ATP Barcellona, i saluti di David Ferrer: “Mi porto dietro tanti bei ricordi, è stato come chiudere un ciclo”
David Ferrer si congeda da direttore del torneo di Barcellona. Aveva preso il testimone da Albert Costa e ora il comitato del torneo deciderà in quali mani affidare le prossime edizioni.
D: Cosa ti porti via da questi anni come direttore del torneo?
DAVID FERRER: Mi porto via tante cose, ma soprattutto l’affetto del Club de Tenis, di Tennium e di tutti i lavoratori. La verità è che sono stati sei anni che, a livello personale e professionale, mi hanno entusiasmato. È stato il lavoro che più mi ha riempito, sotto ogni punto di vista. Sono molto grato per la fortuna che ho avuto: un torneo che ho vissuto da fan da bambino, quando venivo con i miei genitori durante le vacanze, poi ho avuto l’opportunità di giocarlo da professionista, disputare quattro finali, e infine diventare direttore. Come ho detto, questo torneo è molto significativo per me, è come il finale perfetto di una storia. Finisce un ciclo, ed è un po’ la mia vita: sapere quando iniziare e anche quando lasciare andare. Quindi me ne vado felice, molto contento. Il torneo è in buone mani. Alla fine, fa parte della storia del nostro sport, hanno vinto i migliori. Il mio predecessore, Albert Costa, ha fatto un lavoro incredibile, e sono sicuro che anche il mio successore farà molto bene. È una grande opportunità, una responsabilità, ma sono fiducioso che andrà tutto per il meglio.
D: Complimenti David per questi sei anni e grazie per la cordialità che hai sempre avuto con noi. Dicevi che una delle cose che hai imparato nella vita è sapere quando iniziare e quando lasciare andare: quando lo senti?
DAVID FERRER: Lo senti quando perdi l’entusiasmo o la motivazione per affrontare nuove sfide, o quando non hai più l’energia necessaria per dare tutto. Nella mia carriera da professionista, quando ho capito che non avevo più il ranking giusto e l’energia per competere al massimo livello, ho deciso subito di smettere. Nei lavori che ho svolto, ho avuto lo stesso approccio. Non so se è coerenza o onestà, ma mi piace essere così. Mi piace chiudere bene i cicli, e credo che sia importante affinché si aprano nuove porte. Sono stati sei anni molto belli e intensi, perché è una grande responsabilità. Ho anche una famiglia, un’accademia, sono capitano di Coppa Davis… bisogna saper dare le giuste priorità.
D: Ancora non si sa chi sarà il tuo successore, ma che consiglio gli daresti?
DAVID FERRER: Non mi piace molto dare consigli nella vita. Credo che chi verrà farà un ottimo lavoro. Ha abbastanza esperienza nel mondo del tennis, sarà ben supportato sia dal Real Club de Tenis Barcelona sia da Tennium, che è da anni nell’industria del tennis. Io stesso mi sono sentito molto supportato, e chi verrà sarà in buone mani e imparerà tanto. È un ruolo impegnativo, ma anche molto stimolante.
D: Qual è la prossima porta che ti piacerebbe aprire?
DAVID FERRER: Mi piacerebbe avere più tempo per me stesso, è quello che desidero di più. Per il resto, non lo so. Quest’anno ho la Coppa Davis, con l’obiettivo di qualificarci per le Finals. Volevo concludere bene qui a Barcellona. Ci sono sempre impegni, sponsor… Voglio finire quest’anno e poi, l’anno prossimo, capire cosa posso o voglio fare.
D: David, qual è il ricordo più bello che ti porti via dal torneo, sia come giocatore che come direttore?
DAVID FERRER: Da giocatore, sicuramente il match di addio. È stato molto bello, c’era la mia famiglia, ho chiuso un capitolo della mia carriera sulla centrale contro Rafa. È stato davvero speciale. Come direttore, mi porto dentro le persone che ho avuto accanto: tutti i lavoratori, che fanno un lavoro incredibile, il rapporto con Enric Molina con cui ho condiviso tanto. È stato intenso e positivo. Organizzare un torneo non è facile senza le persone giuste intorno. Sono grato anche al presidente Jordi Cambra, a José Cuevas, e una menzione speciale per Xavi Pujol, che mi ha dato grande libertà nelle decisioni. Non è scontato avere questa fiducia in un torneo che appartiene a un club con tanta storia. Mi ritengo una persona fortunata: lo dico sempre, sono nato con una stella.
DOMANDA UBITENNIS: Qual è stata, secondo te, la decisione strategica più importante che ha migliorato il torneo? E com’è stato il passaggio da giocatore a direttore con tutti i rapporti con l’ATP?
DAVID FERRER: Ci sono tante cose di cui vado fiero, ma ad esempio quest’anno abbiamo finalmente ridotto il tabellone da 48 a 32 giocatori, cosa che desideravo da tempo. È stato un bel passo avanti per il futuro del torneo: permette di offrire un trattamento migliore ai giocatori, di avere match di qualità già dal lunedì e un campo centrale sempre pieno. Il pubblico qui è molto appassionato di tennis. Come giocatore, non ero consapevole di tutto il lavoro che c’è dietro. Da direttore, appena finisce l’edizione già pensi a come migliorare la prossima. È un’evoluzione. Lavori con i rappresentanti dei giocatori, ascolti le loro esigenze. Con il tempo capisci sempre di più e questa esperienza mi servirà per il futuro, anche se un giorno dovessi diventare allenatore. È importante avere una visione più ampia, apprezzare lo sforzo che fanno i tornei per accogliere al meglio i giocatori. Da giocatore non lo capivo, ma ora sì: si lavora un anno intero per una sola settimana.
D: C’è un giocatore che ti è rimasto un po’ “sul cuore” per non essere riuscito ad averlo al torneo?
DAVID FERRER: No, sinceramente sono stato molto fortunato. Dopo una figura come Rafa, che è stato il simbolo del torneo con 12 vittorie, ho avuto la fortuna di vedere arrivare un altro giocatore dello stesso profilo, altrettanto speciale e carismatico: Carlos Alcaraz. Questo ha aiutato moltissimo il torneo, a livello di pubblico, sponsor e tutto il resto. Quindi non posso lamentarmi. Certo, sarebbe stato bello avere Djokovic, quest’anno sembrava possibile, ma non è una delusione. Al contrario, avere Carlos è stato un soffio d’aria fresca, e potremo godercelo per tanti anni ancora.
D: Sai se ti hanno chiesto un parere sul tuo successore? E pensi che Toni Robredo sarebbe un buon direttore del torneo?
DAVID FERRER: Questo lo annunceranno ufficialmente il Real Club de Tenis Barcelona e Tennium. Io ho piena fiducia in entrambi, chiunque scelgano farà bene. Se mi chiedi personalmente di Toni, e se fosse lui – non lo so – penso che sarebbe un ottimo direttore. Ha vinto il torneo, ha grande esperienza nel tennis, entusiasmo, voglia. Ci sono molte persone capaci, ma se fosse Toni, credo che sarebbe perfetto.
D: Ti porto un attimo fuori dal tema sportivo: quest’anno il torneo ha fatto la storia inserendo per la prima volta un raccattapalle con sindrome di Down. Che ne pensi? Hai avuto qualche riscontro?
DAVID FERRER: Sì, certo, ho ricevuto tanti riscontri. Credo sia stata una bellissima iniziativa. Lo scorso anno si era già fatto qualcosa, e quest’anno abbiamo pensato che fosse giusto riproporlo. È importante. È stato fatto tutto molto bene, e i risultati sono lì da vedere. È un bel messaggio e sono molto contento.