Sinner senza paura (Piccardi). A due passi dalla storia (Crivelli). Missione finale (Semeraro). Finals countdown (Ercoli). Zverev all’esame del fastidioso Fritz (Azzolini). Wave e Bolelli salutano: “Ma siamo nell’elite” (Bertellino). Sonego: “Rivoglio la Davis” (Nizegorodcew)
Sinner senza paura (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera)
TORINO […] Le Atp Finals non avranno il match più atteso, Sinner-Alcaraz, il più grande spettacolo di ogni weekend, né in semifinale né per il titolo (però ci contiamo a Malaga, la settimana prossima, in Coppa Davis). La strada verso il primo trionfo in casa del predestinato passa da Oslo, Norvegia, e non è una strada nel bosco. Sinner contro Ruud, stasera in prime time dopo la sfida di giovedì con la Nazionale di calcio, è già scritta: due volte a Vienna, in epoca lontana per la velocità a cui viaggiano il tennis e il mondo (2020 e 2021), e Casper Ruud non si è mai spinto oltre le colonne d’Ercole del terzo set. Dal frullatore dei gironi delle Atp Finals, raramente così indecisi (più Newcombe di Nastase, arrivato in città con la sua scorta di gatti neri in valigia), escono il migliore, Sinner, il più in forma degli altri, Sasha Zverev, capace di scavalcare last minute Alcaraz al n.2 del ranking grazie al ricostituente di Parigi Bercy, l’alfiere del nuovo mondo, Taylor Fritz, e il vichingo che approfitta dello scivolone di Carlito in una formula che perdona gli errori però non la recidività. Nell’incrocio che vale la vita o la morte, il tedesco mette sul tavolo del Master i numeri di una stagione notevole: 69 vittorie stagionali, 8 consecutive, 10° semifinale dell’anno. Un primo set stellare, poi come d’abitudine Alcaraz perde interesse ed evapora dal gioco: «Ho perso alcuni punti in modo tonto, devo migliorare quando sono stanco mentalmente, ci sto lavorando ma per me non è facile». Il suo balsamo sarà la Davis, con l’obiettivo di regalare a Rafa Nadal (attesi a Malaga anche Djokovic, Federer e Murray) il commiato che il totem spagnolo si merita: «Rafa più di tutti deve conquistare l’ultima coppa, il suo addio in questo momento è più importante di tutto». ” ‘ ” . C’è chi va e chi resta. Jannik Sinner costruisce la sua personale leggenda in giornate torinesi che ricorderà a lungo. Non solo per la lacrima davanti al trofeo da numero uno di mamma Siglinde, che si mangia con gli occhi quel figlio partito da Sesto Pusteria bambino e ritrovato uomo a Torino. Finals in Italia, e ci resteranno per altri cinque anni, l’annuncio domani, significa famiglia riunita, sfida a bocce con il fratello Mark alla fine dell’allenamento, palleggi sul prato dello Sporting con papà Hanspeter, che molti anni fa consegnò Jannik a Riccardo Piatti con una raccomandazione: «Che sia libero di fare ciò che sente». Incluso divorziare dal primo coach. Ruud in semifinale per la terza volta su tre partecipazioni non fa paura perché Sinner sa come si fa. E Zverev all’orizzonte, impegnato oggi nella semifinale del pomeriggio contro Fritz, piuttosto, a creare qualche nube. Foschia, per carità, non temporale. Salutano Torino nel girone Andrea Vavassori e Simone Bolelli, ma due finali Slam e tre titoli (Buenos Aires, Halle e Pechino) valgono la convocazione in Davis, che arriverà anche per Sinner, Musetti e Berrettini. E a Malaga, aspettando la Davis, comincia la rincorsa alla finale di Billie Jean King Cup delle azzurre guidate da Jasmine Paolini, altra straordinaria protagonista di una stagione piena di Jannik, Lorenzo, Jas, Sara, Italia. C’è ancora posto per le Finals e per una cena al ristorante come si deve. Sono quasi due settimane che Sinner mangia in camera. Troppo affetto costringe dentro una gabbia dorata, però preserva dagli scherzetti del sushi (a Torino poi).
