improvviso. Quindi sì, mi sento a mio agio qui. Sono contenta che sia così e non viceversa“
D: Sei d’accordo che oggi ci siano tante giocatrici che dall’inizio di un torneo possono potenzialmente vincerlo, forse anche 20 o più? Come te lo spieghi? Il livello si è alzato o è il tipo di gioco? O magari la componente fisica o tecnica?
Keys: “Penso che ci siano decisamente tante giocatrici che possono vincere. Sta succedendo sempre più spesso in entrambi i circuiti, dove come hai detto tu, ci sono almeno 20 giocatori o giocatrici che non ti sorprenderebbe veder vincere il torneo. Credo che una parte del motivo sia che abbiamo perso alcune delle nostre leggende. Non c’è più Serena Williams in ogni tabellone e non dai per scontato che vinca. Nel circuito maschile non ci sono più Roger, Rafa e Novak ogni settimana. Ma credo anche che il livello medio si sia alzato tantissimo. Il margine d’errore è diventato molto più ridotto. E questo si vede anche nei risultati: le partite sono più combattute e, se entrambi giocano bene, esce fuori una bella partita, dove a fare la differenza sono un paio di punti. In generale, penso che tutti siano migliorati molto. Il gioco è diventato molto più fisico. Tutti stanno investendo di più nelle loro carriere, con fisioterapisti, preparatori atletici e figure come queste. Sempre più giocatori sono più veloci e forti, mentre riescono a restare sani e in forma più a lungo“
D: Come pensi sia evoluto il tuo modo di giocare sulla terra rispetto agli anni passati? Quali sono gli adattamenti? È un processo che avviene mano a mano che la stagione sulla terra avanza o è come premere un interruttore?
Keys: “Penso di averci messo qualche anno per capire quanto del mio gioco volessi adattare a questa superficie. Qualche anno probabilmente ho giocato in modo un po’ troppo passivo e ho cercato di diventare una giocatrice da terra battuta. Poi altre volte ho provato a essere più aggressiva come sul cemento. Sento di aver trovato negli ultimi anni il giusto equilibrio per giocare come voglio, con piccoli aggiustamenti. Credo che sia una di quelle superfici dove, similmente alle altre, più partite giochi, più a tuo agio ti senti“
D: Considerato da quanto tempo sei sul circuito e quanto desiderassi vincere quello Slam, sei sorpresa di non sentirti diversa ora che finalmente hai ottenuto quel qualcosa che hai voluto per così tanto tempo?
Keys: “Un po’. È la prima volta che so di non avere più quello come obiettivo principale. Penso che ci siano alcuni aspetti personali in cui inizi a cambiare un po’ prospettiva. Da quel punto di vista, è diverso. Ma allo stesso tempo, la realtà è che hai semplicemente vinto un altro torneo. Sì, è il più importante. Ma alla fine credo che tutti noi diremmo che quando ne vinci uno, non ti senti davvero soddisfatto: vuoi andare a vincerne un altro. Da quel punto di vista è tipo: ok, è stato bello e divertente, ma ora voglio concentrarmi sul prossimo e cercare di vincerne un altro“
D: Cosa pensi delle giocatrici che si prendono una pausa dal circuito, poi tornano dopo aver avuto un figlio, diventano madri e rientrano? Ti vedi in futuro a essere una di loro? Inoltre, hai una situazione particolare: il tuo allenatore è tuo marito. Tutto questo insieme, secondo te, significa che i mariti di questa generazione sono migliori rispetto al passato?
Keys: “Penso che sia fantastico che ci siano così tante mamme nel tour. Dimostra quanto siano resilienti le donne. Credo che il supporto del tour sia incredibile e che ci siano tante opportunità per le giocatrici di costruirsi una famiglia e poi tornare a competere, continuando a far parte di questo sport. Non so se sarà così per me. Non sono arrivata a pensare così lontano (sorride). Vedremo un giorno e allora avrò una risposta migliore da darti. Ovviamente ho davvero apprezzato avere Bjorn come allenatore in questi ultimi anni. Non era decisamente qualcosa che avevamo pianificato. È bello vedere tuo marito ogni giorno, quindi quello è sicuramente un bonus“
D: Una domanda sulle generazioni nel tennis. Per te e tutte le giocatrici nate nel 1995. Quest’anno farai 30 anni e avete avuto tutte carriere molto diverse. È qualcosa a cui hai mai fatto caso? Hai sentito un senso di legame con Krejcikova o Jen Brady, magari una sorta di rivalità, oppure hai semplicemente seguito i loro percorsi perché avete la stessa età?
Keys: “Non penso di averci mai pensato molto. Jennie la conosco perché abbiamo la stessa età, crescendo insieme da juniores. La prima volta che ci siamo affrontate avremmo avuto 10 anni. Quindi ci conosciamo da tantissimo tempo. Credo che abbia più a che vedere con il fatto che ci siamo allenate insieme e frequentate per così tanto tempo, per questo siamo così vicine. Penso che si tratti più in generale del gruppo di ragazze, ora donne, con cui sono cresciuta. Direi che riconosco di più le persone con cui ho giocato nei tornei giovanili e che poi ce l’hanno fatta a livello professionistico“
D: Negli anni si è visto come a volte i giocatori possano faticare quando affrontano un avversario infortunato. Se l’altro è limitato da un problema fisico, può condizionare mentalmente ed essere complicato. Qual è la tua esperienza in merito? È difficile gestirlo? Hai mai giocato una partita in cui questo ti ha condizionata, in cui non hai giocato liberamente?
Keys: “Non ricordo un episodio preciso, ma sicuramente è successo. Se sai che qualcuno ha un problema fisico, magari ogni volta che cammina verso la rete ti chiedi: “Abbiamo finito? Ho vinto?” È difficile perché devi davvero concentrarti molto di più sul tuo lato del campo. Invece quando sei tu quella infortunata, giochi a braccio sciolto e tiri tutto. E a volte quei colpi entrano, quindi si gioca in maniera più fluida. È una situazione complicata“
D: Riguardo il sistema elettronico sulla terra battuta, ti piace? Pensi che dovrebbe essere introdotto anche al Roland Garros?
Keys: “Non lo so (sorride). Ho sensazioni contrastanti. Da un lato è ottimo perché elimina le discussioni. Non hai più il giudice di sedia che scende e non puoi litigare sul fatto che la palla abbia toccato o meno la linea. Però so anche che il sistema elettronico ha un margine di errore. Diventa complicato quando vedi un segno sul campo che è chiaramente fuori, ma lo schermo ti dice che ha toccato la riga. Quindi non so, non ho ancora un’opinione definitiva. Però mi piace il fatto che si debba continuare a giocare, senza lasciare spazio alle discussioni“
Di Beatrice Becattini