Coppa Davis: Un bis storico. Perchè se mi avessero detto che nel 2024 sarebbe successo tutto questo non ci avrei mai creduto
Quando uno segue una Coppa Davis vinta a Santiago 48 anni fa, poi anno dopo anno per quasi mezzo secolo la vede vincere da tante nazioni diverse – 10 differenti negli ultimi dieci anni, tanto per dire – e mai dall’Italia, pensa d’esser nato sotto una cattiva stella e che possa esserci sul tennis italiano una nuvola nera che non l’abbandona, una sorta di maledizione divina.
Finchè accade all’improvviso – già, proprio senza nessun vero preavviso -di venire qua in Andalusia e ritrovarsi a cantare, insieme a Fratelli d’Italia, anche a squarciagola “Il cielo è sempre più blù” e ripensare e parafrasare a Fred Bongusto e a “il mio amore è rinato a Malaga”. Insomma c’è da farsi prendere dalle vertigini, o anche restare stregati. Non una volta, due di fila. In 53 anni un bis accaduto solo 8 volte. L’ultimo bis 11 anni fa: 2012-2013 la Cechia di Berdych e Stepanek. E le Davis azzurre in bacheca adesso sono tre. Non c’è più solo quella di Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli. E lasciate passare ancora qualche anno e pochissimi ricorderanno che quella prima Davis era ben diversa da queste.
In quest’ultimo strano decennio le Nazioni dei Fab Four e dei più grandi campioni del terzo millennio, la Svizzera di Federer (2014), la Spagna di Nadal (2019), la Gran Bretagna di Murray (2015), la Davis l’hanno vinta una volta sola, mentre la Serbia di Djokovic – che gli azzurri eliminarono qui in semifinale grazie allo straordinario exploit di Sinner che annullò tre matchpoint consecutivi a Djokovic e poi lo ribattè in doppio al fianco di Sonego – la sua Davis l’ha vinta nel 2010. E poi più.
Noi – lasciatemi dire noi, anche se io non c’entro altro che per averli appassionatamente seguiti, tifati tutti dal primo all’ultimo Sinner, Berrettini, Musetti, Vavassori e Bolelli – questa leggendaria Coppa nata nel 1900 nella celebre gioelleria super chic di Boston Shreve&Low&Crump la teniamo ancora un anno fra le Alpi e le Piramidi, a girare per i circoli e le città di casa nostra, anche se forse Angelo Binaghi sarà meno Italy-trotter del 2024 per nuovi giri di propaganda con la Coppa. Non ne ha più bisogno. Quest’anno le elezioni le ha già rivinte con le solite percentuali bulgare e, more solito, in assenza di una qualsiasi concorrenza. Su quella poltrona che occupa dal 2000 ci sta troppo bene e troppo volentieri, e con i successi del tennis azzurro, la gran massa degli appassionati non si mette certo a disquisire: del resto anche Napoleone prediligeva i generali fortunati. E questo è un periodo, più che un momento ormai, straordinariamente fortunato per il tennis italiano. Con il reingresso di ieri di Nardi e lo sbarco per la prima volta di Bellucci, fra i top-100 i tennisti sono 10 a fine 2024. E fra i primi 45 sono sei. Le vittorie nei tornei ATP sono 13, le finali colorate d’azzurro sono 19. Che annata incredibile, fantastica questa. Si ripeterà? Difficile, difficilissimo…salvo forse che proprio per la Coppa Davis. L’Italia, almeno fino a quando non riammettono la Russia, e fino a quando il capitano USA non sbaglia formazione, sarà favorita anche fra un anno, due, forse tre. Anche se Volandri si è lasciato sfuggire un preoccupante “Se fosse Sinner a non volere più giocarla lo capirei!”. Beh speriamo che tutti gli abbracci ricevuti – ma anche restituiti – ieri nei momenti del trionfo nei quali è sembrato perfino commosso, gli abbiano dato quelle scosse emotive che lo convincano a non mollare questa bellissima squadra. Che è fatta dei cinque di Malaga, ma anche di quelli che erano a Bologna. E non solo.
Un’annata così non la si poteva immaginare 12 mesi fa.