A due passi dalla storia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)
[…]. Sarà un’altra volta la notte di Sinner, ancora in campo alle otto e mezza, ormai l’ora di Jannik, il vampiro gentile contro cui, per il momento, nessun avversario delle Finals ha rinvenuto l’antidoto. Smarritosi nell’ombra Alcaraz, dall’altro girone è emerso Casper Ruud, il vichingo garbato di Oslo con il padre ex pro (Christian) a cui fin da bambino ha sottratto tutti i record tennistici della Norvegia e che da cinque anni si sta abbeverando alla fonte del mito Nadal. Con le leggende Il primo traguardo per Sinner, che va predicando dall’inizio del torneo come l’approdo in semifinale fosse l’orizzonte iniziale della sua terza avventura al Masters. Il solito basso profilo ispirato dall’educazione e dal rispetto, per se e per gli altri, ma i numeri (e la qualità del gioco espressa questa settimana) raccontano un’altra storia, abbracciando sentieri di gloria. Jannik è il quinto giocatore della storia che da numero 1 del mondo supera i gironi senza perdere un set dopo Lendl (1986 e 1989), Sampras (1998), Agassi (1999) e Djokovic (2014, 2018 e 2021). A voler guardare già oltre, sono invece sei i campioni ad aver vinto in una stagione almeno due Slam, le Atp Finals e con il primato in classifica a fme anno: Borg, McEnroe, Lendl, Sampras, Federer e Djokovic; sarebbe la solita compagnia leggendaria. Certo, Ruud uscirà dagli spogliatoi con l’animo libero di un pronostico tutto dall’altra parte, ma gli almanacchi recenti del tennis raccontano che Casper ha giocato tre finali Slam tra il 2022 e il 2023, ha sfiorato il numero 1 del mondo due anni fa e conosce le vette del torneo dei Maestri, con tre semifinali (con questa) e la finale del 2022 contro Djokovic (persa in due set). Da giugno, il rendimento di Ruud non è stato all’altezza di un top 10, ma gli è bastata la prima metà della stagione per garantirsi il biglietto per Torino, dove ha ritrovato la pesantezza di palla dei giorni più belli e ha mostrato decisi miglioramenti al servizio. Potranno bastare contro il carrarmato dai capelli rossi? Crescita I precedenti, intanto, sono entrambi colorati d’azzurro ed entrambi sono andati in scena a Vienna, nel 2020 e nel 2021 Il più recente, nei quarti di finale, ha pure un grande valore affettivo per Jannik, che con quella vittoria si garantì per la prima volta in carriera l’ingresso in top ten: «Ho raggiunto fin troppo rispetto a ciò che pensavo allora, in quei giorni non avrei mai pensato di arrivare a questo punto così velocemente. Sono cresciuto a piccoli passi: il primo obiettivo era di vincere un torneo, poi la top 10 e poi ancora più in là». Più in alto e ancora su, fino ai trionfi Slam e al numero uno in classifica, preconizzati dalla finale che la Volpe Rossa giocò proprio qui un anno fa: « Quest’ anno è passato in fretta, ora sono in una posizione totalmente diversa, sono molto felice ma come dico sempre il lavoro non fmisce mai, spero in futuro di poter migliorare ulteriormente. Provo sempre una sensazione diversa a ogni torneo, non importa come ci arrivi, certamente è molto bello essere di nuovo in semifinale a Torino. Ovviamente questa è una stagione diversa, sono un giocatore diverso, come tutti gli altri: io credo che siamo tutti migliorati molto in un anno. È piacevole essere di nuovo nella posizione di potermi giocare un posto in finale». […]. Perché con i bambini Sinner torna bambino: «Cosa direi a me stesso adolescente? Io ho scelto il tennis perché mi sento più a mio agio come persona, qua abbiamo dei bravissimi ragazzi, molto giovani, che possono entrare con noi in campo, un momento molto breve ma molto emozionante. Io non ho mai seguito il tennis quando ero piccolo, perciò ogni volta che un ragazzino o una ragazzina mi tiene per la mano mi piace molto condividere l’esperienza con loro». Uno spirito candido, ben lontano dal guerriero di ghiaccio che sta dominando sul campo dall’alto di 68 vittorie in stagione (e appena 6 sconfitte) e 48 successi