Mattia Bellucci e il ritorno sulla terra: “Marrakech città splendida, voglio godermi il viaggio nel circuito ATP”
Per la prima volta dallo scorso Roland Garros, con un’impresa sfiorata al quinto set contro Frances Tiafoe (dopo aver superato brillantemente le qualificazioni), Mattia Bellucci è pronto a tornare sulla terra battuta. Una superficie che storicamente premia gli italiani, ma il 2001 lombardo predilige sicuramente il cemento per caratteristiche e abitudini (“Con il servizio ricavo tanto sul veloce, poi mi sono sempre piaciuti giocatori che giocavano bene sul cemento, come Safin o Agassi”). In un’intervista a Tuttosport, Bellucci ha parlato dell’adattamento al rosso e delle esperienze vissute a Marrakech prima del torneo (esordirà martedì verso le 14.30 contro Pavel Kotov). Di seguito un estratto.
D. Ciao Mattia, come si sta a Marrakech? Che cosa avete fatto in questi giorni prima del torneo?
Mattia Bellucci: “Siamo stati alla Medina, abbiamo visto gli incantatori di serpenti, abbiamo fatto delle belle cene provando la cucina locale. Mi piace sperimentare i diversi cibi delle culture locali in giro per il mondo, anche se ogni tanto il mio coach protesta… Però ci stiamo divertendo, a Marrakech per me è la prima volta e devo dire che mi piace molto”.
D. Ricordo una tua frase simpatica la scorsa primavera al Challenger di Torino, “Ma quanto è bello il cemento!”. Di solito il prototipo del tennista italiano è quello di un giocatore che nasce e cresce sulla terra battuta, mentre tu prediligi le superfici più rapide. Da cosa nasce questa tua preferenza?
Mattia Bellucci: “Quella frase me la ricordo bene! Fin da piccolo mi sono allenato prevalentemente sul cemento, poi con il servizio ricavo tanto sul veloce. Poi mi sono sempre piaciuti giocatori che giocavano bene sul cemento, come Safin o Agassi. Per abitudine e caratteristiche è una superficie che si sposa bene con me, ma ora sono carico e pronto per iniziare sulla terra”.
D. L’anno scorso però a Parigi, dopo aver brillantemente superato le qualificazioni, ti eri arreso soltanto al quinto set a un top 30 come Tiafoe…
Mattia Bellucci: “Sì, quella poi è stata l’ultima partita che ho giocato sul rosso. Con Tiafoe non era stato proprio un match da terra in realtà, eravamo molto aggressivi entrambi e stavamo vicini alla linea di fondo. Rispetto all’anno scorso arrivo alla stagione su terra molto più preparato a livello fisico, ho anche messo su qualche chilo di muscoli. Sto molto bene fisicamente e ho un anno in più di esperienza, poi quest’anno avremo più tornei per prepararci al Roland Garros”.
D. Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di qualche settimana. A Rotterdam, contro Medvedev e Tsitsipas, hai ottenuto quelle che hai definito le due vittorie più belle della tua carriera, presentandoti così al grande pubblico. Ti è un po’ cambiata la vita dopo quel torneo?
Mattia Bellucci: “La differenza principale è che ora gioco stabilmente nel circuito ATP, con le cose belle e le difficoltà che questo comporta. Gli avversari sono fortissimi e le ultime partite non sono state le migliori possibili, però bisogna rimediare e siamo carichi per farlo. Poi ora posso giocare tanti tornei bellissimi uno dietro l’altro, quelli che da bambino guardavo in TV. Mi ricordo delle prime volte da spettatore a Roma e Montecarlo, dove ho guardato anche tantissimi allenamenti: Nadal, Verdasco, Tsonga che mi piaceva tantissimo… Sono palcoscenici importanti a cui non siamo abituati, ma me li voglio godere. Sono in una posizione decisamente migliore rispetto all’anno scorso, è bello poter affrontare nuove sfide”.
D. Quali altri interessi hai oltre al tennis?
Mattia Bellucci: “Mentre andavo ancora a scuola mi è venuta la passione per le sneakers, ne ho tantissime! Poi con il tempo ne ho sviluppate anche altre, dai viaggi alle culture diverse. Poi partendo dalle scarpe l’interesse si è spostato anche sugli abiti vintage. Mi piace molto anche la musica: in questi giorni ero a Parigi per un evento e ho conosciuto Neffa. È stato molto bello, gli ho fatto un sacco di domande perché l’ho sempre ascoltato. Ascolto di tutto, dalle canzoni più datate al rap. Ora che sono a Marrakech non potevo non ascoltare un album di Marracash”.
D. È vero che è difficilissimo per i mancini trovare qualcuno con cui allenarsi?
Mattia Bellucci: “È nettamente più difficile, anche se poi nei giorni prima del torneo tutti si allenano un po’ con tutti. Dal momento in cui esce il tabellone, però, se i destri sanno di dover affrontare un destro per noi mancini non c’è speranza”.
D. E quindi con chi ti alleni?
Mattia Bellucci: “Mi alleno con i destri che devono giocare contro i mancini, oppure con quelli un po’ più aperti mentalmente. Oppure con Bublik! Recentemente ci siamo allenati insieme anche se lui doveva affrontare un destro, gli ho chiesto se gli andassi bene lo stesso e lui mi ha detto: ‘certo, due gambe ce le hai anche tu’”.
D. Qual è stato l’allenamento più bello della tua vita?
Mattia Bellucci: “Uno che mi ricordo in particolare è stato contro Fritz a Shanghai, perché ho vinto il set e quindi ero contento”.
D. C’è competizione anche negli allenamenti?
Mattia Bellucci: “Un pochino sì. Ci sono anche i giocatori a cui non interessa più di tanto e io cerco di essere così, però se prendi 6-1 un po’ ti girano le scatole”.
D. Come ti descriveresti in tre parole per chi non ti conosce? Un pregio e un difetto?
Mattia Bellucci: “Creativo, intraprendente e sensibile. Un mio pregio è essere molto curioso, in qualsiasi argomento, mentre un difetto è che sono molto impulsivo”.
D. Un obiettivo realistico e un sogno nel cassetto per questa stagione?
Mattia Bellucci: “Sicuramente voglio godermi il viaggio nel circuito ATP, che è ancora nuovo e che dobbiamo imparare a conoscere bene. Spero di riuscire a raggiungere i top e confrontarmi con loro con continuità. Un sogno per il 2025 sicuramente sarebbe partecipare alla Coppa Davis, segnerebbe un grande finale di stagione”.