Australian Open, l’Italia s’è desta nel nome di Sinner: dal maxischermo di San Siro alla gioia di Sesto Pusteria
Maxischermi, tributi, “olé” dal sapore quasi calcistico. Il trionfo di Jannik Sinner in quel di Melbourne ha ravvivato l’ultima domenica di gennaio del belpaese. Da San Siro al Teatro Regio di Torino, passando per il circolo del tennis di Sesto Pusteria (dove Jannik ha mosso i primi passi), l‘Italia s’è desta nel segno del numero uno del mondo. Già, perché le imprese di Sinner – così com’era accaduto in precedenza solo per i trionfi della nazionale italiana di Calcio ai mondiali dell’82 e del 2006 – sono riuscite a ravvivare l’animo di un intero Paese, regalando emozioni forti ed esultanze colorite. Il tennis al centro del Vecchio Stivale. Finalmente.
Basti pensare, del resto, a tutti coloro che si sono riuniti – nel nome di Sinner e del rosso/arancione – tra le mura storiche del sunnominato Teatro Regio di Torino sin dalle 8.30 di domenica 26 gennaio, con tanto di maxischermo e di esultanza finale (e liberatoria) dei cosiddetti Carota Boys (e non solo, ovviamente), per rendersi conto della popolarità raggiunta da Jannik in Italia. Più o meno le stesse scene che si sono viste a San Siro, la Scala del Calcio, dove prima dell’inizio del secondo tempo di Milan-Parma, Sinner è stato acclamato dai tifosi presenti sugli spalti, ai quali è stato comunicato – tramite gli altoparlanti del prestigioso impianto meneghino – il secondo trionfo in carriera del campione altoatesino all’Australian Open.
E poi, ancora, scene di tifo caloroso, quasi da torcide sudamericane, in piena Val Pusteria, dove si sono susseguiti slogan in tedesco e in italiano, e dove i tanti turisti – alcuni dei quali, giunti appositamente per celebrare Jannik – si sono mescolati con gli appassionati locali, dando vita ad una delle domeniche più iconiche di Sesto. Oltre che essere diventato una sorta di eroe nazionale, infatti, Sinner rappresenta l’orgoglio di chi lo ha visto crescere e muovere i primi passi nel magico mondo della racchetta. Probabilmente, nell’ultimo decennio, è difficile trovare un personaggio così genuinamente catalizzante all’interno della penisola italica. Sì, insomma, il rovescio e il drop shot di Jannik come i goal di Paolo Rossi e il rigore di Grosso. E scusate se è poco.