su 51 sul veloce, all’aperto e indoor: «È molto difficile parlare di quello che sta succedendo, ma le cose possono cambiare nel giro di poco tempo. Basta una partita persa e può iniziare un altro ciclo di un altro giocatore, io devo guardare avanti. Ad alto livello i dettagli fanno la differenza. Per questo dico sempre che il lavoro non finisce mai, ogni volta devo imparare cose nuove». L’etica del lavoro vince sempre, anche contro gli spettri: «Il ricorso della Wada? Mi sono già trovato in questa posizione tre volte. Certamente non è una posizione in cui mi piace stare, ma lavorare insieme a tutti come ho fatto prima. Sono molto ottimista su come andrà». La calma del più forte
Missione finale (Stefano Semeraro, La Stampa)
Questa settimana lo ha battuto solo la Nazionale di Spalletti, e neanche di tanto: 6 milioni e 800 mila telespettatori giovedì per Italia-Belgio sulla Rai, 2 milioni e 800 nella stessa serata per Sinner-Medvedev alla Inalpi Arena (Rai più Sky sport). Tennisticamente è un 6-3, ma in odore di vittoria morale visto che solo pensare di confrontarsi con il dio Pallone in Italia è follia. Per il resto, se rimaniamo nei confini del tennis, contro Sinner per il momento non c’è partita. [..]. La Volpe ha chiuso la fase a gironi senza perdere un set e lasciando per strada 22 game. Meglio di lui, nella storia delle Finals, hanno fatto solo l’inarrivabile Djokovic nel 2014 (9 game), Roger Federer nella stessa edizione (13), John McEnroe nel 1978 e Ivan Lendl nel 1989 (14, però Mac vinse un set per ritiro sul 3-0). Sascha Zverev, vincitore del girone «John Newcombe», ne ha lasciati per strada 27 – del resto già alla vigilia per molti era considerato il vero antagonista di Jan – ma sta giocando al meglio della forma, come dimostra la miseria di due palle break concesse in tre partite, mentre Sinner non è neppure il miglior Sinner. E in semifinale per il secondo anno consecutivo, ma stavolta il mantra dei piccoli passi non vale. E il numero 1 del mondo, ha vinto 68 partite e ne ha perse sei in tutta la stagione. Un biglietto per vederlo stasera alle prese con Casper Ruud costa oltre 1600 euro. Traduzione: deve vincere, anche se l’erba devo, nello sport, non cresce nemmeno nel giardino del re. «Non pensavo di arrivare a questo punto così velocemente. Ho fatto progressi molto rapidi in questi anni, ma il lavoro non finisce mai e in futuro spero di poter diventare un giocatore migliore. Sono tanti gradini: prima punti a vincere un 250, poi a entrare nei primi 10, poi fra i primi 5». Poi davanti non ti rimane più nessuno. Alcaraz ha già fatto i bagagli, l’influenza, l’incostanza e la voglia pazza di regalare un’ultima, grande settimana di Coppa Davis a Rafa Nadal lo hanno già spinto verso Malaga. Daniil Medvedev, il babau di inizio carriera, ormai al suo cospetto sembra un povero Diavolo. Nello sport, come sostiene il suo amico Massimiliano Allegri, ci sono le categorie, e al momento Jannik sembra abitarne una tutta sua. «Le cose possono cambiare molto velocemente. Basta una partita e magari inizia un altro ciclo nel quale Daniil ricomincia a battermi. I giocatori passano in fretta e a questo livello sono i dettagli che fanno la differenza. Se vuoi restare in alto, ogni giorno devi aggiungere qualcosa». Servizio, rovescio tagliato, scelte tattiche. Il Rosso è il tornio di se stesso. Per stare sempre sul pezzo è pronto a reagire a ogni situazione, ad anticiparla. Licenziando dopo la vicenda della positività il preparatore fisico Umberto Ferrara, che da poco è entrato nel team di Berrettini («Posso solo dire che è Umberto è un ottimo preparatore, sono sicurò che saprà aiutare Matteo»). Isolando quello su cui non ha controllo. Come il ricorso della Wada al Tas, che potrebbe costargli una sospensione l’anno prossimo. «Ci sono già passato: tre volte mi hanno chiamato, tre volte ho testimoniato. Non è una posizione in cui mi piace trovarmi, ma continuerò a lavorare come ho sempre fatto. E resto ottimista». Vincere è una forma dell’anima.
