Australian Open, Nishikori: “Non avrei proseguito dopo un’altra operazione”
Chissà quanto sarà stato grande il sollievo di Kei Nishikori quando ieri l’ultimo dritto di Thiago Monteiro è stato sospinto fuori dal nastro. Quanto intense sono state le sensazioni del giapponese a 2188 giorni dalla sua ultima vittoria in terra australiana, datata 21 gennaio 2019, dopo 5 ore e 5 minuti contro Pablo Carreno Busta. Quell’incontro, anch’esso curiosamente finito con una rimonta del giapponese da 0-2, è tutt’ora il più lungo della carriera dell’ex n.4 al mondo, che ha ottenuto contro Monteiro la 29esima vittoria al quinto su 37 tentativi. Una percentuale monstre dell’81,8% (tra i giocatori con almeno 20 quinti set giocati solo Borg con il suo 87% ha fatto meglio) che fornisce un’ottima istantanea sul giocatore che è Nishikori.
E su quello che sarebbe potuto essere senza infortuni. Ma perdersi in rimpianti in un giorno come questo sarebbe insensato e controproducente, vista la vittoria e soprattutto il retroscena svelato a rimonta completata: lo scorso anno il giapponese è stato davvero vicino al ritiro. “Stavo pensando“, confessa il giapponese come riportato dall’Herald Sun, “che se avessi dovuto subire un altro intervento probabilmente mentalmente non ce l’avrei fatta più a combattere. Il mio obiettivo era giocare ancora in uno stadio come questo, era questo il mio pensiero mentre facevo riabilitazione lo scorso anno. Penso che abbia ancora la possibilità di affrontare questi grandi giocatori“.
I fatti e la voglia di combattere messa in campo remano dalla sua parte, questo è certo. La vittoria contro Monteiro è un piccolo capolavoro di resistenza e volontà, di rifiuto della sconfitta ai suoi estremi…ma in senso positivo. Va infatti ricordato come il giapponese abbia anche annullato un match point per tenere alto il suo record in Australia: 9 quinti set, una sconfitta nel 2017 contro Roger Federer. Ma il coraggio in questi casi non basta: “Mi ero quasi arreso sul match point, ma in queste situazioni provo a pensare molto. Lui stava giocando molto bene ma in qualche modo sono riuscito a venirne fuori; è stato un incontro davvero difficile. Ho provato a rimanere calmo anche quando ero quasi fuori dal torneo. E ho provato a combattere fino alla fine“.
Un successo, come lo sono stati gli ultimi anni della sua carriera da un punto di vista umano. Più volte infatti, prima frenato dalla spalla, poi dal ginocchio, Nishikori era stato vicino al rientro salvo interrompersi sul più bello. Non giocava in Australia dal 2021, e l’anno scorso di questi periodi oscillava intorno alla 350esima posizione. Ora si è riaffacciato in top 100 e ha dimostrato di avere ancora non tanto il livello (mai stato in dubbio) quanto le energie e la volontà di competere con i migliori sui palcoscenici che più contano. Tommy Paul (probabile avversario di secondo turno), e in generale la platea tutta del tennis maschile, è avvisato. L’ultimo samurai vuole ancora dire la sua. Di mollare, non se ne parla. Non più.