E se riguardo a Sinner le avvisaglie per un’annata 2024 super c’erano già state a fine dell’anno scorso, con la sua escalation a n.4 del mondo, il primo Masters 1000 in Canada, la finale alle ATP Finals dopo il primo successo sull’imbattibile Djokovic, la Coppa Davis vinta da primissimo protagonista (due terzi?), chi mai avrebbe sognato una ventottenne Paolini – da una vita più giù del quarantesimo posto WTA – capace sulla scia del Mille di Dubai, di raggiungere due finali nei due iper prestigiosi Slam europei iperprestigiosi, Roland Garros e Wimbledon? Se al Roland Garros Francesca Schiavone (2010) aveva fatto ancor meglio, a Wimbledon invece Jasmine è stata – come Berrettini nel 2021 – la prima tennista italiana a spingersi così avanti. E la prima a chiudere al quarto posto delle classifiche di fine anno, proprio come Sinner un anno fa. Jasmine non ha fatto che ripetere: “Se mi avessero detto che sarebbe successo tutto questo non ci avrei mai creduto“. Ecco, io sento le stesse cose di Jasmine.
Magari, inseguendo la “via Sinner” Jasmine riuscisse a fare un 2025 come il 2024 di Jannik! Onestamente mi pare che sarebbe troppo pretendere. Figurarsi, confermarsi è già più difficile che affermarsi.
Jannik è riuscito a fare quel che non è riuscito a nessun altro Fab Four: nessuno fra Djokovic, Nadal, Federer e Murray ha chiuso l’anno da n.1 del mondo, avendo vinto 2 Slam, le ATP Finals e la Coppa Davis nello stesso anno. Neppure Pete Sampras ce l’aveva fatta, anche se nel ’95 ci andò molto vicino: chiuse da n.1, vinse due Slam (Wimbledon e US Open), conquistò quasi da solo la Coppa Davis (lo vidi in Russia vincere in finale 3 match su 3 contro Chesnokov e Kafelnikov, e il doppio con Todd Martin), ma le finali ATP furono vinte da Becker su Chang.
È vero, peraltro, che una delle ragioni per cui troppe multiple vittorie di grandi campioni in Coppa Davis non si sono registrate– fatta eccezione per Nadal che delle 5 coppe Davis vinte dalla Spagna fra il 2004 e il 2105 ne ha giocate da protagonista 4 – perché spesso una volta vinta una edizione i vari Federer, Sampras e soci hanno “saltato” tutte o molte delle successive.
Non è stata solo Jasmine Paolini a stupire tutti noi quest’anno. Che dire di Sara Errani che a 37 anni – quando molti la invitavano a ritirarsi già anni addietro – risorge e giocando in modo assolutamente diverso rispetto a quando fece il Career Slam con Roberta Vinci – allora Sara giocava da dietro e Roberta davanti – giocando invece a rete e “guidando” Jasmine che “caricava” pallettoni da fondo, vince una medaglia d’oro alle Olimpiadi, dopo aver raggiunto un’altra finale di Slam sempre a Parigi due mesi prima.
Ma che Musetti vincesse una medaglia di bronzo alle Olimpiadi e/o arrivasse a giocare una semifinale a Wimbledon, lui che veniva considerato soprattutto un “terraiolo” c’era forse da aspettarselo?
E la resurrezione di Berrettini nel 2024? Altro giocatore che molti davano per finito o quasi? E che invece, dopo uno stop di sei mesi, torna e – fra uno stop e l’altro perché il fisico non sempre lo assiste – vince 3 tornei e risale da n.125 a n.35 del mondo. “Mi avevano detto un anno fa, quando ero venuto a Malaga per sostenerli…l’anno prossimo devi tornare e la vinciamo con te! Ed è successo veramente ..” raccontava ieri sera quasi incredulo.
L’ha vinta quasi come Sinner, perchè ha giocato due singolari e li ha vinti entrambi, con Kokkinakis (che pure gli aveva strappato un set nel quale Matteo ha servito per il set e ha avuto 3 setpoint) e con Van de Zandschulp, il “giustiziere” di Nadal marted’ scorso (e di Alcaraz all’US Open) cui non ha concesso lo straccio di una palla break.
E nell’unico doppio che l’Italia ha dovuto giocare, contro l’Argentina, a detta di tutti Berrettini ha giocato ancor meglio di Sinner. Che meraviglia!
E che meraviglia che l’Italia abbia vinto in una settimana sia la Billie Jean King Cup che la Davis: c’era riuscita per ultima la Russia nel 2021, ma a realizzare l’accoppiata Davis+FedCup (BJK Cup è roba recente) nello stesso anno erano state solo 4 nazioni, USA, Australia, Cechia e Russia. Ora sono cinque: c’è anche l’Italia.
Scusate ma c’è una sola cosa che non mi va giù. E l’arrivo del 2025. Io avrei voluto che il 2024 non finisse mai. Non c’è verso di convincere il Dio dei calendari di richiamare anche il prossimo anno 2024? Dopo la Coppa Davis bis, anche un 2024 bis ci starebbe proprio a pennello.