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Martina Trevisan, l’apripista che merita una nuova opportunità

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Martina Trevisan si ferma. L’operazione, prevista per il 10 marzo, è ormai inevitabile. “Un giorno sono in grado di correre una maratona, quello successivo non posso appoggiare il piede a terra per il dolore”. Così, è evidente, non si può andare avanti. Allenarsi con continuità, da mesi, è stato impossibile. E scendere in campo senza benzina nelle gambe, anche nei rari casi in cui il dolore al piede dava tregua, significava non giocare ad armi pari con le colleghe più forti del circuito WTA. Sarà arduo stare lontano dal campo per mesi (si parla di un rientro non prima di luglio, forse agosto), non sarà facile tornare ad alto livello dopo l’ennesimo lungo stop della sua carriera; ma la forza di volontà di questa ragazza è fuori dal comune e nulla, nel tennis e nella vita, le può essere precluso a priori. Anzi, tutto le può riuscire. Lo sa lei, lo sappiamo noi.

LA SVOLTA DI PARIGI. Martina è stata l’apripista per la generazione della rivalsa, quella della sua amica Jasmine Paolini ma anche delle più giovani Lucia Bronzetti ed Elisabetta Cocciaretto. Schiavone, Pennetta, Errani e Vinci, che avevano fatto sognare l’Italia intera, avevano però anche lasciato un vuoto colmato, a sprazzi, solamente dall’incostanza di Camila Giorgi. Ci ha pensato Trevisan, con il suo memorabile quarto di finale al Roland Garros 2020, a riaprire le porte del gotha a tutte le ragazze che, in quegli anni, ci stavano provando. “Martina ce l’ha fatta, posso provarci anche io”, è stato il pensiero di tante, tra cui soprattutto Jasmine. Sette vittorie consecutive, partendo dalle qualificazioni, le avevano permesso di illuminare Parigi grazie a successi memorabili contro Gauff, Sakkari e Bertens. Nel 2022, poi, il capolavoro. Vittoria del primo titolo WTA a Rabat e, a seguire, nuovamente un Roland Garros da protagonista: semifinale. Nelle finali di Billie Jean King Cup del 2024, che hanno riportato l’Italia sul tetto del mondo, Martina non ha giocato. Ma nessuno può toglierle i meriti di una coppa meritata. Perché negli anni, sotto l’egida di Tathiana Garbin, ha difeso la maglia azzurra contro qualsiasi avversario, in ogni campo, dalla serie C alla finale mondiale. E, senza di lei, seppur relegata in panchina a fare il tifo, la Billie Jean King Cup 2024 non sarebbe mai arrivata.

FUTURO. Nel tennis è impossibile prevedere il presente, figuriamoci il futuro. A 31 anni, considerando anche le 5 stagioni intere lontane dal circuito (in giovane età), Martina ha tutto il tempo di ritrovarsi, ripartire. Come detto, non sarà facile, perché la classifica al rientro (nonostante il supporto del ranking protetto) piangerà e ci vorrà tempo per cambiarne l’inerzia. Ma la ragazza dal meraviglioso diritto, nella sua vita, è già riuscita a sconfiggere il buio, quello vero, quello che sembra non avere una via d’uscita. E ripartire dai tornei minori non sarà certamente un problema. Sarà una nuova sfida, l’ennesima. Prevedere il futuro non si può, ma credere in Martina Trevisan è un dovere. Rimanere fermi per mesi, paradossalmente, permette di crescere umanamente. Una giocatrice di tennis non ha tempo per pensare, non arresta mai la propria corsa. È un continuo saliscendi da aerei e hotel, campi in terra e poi in cemento, fusi orari che si inseguono, la testa che a volte sembra scoppiare e il corpo che, di volta in volta, chiede tregua. Martina adesso può riflettere, su quello che è stato e ciò che sarà. Consapevole dei propri mezzi, nonché delle difficoltà; merita una nuova opportunità, luglio non è poi così lontano.

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