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ATP Madrid, Shelton e lo spauracchio doping: “È una follia stare attenti a bevande e cibo”

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“E’ successo a lui, ma potrebbe succedere anche a me”. Non è un virgolettato del soggetto in questione, ma il sottotesto sembra andarci molto vicino. Oltre a spaccare l’opinione pubblica, il caso Clostebol che ha visto Jannik Sinner come spiacevole protagonista, ha lasciato un preoccupante monito circa le contaminazioni a cui un atleta potrebbe andare incontro senza la sua volontà, senza minimamente rendersene conto. Ne aveva parlato già Aryna Sabalenka, ma così come la tennista bielorussa tanti altri vivono nel terrore di incappare in situazioni del genere. Ben Shelton è l’ultimo della lista ad esprimersi in merito, sentenziando: “E’ una follia, è tutto molto stressante”

L’americano è reduce dalla vittoria in rimonta su Mariano Navone, bagnando con un buon esordio la campagna di Madrid e dando seguito alla finale di Monaco persa con Zverev, risultati che testimoniano la grande progressione di Ben sul rosso. I successi in campo non leniscono la paura in merito ai controlli anti-doping che lo statunitense vive alla stregua di una spada di Damocle perenne, così come per tanti colleghi: “E’ molto difficile da gestire. Abbiamo sempre avuto la pressione di comunicare in tutti i momenti dove eravamo in una certa ora, però ora c’è molto di più”.

Una fobia che si traduce in una prassi che il nativo di Atlanta applica per non incappare in conseguenze sgradevoli: “Ho una sveglia sul cellulare alle 15:00 tutti i giorni dell’anno per ricordarmi di controllare se ho aggiornato la mia posizione all’ora stabilita perché possano venire a farmi un controllo antidoping. Se vengono e io non ci sono è una sanzione, nel caso si accumulino tre, sarebbero due anni di sospensione. Se ti chiamano e non ci sei, hai un’ora per raggiungerli. Mi è capitato una volta e fu molto stressante, ma fortunatamente arrivai in tempo”

Oltre ai controlli serrati, quello accaduto a Sinner e a Swiatek ha fatto scuola in senso negativo generando un timore quasi nevrotico anche in contesti extra tennistici, come può essere una semplice cena. Shelton non fa eccezione e conferma che, per quanto possibile, cerca sempre di stare in guardia: “Se qualcuno mi dà la mano o mi tocca la spalla per salutarmi, penso a se abbia o meno qualche crema che possa entrare nel mio metabolismo e farmi risultare positivo. Sarebbe impossibile dimostrarlo, per questo siamo molto attenti ai contatti da tenere. Succede lo stesso con le bibite e il cibo: dobbiamo essere certi che non abbiano contaminazioni.

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