Rassegna stampa – Resta solo Jasmine
Si resta aggrappati alla tenacia di Paolini (Gianluca Strocchi, Tuttosport)
Si aggrappa a Jasmine Paolini l`Italtennis a Indian Wells, l`unica azzurra approdata negli ottavi (secondo anno consecutivo per lei) dei tabelloni di singolare. Ma non è stata una passeggiata di salute contro la rumena Jaqueline Cristian (n. 79 Wta) per la numero 6 del mondo, che sul Centrale del Tennis Paradise si è imposta 6-4 3-6 6-4 dopo due ore e mezza di lotta. Un`affermazione di carattere e orgoglio per la giocatrice allenata da Renzo Furlan, incappata in 63 errori gratuiti, ma capace di recuperare da 1-3 nel terzo set (arrivando a un passo dal doppio break di svantaggio) e sul 4-4 di aggiudicarsi un game fiume (23 punti) dopo aver annullato due pericolosissime palle break. «Come già nel match precedente ho sbagliato davvero tanto, con molti alti e bassi nel corso dell`incontro. Però sono contenta di essere riuscita a portarla a casa, è importante vincere partite del genere», il commento della 29enne di Bagni di Lucca, a cui contende l`ingresso nei quarti la russa d`Italia Liudmila Samsonova, che ha rimontato la connazionale Daria Kasatkina, n.12 del seeding. La giocatrice allenata da Danilo Pizzorno è avanti 2-0 negli scontri diretti con la toscana: «Lei forse ha il migliore servizio del circuito, quindi dovrò cercare di servire bene anche io. Sarà fondamentale disputare un match solido e non lasciarle troppo il gioco in mano», il proposito di Jasmine. Sempre nella parte alta del tabellone semaforo russo invece per Lucia Bronzetti, sconfitta 6-1 6-2 al 3° turno da Aryna Sabalenka, n.1 del mondo, opposta ora alla lucky loser britannica Kartal. Nel torneo maschile ha salutato la California anche Matteo Arnaldi, stoppato dallo statunitense Brandon Nakashima. […] Sarà derby a stelle e strisce con Ben Shelton: il vincente sfiderà poi uno fra Fritz e Draper nella metà inferiore del draw dove procede spedito il cammino di Carlos Alcaraz, vincitore delle ultime due edizioni, in grado di superare senza patemi l`esame Shapovalov – sulla carta insidioso – e guardare con una certa fiducia all`incontro con Dimitrov.
Alcaraz è tornato (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
Pungi come un`ape. L`aculeo di Alcaraz torna mortifero, e il veleno paralizza il risorgente Shapovalov, portando Carlos in carrozza agli ottavi di Indian Wells, il primo 1000 stagionale di cui è doppio campione in carica. Cinque game a zero pronti-via, per imporre la propria legge e cogliere il 14° successo consecutivo nel torneo del deserto californiano, una serie aperta in cui ha concesso appena due set. Alla fine, dopo un`esibizione così muscolare, si è concesso pure un selfie con i tifosi abbigliati da api per ricordare simpaticamente l`episodio di un anno fa, quando il suo quarto di finale con Zverev venne sospeso per più di un`ora a causa di uno sciame che aveva invaso il Centrale: «I ragazzi con il costume? Mi sono fatto una foto con loro, lo meritavano. Mi hanno fatto sorridere, e quando in campo sorrido mi esprimo meglio, l`ho sempre detto. Se mi diverto, il mio gioco sale di livello». Da sempre, il suo atteggiamento verso il tennis rappresenta il confine che separa il fenomeno capace di conquistare quattro Slam prima dei 22 anni e il giocatore incartato su se stesso quando saltano i delicati equilibri personali in campo e la racchetta pesa come un macigno: in questo, il divario con Sinner e la sua capacità di restare sul pezzo a qualunque costo è un solco profondo. A Indian Wells, però, Carlitos riesce sempre a rigenerarsi e così, in assenza del grande rivale Jannik, l`obiettivo di diventare il terzo