Del Potro e il lungo calvario: “un incubo senza fine”. A dicembre l’addio al tennis insieme a Djokovic
Un video di dodici minuti e tutta una serie di emozioni da far fuoriuscire. Alla vigilia del match d’esibizione contro Novak Djokovic – che si terrà il 1 dicembre in quel di Buenos Aires e che, de facto, rappresenterà il suo addio al tennis giocato – Juan Martin Del Potro, uno dei tennisti più iconici del circuito, ha provato a spiegare il lungo calvario che ha dovuto affrontare nel corso della sua carriera.
A cominciare dalla sua attuale quotidianità: “Beh, mi sveglio e prendo tra le sei e le otto pillole“. Ha sottolineato il trionfatore dello US Open edizione 2009: “Protettore gastrico, antinfiammatorio, antidolorifico e ansiolitico. Dal 2019 non posso più salire le scale senza dolore. Mi fa male spesso quando dormo, quando mi giro su un fianco. È un incubo senza fine“.
Delle parole quasi strazianti, quelle pronunciate da Del Potro. A cuore aperto. Che poi ha continuato: “Cerco ancora soluzioni ogni giorno. Tutto è iniziato con quella prima operazione nel 2018. Ci ripenso spesso. La mia vita è terribile, non è affatto quella che mi aspettavo. Non riesco nemmeno a calciare un pallone, non posso giocare a padel, figuriamoci camminare. È molto dura, ci sono momenti in cui ho difficoltà a farlo“. Insomma, una vera e propria battaglia quella intrapresa dall’atleta argentino. Anche contro se stesso: “Ero un tipo molto attivo che amava fare sport. Non solo giocare a tennis. Ora quando m’invitano a giocare a calcio sono quello che si occupa del mate e si siede fuori. O quello che fa i video durante le partite di padel. Per me è terribile. Mi hanno tolto l’illusione di fare ciò che ho sempre fatto: giocare a tennis“.
Frustrazione e paura del futuro sono i sentimenti che traspaiono dal racconto dell’ex tennista: “Alcuni medici dicono che possono salvarmi con una protesi, altri dicono che devo avere almeno 50 anni per averne una.“. Ha spiegato Del Potro. “Ma non posso andare in giro così per altri 15 anni, no? Perché devo prendere io questa decisione se il medico sei tu?“. Una disamina amara, amarissima, per uno che ha vinto 22 titoli ATP. “Una cosa sono le pietre che possono colpirti lungo il cammino, come gli infortuni, che per un atleta rappresentano i momenti più complicati, e una cosa è il dolore emotivo. Prima, nell’affrontarle, mi sentivo molto potente, forte. Adesso mi rendo conto che con il ginocchio ho perso…“.
Infine, l’attenzione di Del Potro si è spostata sul match con Djokovic: “Sarà per dire addio, non c’è più margine di ritorno. Novak è stato molto generoso nell’accettare. Al di là del mio momento personale, voglio che il pubblico gli dia tanto amore e che si porti il miglior ricordo dall’Argentina. Se potessi avere anche solo qualche ora di pace nella mia gamba, ritornare a dare qualcosa di importante dentro un campo da tennis, sarebbe bellissimo…“
Buenos Aires, dicevamo. Il match di esibizione contro Novak Djokovic rappresenta il ritorno di Del Potro a circa due anni di distanza dall’ultimo incontro disputato (sconfitta con Delbonis maturata proprio nella città argentina l’8 febbraio del 2022), in un match che segnava il suo rientro dopo ben 31 mesi di assenza. Nel corso degli anni, tra l’altro, Del Potro e Djokovic – separati da un solo anno di età – hanno instaurato un rapporto che va oltre la rivalità sportiva, scandita da venti confronti diretti (16 a 4 il bilancio di vittorie a favore di Nole). Un evento che, si spera, potrebbe contribuire nel ridare un po’ di sorriso (e di speranza) al talentuosissimo tennista argentino. Dolore, cadute, risalite. A volte il tennis è anche questo.