Il sapore della terra nel dolce risveglio primaverile: Cobolli e Darderi riscoprono la loro forza
Il sapore della terra nel dolce risveglio primaverile: si può condensare in queste poche parole il ritorno della terra battuta nel calendario ATP, la prima settimana di tornei della stagione europea sul rosso ha dato lustro al tennis italiano rispolverando e lucidando il 2025 di Flavio Cobolli e Luciano Darderi che a distanza di una manciata di ore ci hanno regalato il 100° – il primo a firma di Adriano nazionale nel ’71 a Senigallia – e il 101° titolo dell’Italia da quando esiste il massimo circuito mondiale: +9 nell’aggiornamento del ranking, rispettivamente salgono al n 36° (a sei posizioni dal best ranking) e al n 48° (a sedici posizioni dal best ranking) della classifica ATP. La giornata di domenica 6 aprile resterà per certi versi nella storia del tennis italiano, se si considera che è stata solo la terza volta in cui uno stesso giorno ha regalato due titoli azzurri: in precedenza era accaduto il 24 aprile 1977, quando Bertolucci trionfò a Firenze e Barazzutti a Charlotte, e il 22 luglio 2018, quando Fognini si aggiudicò Bastad e Cecchinato alzò al cielo croato il trofeo di Umago. In un’altra occasione, due giocatori azzurri hanno vinto due titoli in due giorni consecutivi: Lorenzi vinse Kitzbuhel il 23 luglio 2016, Fabio Fognini conquistò Umago il giorno successivo.
Un’annata per entrambi sin lì opaca e avara di soddisfazioni ha ritrovato la luce, rigenerando consapevolezza e fiducia, allontanando le amnesie per riappropriarsi del proprio valore. Certamente, la competitività dei tabelloni tra la Romania e il Marocco era tutto fuorché di primo ordine. Basti riflettere che nei tre tornei 250 svoltisi nella prima settimana di aprile (Houston, Bucarest e Marrakech), sono stati presenti in gara soltanto due Top 30, le prime due teste di serie in Texas ovvero Paul e Tiafoe.
Ma proprio perché gli avversari affrontati lungo il percorso del torneo non sono stati ostacoli dal grado di levatura eccezionale, vale ancora di più il cammino di cui si sono resi protagonisti Flavio e Luciano. Pesa molto il titolo conquistato poiché nessuno dei due aveva brillato nel 2025, perciò saper cogliere l’occasione quando non si è forma in una vetrina dove sono tanti i candidati a potersi infilare nel corridoio vincente è sintomo di grande spessore morale e mentale.
Il lupacchiotto Cobolli si prende Bucarest nella fredda primavera rumena
A Bucarest, Cobolli ha ritrovato se stesso ma più che altro ha ritrovato il suo fisico. In stagione prima di volare in Romania, escludendo dal conteggio i due successi in United Cup ai danni di Stricker e Humbert, giunti nei primi due incontri dell’annata e di conseguenza quando si era ancora nel 2024, erano arrivate 9 sconfitte con altrettante eliminazioni all’esordio su 10 incontri complessivi (prima del trionfo rumeno, era reduce da una striscia aperta di 8 KO consecutivi in ambito ATP). L’unica vittoria, peraltro a livello Challenger, si era materializzata al primo turno di Phoenix con la wild-card americana Spizzirri.
Le cause di un rendimento completamente da dimenticare nel primo blocco di calendario del 2025, sostanzialmente quello che va dal primo Slam dell’anno fino al Sunshine Double, sono da ricercare in una precaria forma fisica. E’ naturale che poi la stagione della conferma, come dimostrano svariati casi nella storia del tennis, sia sempre più difficile da gestire rispetto alla precedente in cui ti affermi in Top 100 emergendo dal magma dei Challenger, rapidamente scali la classifica, entri a far parte dei primi 50 del mondo fino addirittura a toccare la Top 30. Quando devi replicare un determinato livello, con però un insieme di pressioni e di aspettative che prima non avevi perché se in passato eri una novità adesso tutti ti aspettano al varco, per assestarsi è fisiologico vivere un anno più altalenante che riabbassi un po’ il tuo mirino di ambizioni.
Ma come detto, per Flavio la motivazione da addurre che ha provocato il calo è prettamente di natura fisica: dunque una stagione che dovesse concludersi attorno alla Top 50 o poco fuori andrebbe digerita con serenità e tranquillità poiché non sarebbe il frutto di problematiche insanabili. Flavio è il classico giocatore che permea molto del suo tennis sull’aspetto atletico: è un tennista che quando sta bene fisicamente, quando il fisico risponde a dovere esprime il suo miglior potenziale coprendo meravigliosamente il campo e sapendo diligentemente discernere i momenti della partita dove è più congeniale pressare da fondo oppure dove invece è più conveniente giocare di rimessa al contrattacco. Quando però in un tennista come Cobolli, viene meno il fisico, ecco che il suo tennis perde di colpo 2/3 categorie.