della storia ad alzare la coppa per tre anni di fila dopo Federer e Djokovic ha i contorni più definiti: «So che ci sono riusciti solo in due, la pressione c`è ma cercherò di non pensarci e di godermi il torneo. Qui tutto mi sembra più semplice, mi sento davvero a casa. Poi, ovvio, sarebbe un qualcosa di enorme dovessi riuscire a farcela». E pure le discussioni attorno al cambio di superficie, con un cemento sulla carta più rapido e dunque meno favorevole a lui, dopo due match non sono più d`attualità: «Certo, dopo 25 anni forse non c`era motivo di intervenire, ma in realtà non c`è una grande differenza rispetto allo scorso anno. Se nessuno mi avesse detto che hanno cambiato, non ci avrei fatto caso. La situazione è diversa se giochi di giorno o di sera, ma dipende dal caldo. La palla di giorno rimbalza più alta, ma in generale i campi sono lenti». Per fortuna, verrebbe da dire, perché contro Shapo ha giocato un dritto vincente a 180 all`ora, la plastica dimostrazione che l`aggiunta di peso alla racchetta (5 grammi) ha innalzato la potenza delle esecuzioni senza comprometterne la qualità: «Durante la preparazione invernale stavo valutando alcuni momenti specifici dell`incontro, dei colpi in cui pensavo di poter migliorare un po` il mio gioco. Mi sono sentito molto bene giocando con quei cinque grammi in più. Sentivo la palla. Viaggiava, o sta viaggiando in modo diverso, con più forza. Penso sia stato un ottimo cambiamento, ora controllo meglio i colpi». […]
La potenza nel tennis ormai è tutto (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)
Un dritto tirato a 180 all`ora. Non è un film di fantascienza, ma un punto ottenuto da Alcaraz durante la partita di terzo turno con Shapovalov a Indian Wells. Niente di cui stupirsi: a certe, straordinarie velocità nel tennis dovremo abituarci in fretta. Si chiama evoluzione, e non è possibile contrastarla se non con forzature che non so quanto farebbero bene allo spirito del gioco. Il cambiamento, ovviamente, è andato di pari passo con l`aumento esponenziale della fisicità dei giocatori e con la rivoluzione dei materiali, cosicché la forza ormai ha preso il sopravvento sulla sensibilità del tocco, la dolcezza della mano, l`eleganza di soluzioni raffinate. I tennisti di oggi sono atleti a tutto tondo, con stature sempre più vicine ai due metri, macchine quasi perfette estremamente veloci nella parte inferiore del corpo e straordinariamente potenti in quella superiore. Le nuove racchette, poi, con gli ovali più accentuati e corde sempre più ricettive, permettono un controllo di palla ideale in qualunque situazione di gioco e di continuare a colpire a tutto braccio per tutta la durata della partita. Ma conviene davvero cercare sempre una velocità così esasperata? Proprio per le premesse appena elaborate, la risposta è scontata: tirando forte, non si dà tempo all`avversario di pensare, gli si sottrae tempo e spazio, costringendolo ad adeguarsi al ritmo imposto dall`attaccante, riducendo le sue opportunità di applicare adeguate strategie di difesa. Per questa ragione, nel tennis attuale ciascun giocatore cerca immediatamente di prendere il comando delle operazioni per dare agli scambi la propria impronta. Una tendenza che si accentuerà ancora di più nel prossimo futuro, e non soltanto nei colpi da fondo campo. E se è utopistico immaginare, almeno nell`immediato, un giocatore che serva sia la prima sia la seconda palla a 220 all`ora, come vorrebbe fare l`emergente francese Mpetshi Perricard, non c`è dubbio che proprio la velocità della seconda di servizio andrà presto incontro a sensibili variazioni verso l`alto, portandosi attorno ai 190/200 km all`ora. […]