ATP Miami: Mensik si conferma re dei tie-break e rimanda la “centesima” di Djokovic. È il suo primo titolo Masters 1000
J. Mensik b. [4] N. Djokovic 7-6(4) 7-6(4)
Un altro Masters 1000, e un altro nuovo campione che indossa il berretto al contrario, che al tie-break non perde mai, ma che purtroppo non è Matteo Berrettini…
Nell’ultima giornata del Miami Open pesantemente condizionata dal maltempo e chiusa oltre le ore 23 locali con la premiazione e le foto di rito, il 19enne ceco Jakub Mensik ha completato il torneo della vita (fino a questo momento) aggiudicandosi per la prima volta in carriera un Masters 1000. In finale si è imposto in due tie-break su un Novak Djokovic che sperava di poter cogliere la centesima affermazione in carriera, oltre al 41° titolo Masters 1000 per ritoccare un record che già gli appartiene abbondantemente.
Mensik si è affidato al suo solito gioco basato sulla battuta e Djokovic ha provato a dar fondo a tutto il suo immenso repertorio per scardinare le certezze del suo avversario. Tuttavia inizialmente ha fatto molta fatica ad adattarsi alle condizioni di gioco molto umide, e poi nelle fasi decisive del secondo set gli è probabilmente stato fatale un calo fisico (che non sarebbe sorprendente in un quasi 38enne che non fosse Novak Djokovic) al seguito del quale ha concesso troppi punti sugli scambi lunghi.
La legge dei tie-break
Dopo quasi sei ore di ritardo a causa della pioggia la finale maschile del Miami Open può cominciare appena prima delle 21 ora locale. A uscire meglio dai blocchi è sicuramente Jakub Mensik, che sprinta sul 3-0 grazie a quattro errori gratuiti da fondocampo di Djokovic che gli costano il primo turno di battuta.
L’umidità è molto alta, Djokovic sembra faticare maggiormente rispetto al suo avversario ad adattarsi alle condizioni di gioco: in diverse occasioni deve andare ad asciugarsi le mani con l’asciugamano all’angolo, e addirittura finisce a “pelle di leone” scivolando sulla condensa formatasi sul cemento.
Negli scambi da fondo il serbo è evidentemente poco sicuro per cui prova a giocare nel campo aperto ottenendo diversi punti. Ma è la prima di servizio di Mensik a menare le danze della partita: sul 4-2 30-30 ne manca un paio ed è quanto basta perché Djokovic ottenga il controbreak.
Il punteggio rimane in parità anche nei game seguenti mentre il serbo prima litiga con le sue lenti a contatto e poi arriva addirittura a farsi dare della segatura per aumentare la presa sulla racchetta, creando reminiscenze di match su terra battuta degli Anni ’80 negli spettatori più attempati.
Dopo 47 minuti di gioco si arriva al tie-break con il tabellino di Djokovic che mostra quattro punti in più del suo avversario. Mensik vola via sul 2-0 grazie a una risposta fortunata che gli permette di chiudere con una volée alta di rovescio, poi Djokovic cede anche il second punto sulla sua battuta con un diritto lungo che lo manda su tutte le furie. In un attimo Mensik è 5-0, si issa a quattro set point sul 6-2, Djokovic prova la rimonta riavvicinandosi a 6-4, ma nell’undicesimo punto è Mensik a chiudere il parziale con uno smash aggiudicandosi il sesto tie-break (su sei) del suo torneo.
Nell’intervallo tra i set Djokovic si fa sentire con il giudice di sedia Liechtenstein a proposito della scivolosità del campo, e l’ufficiale di gara dispone che i raccattapalle passino gli asciugamani sul terreno di gioco durante le pause.
Djokovic riprende a menare le danze negli scambi da fondo, ma sul servizio di Mensik non riesce a trovare gli spiragli giusti. Nonostante la sua mole il ceco sembra reggere egregiamente il fuoco di sbarramento da fondocampo, anche se in risposta raccoglie molto poco: sono ben 17 i punti consecutivi inanellati da Djokovic sulla sua battuta, interrotti da un errore di diritto nello scambio iniziale del quinto game. A quell’errore fa seguito un doppio fallo, e sul successivo 30-30 Mensik trova un diagonale vincente per la prima palla break: Djokovic l’annulla con servizio vincente, e due punti dopo si va a prendere il punto a rete per annullare la seconda.
Superato questo sbandamento Nole riprende il suo impressionante ruolino di marcia alla battuta, poi riesce ad arrivare ai vantaggi sul servizio di Mensik nell’ottavo gioco, ma tre ace rimettono le cose a posto.
Sul 5-5 riaffiora un momento di incertezza sul servizio di Djokovic con due gratuiti per il 15-30, ma ne esce brillantemente con uno schema drop shot-pallonetto e rovescio vincente, chiudendo poi il game ai vantaggi ancora lavorando sulle palle corte.
Si arriva per la seconda volta al tie-break, e come già era accaduto nel primo set il minibreak iniziale è di Mensik, grazie a un rovescio in rete di Djokovic. Il campione serbo recupera con un ottimo punto in progressione, pareggia per il 2-2 ma poi torna a essere sorpassato dall’avversario quando chiude uno scambio durissimo mettendo in rete il diritto e finendo per “essere contato al tappeto” quasi senza fiato. Si cambia sul 4-2 Mensik, e subito dopo il ceco sotterra un rovescio per rimettere la situazione dei servizi in parità. Ma con un filo di energia Djokovic commette due errori gratuiti che mandano Mensik a servire sul 6-3.
Il primo match point viene annullato da una risposta sulla riga di fondo di Djokovic lasciata andare dal ceco, ma il secondo è un servizio vincente che dopo 2 ore e 3 minuti consegna a Jakub Mensik il suo primo titolo Masters 1000.
Trenta e lode
Con questa vittoria Mensik guadagna ben trenta posizioni in classifica salendo al n. 24 del ranking mondiale ed ipotecando una testa di serie nei prossimi grandi appuntamenti della stagione sulla terra battuta. Diventa anche il quinto giocatore più giovane ad aver vinto un torneo di questa caratura dietro a nomi come Michael Chang, Rafael Nadal, Carlos Alcaraz e Holger Rune.
E pensare che questo torneo non doveva nemmeno giocarlo il buon Mensik: “Poco prima del match di primo turno avevo in mano le carte per ritirarmi dal torneo, il ginocchio mi faceva male, poi il fisio mi ha messo a posto e adesso sono qui” ha detto il ceco durante il discorso di premiazione, dopo aver ricordato a Djokovic che lui aveva iniziato a giocare a tennis ispirato proprio dal campione serbo.
Djokovic invece non riesce a portare in tripla cifra le sue affermazioni nei tornei ATP e rimane ancora a 780 punti dalla quarta posizione che potrebbe significare la quarta testa di serie negli Slam e quindi potenzialmente un percorso meno arduo verso il suo venticinquesimo alloro e il record assoluto. Ma il livello di gioco fatto vedere a Miami è certamente molto più incoraggiante rispetto a quello delle uscite precedenti in questa stagione, e dal suo punto di vista ci sono tanti aspetti positivi da mettere nella valigia dopo questa trasferta in Florida.