E prima di Bucarest, in tutto il 2025 erano stati infinite le interruzioni di natura fisica, alcune veramente casuali e non riconducibili alla sua attività di atleta come i postumi di una tonsillite in California, altre più croniche come l’infortunio alla spalla che lo ha pesantemente condizionato nella off-season. Il vero problema è stato infatti non poter svolgere la preparazione atletica invernale come avrebbe voluto, ricordiamo in tal senso la forzata rinuncia alla trasferta ad Alicante per allenarsi con Alcaraz nell’accademia di Ferrero, anche perché già a fine 2024 in tal senso aveva mostrato segnali di allarme fisico, tutto ciò che è venuto dopo è stata una conseguenza.
Tuttavia, ecco che proprio Bucarest può essere la svolta di una stagione. Un torneo vinto, che per il classe 2003 è il primo titolo della carriera, che ha visto nella vittoria in rimonta al primo turno con Gasquet il giusto viatico per ritrovarsi e acquisire la giusta dose di convinzione, per poi concludersi con un’ultima tappa di grande importanza. Affrontare in finale un terraiolo appuntito, smunto e che sa toglierti il tempo pur giocando con estrema rotazione come Sebastian Baez, che oltretutto a certi latitudini sa governare magistralmente i tabelloni solitamente sguazzandoci in determinati palcoscenici, e far vedere tutta la propria personalità in un finale emotivo che ti prova i nervi è stato il miglior segnale in vista del prosieguo dello swing sul rosso, più significativo anche del titolo in sé. I 6 match point che si è visto cancellare, il rientro argentino (il più vincente a livello ATP sulla terra dal 2022 in poi, a dimostrazione del calibro dell’avversario battuto con un bilancio di 7 vittorie e 3 sconfitte nelle finali) nel secondo set dal 5-2, il secondo tentativo di servire per il match cominciato perdendo il primo quindici non hanno smontato la stabilità psicologica di Flavio, che anzi quando il match si arruffa si esalta splendidamente.
Il tutto eseguito in condizioni atmosferiche veramente al limite, un freddo boia che ha avvolto Bucarest e che tennisticamente vuol dire che la palla si fa fatica a farla camminare. Addirittura un accenno di neve poche ore prima che la finale prendesse vita, ma ciò non ha minimamente disturbato Flavio che ha perfino trovato ancora più sicurezza in tale atmosfera per intelligentemente controllare la sfida con la sua immensa qualità difensiva.
Darderi batte un colpo e cuce la fuoriuscita dei punti della semifinale a Houston
Le orme dell’analisi su cui si muove la seconda affermazione della carriera di Luciano Darderi, ripercorre con tanti punti di contatto la cavalcata ungherese di Cobolli. Anche per Luli, il 2025 si apprestava ad essere una stagione da vivere intensamente con una robusta forza d’animo, consapevole di reggere i letali tumulti che lo spietato circuito tennistico ti impone e in grado di tenere il timone dritto pur essendo conscio che la nave oriunda avrebbe inevitabilmente imbarcato molta acqua nel tragitto per giungere a destinazione. Il quesito da porsi era il seguente, riuscirà ad evitare di naufragare nonostante si ritroverà costantemente sull’orlo di affondare? A livello ATP, prima del Marocco 8 KO su 10 incontri: a Miami contro Martinez a Rio per ritiro di Dellien.
Dopo l’exploit con l’incredibile successo da qualificato a Cordoba, il ventitreenne di Villa Gesell era chiamato a mostrare miglioramenti anche su superfici che non fossero la prediletta terra rossa. E da questo punto di vista, ciò non si è visto. Ma parliamoci chiaramente, per Darderi anche solo trascorrere l’intera carriera in Top 50 sarebbe un gran lusso. Lu sì che è uno dei pochissimi specialisti ancora in gioco, sono queste le settimane in cui deve macinare punti per mettere fieno in cascina e così facendo da poter affrontare più serenamente i momenti di magra.
Se in un challenger Flavio aveva ottenuto l’unica vittoria della sua stagione prima di Bucarest, sempre un appuntamento Challenger ha restituito a Luciano la sensazione di sentirsi forte. La finale a Napoli, nella settimana precedente a Marrakech, nonostante l’abbia persa da favorito gli ha donato nuovamente il gusto per la lotta (si è successivamente preso la rivincita su Kopriva nei quarti marocchini). Perché uno come lui se non prova piacere nel faticare punto dopo punto, nel giocarsi match maratona da combattimento estenuante, in primis smarrisce vigore agonistico e conseguentemente il suo gioco si depotenzia in maniera significativa perché il proprio tennis muscolare non ha più i corretti basamenti su cui appoggiarsi.
Un trionfo che acquista ancora più rilevanza se si considera che proprio in questa settimana a Darderi sarebbero usciti i punti della semifinale a Houston ottenuta nel 2024. Anche lui ha disputato una settimana in cui match dopo match è cresciuto di rendimento e qualità generale del suo tennis: in semifinale battuto il finalista delle ultime due edizioni Carballes Baena. Ma come Cobolli, anche Luciano ha messo a segno lo scalpo più pesante in finale: superando con un doppio tie-break un rivale di livello come Tallon Griekspoor, che non sarà un terraiolo puro ma è pur sempre un primi 40.
Dunque, un ottimo approccio alla terra che sa di primavera per Flavio Cobolli e Luciano Darderi. Hanno riscoperto la loro forza, ora proveranno ad accendersi di rosso fuoco.