Mai dare per vinto Casper Ruud. La stagione sul rosso per rilanciarsi ancora una volta
Come da tradizione, inizia il periodo sul rosso europeo e si torna a osservare con occhi diversi i terraioli. Tolta l’attuale top 5, estremamente competitiva sul rosso, i nomi che vengono in mente subito dopo sono sempre gli stessi. Stefanos Tsitsipas, Casper Ruud, Andrey Rublev (forse non proprio terraiolo, ma i suoi risultati sul mattone tritato parlano per lui), un po’ dietro Holger Rune e, anche per spirito patriottico, terminiamo la lista con Lorenzo Musetti. Cinque tennisti che nessuno dei big vorrebbe trovarsi di fronte in questo frangente della stagione e che, puntualmente, quando c’è da sporcarsi i calzini, si fanno avanti con uno spirito di rivalsa gladiatorio. I risultati, quindi, sono sì una diretta conseguenza della capacità di giocare con un istinto naturale sul manto arancione, ma ancor prima derivano dalla sicurezza mentale che la sabbiolina color argilla conferisce loro.
Stringendo il campo, Stefanos e Casper sono i due che più si esaltano quando si tratta di giocare sulla terra battuta. Ma se da una parte il greco ha mostrato a più riprese quanto possa essere pericoloso sul cemento – vedi nelle ultime settimane il titolo al 500 di Dubai -, dall’altra il norvegese ha sempre faticato a confermarsi su superfici che non fossero il suo amato rosso scivoloso. I risultati di spicco su cemento riguardano perlopiù il suo entusiasmante 2022, in cui è arrivato a due set da un titolo Slam che gli avrebbe consegnato la prima posizione mondiale.
In quella stagione il 26enne scandinavo è riuscito a spingersi in finale a Miami, in semifinale a Montreal, all’ultimo atto dello US Open così come alle ATP Finals. Nel torneo dei maestri Casper è riuscito a entrarci ben tre volte: nel 2021, nel già citato 2022 e nel 2024. Per quanto riguarda il cemento, nient’altro di rilevante. Mai più un quarto di finale in un Major su cemento, mai più una semifinale in un 1000 sul duro. Solo qualche altro risultato discreto. Se dobbiamo parlare dell’erba, invece, stendiamo un velo pietoso.
Eppure, tra questi (pochi) traguardi di un giocatore che da settembre del 2021 è quasi sempre rimasto in top 10, salvo una parentesi da novembre 2023 a febbraio 2024, si cela una costante che li accomuna. Il fatto che nessuno si aspettava che Ruud potesse arrivare fin lì. Se la finale a New York contro Alcaraz è forse il raggiungimento che prima di tutti viene in mente, forse non si è guardato con attenzione agli altri risultati. E ci riferiamo alle tre presenze alle Finals. Tre volte Casper ha avuto l’opportunità di giocare a Torino, tre volte ha passato la fase a gironi. E nessuno se lo sarebbe aspettato.
Arriviamo quindi alla casa di Ruud, la terra rossa, dove sicuramente la sua qualità tennistica cambia, ma nella percezione del pubblico il pensiero espresso nell’ultimo paragrafo non sembra modificarsi come invece fa il suo tennis. Eppure, da Roma 2020 (edizione settembrina), primo grande torneo sul mattone tritato dove l’attuale numero 6 al mondo si è fatto notare spingendosi sino alle semifinali, il tennista scandinavo ha sempre brillato nei due mesi e mezzo dedicati allo swing sul rosso europeo.
Nel 2021 ha completato la lista dei penultimi atti 1000 sul rosso aggiungendoci Montecarlo e Madrid; nel 2022 ancora semifinale al Foro Italico e prima grande cavalcata Slam al Roland Garros, dove si è arreso solamente in finale contro Rafa Nadal; nel 2023 la fotocopia della stagione precedente (semi a Roma e ultimo atto a Parigi, questa volta fermato dalla belva Novak Djokovic in assetto ‘Grande Slam’) e nel 2024 ancora e ancora affermazioni.
Se in questa occasione la finale nel secondo Slam dell’anno non è arrivata (ma il penultimo atto sì), per la prima volta Ruud si è distinto particolarmente nelle prime settimane dello swing, con la finale a Montecarlo persa da Tsitsipas, vendicata solo sette giorni dopo con il primo titolo 500 a Barcellona, questa volta battendo in finale il greco. Per completezza, citiamo gli ottavi al 1000 di Madrid, il primo turno a Roma, la semifinale al 250 di Estoril e il titolo a Ginevra. Il decimo 250 sul rosso su dodici titoli complessivi. Per un totale di 2410 punti, ovvero quasi i due terzi dell’ammontare totale posseduto da Ruud in questo momento (3855).
Ed ecco che, come da svariati anni a questa parte, viene quasi naturale pensare che questa sia la stagione in cui Casper non ce la farà a riconfermarsi. Nei primi tre mesi del 2025 il norvegese non ha convinto e, tolta la finale al 500 di Dallas, rimane poco o nulla. Ma è proprio questo il tranello in cui si casca dal 2021. Sarà la calma suprema che emana quel ragazzo, la grinta agonistica piuttosto sopita quando calca il rettangolo da gioco, o quei colpi che vanno benissimo sul mattone tritato, ma allo stesso tempo non fanno dire ‘wow’, ma nessuno sembra mai credere fino in fondo a Casper Ruud. Se non lui stesso. Un volto pulito, un tennis sporcato di rosso e una gentilezza che per qualche meccanismo inconscio toglie dell’aura a un giocatore che, ripetiamo, era a due set dal diventare numero 1 al mondo. Ed è bene ricordarselo, perché Ruud, da anni, non è una semplice comparsa, ma un attore protagonista che, allo splendere del sole su un campo colorato di rosso, si trasforma in un campione assoluto. È il 2025: non commettiamo lo stesso, solito, banale errore. Sottovalutarlo.