Finals countdown (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)
Se, come ha dichiarato Medvedev, Sinner ha davanti a sé 13-14 anni di vittorie, adesso è il momento di chiudere in bellezza una stagione storica. Il 2024 ha proiettato Sinner nell’élite del tennis mondiale, e ora Torino, vestita a festa da oltre una settimana per le Nitto ATP FinaLs, respira l’aria frizzante della grande occasione. Sinner finora ha sbaragliato la concorrenza: de Minaur, Fritz e Medvedev. Solo un uomo sembra poter reggere il confronto: Alexander Zverev Il tedesco, come l’azzurro, ha raccolto tre vittorie senza concedere un set, superando Rublev, Ruud e Alcaraz. […]. All’Inalpi Arena, dunque, il sipario si alza sulle semifinali: Zverev-Fritz alle 14.30 e, in serata, Sinner-Ruud alle 20.30 (in tv su Rai7 e Sky). CONTRO RUUD. In un panorama con pochi veri antagonisti, l’allievo di Vagnozzi e Cahill troverà di fronte a sé un rivale che, per caratteristiche, può esaltarne il gioco. Una dinamica che ricorda quella della sfida contro de Minaur, dove la differenza non risiede tanto nel ranking quanto nel bagaglio tecnico a disposizione. Lo scandinavo ha già superato le aspettative: reduce da otto sconfitte nelle ultime nove uscite prima delle Finals, ha saputo sfruttare un Alcaraz non al meglio per indirizzare il girone e ha poi ultimato il lavoro contro Andrey Rublev, dove la conquista del primo parziale è stata sufficiente per chiudere i giochi. Alla fine il risultato ha detto: 6-4 5-7 6-2 per Casper. Inevitabile la domanda su Sinner: «Sono felice, un privilegio giocare contro Jannik». UN NUOVO STEP. Ma se l’ex numero 2 del mondo si è avvicinato al massimo delle sue possibilità, Sinner sembra appartenere a un’altra dimensione. Parlando di futuro, l’azzurro vede nel servizio un colpo ancora perfettibile e questo potrebbe diventare un problema per la concorrenza. Contro Medvedev in battuta ha concesso solo undici punti e già oggi quando la prima entra, Sinner è implacabile: terzo nel circuito per punti vinti con la prima (79,3%). Non solo: è primo per turni di servizio conquistati in stagione (91,2%) e, assieme ad Alcaraz, leader nei punti vinti con la seconda (57,5%). Il margine di crescita sta nelle percentuali e sulla lavorazione della palla. Nel 2024 è 48° nel tour con il 61,5% di prime in campo. La buona notizia? Il trend è in crescita, come dimostrano i dati delle ultime due stagioni. Ruud, dal canto suo, ha beneficiato di una superficie più lenta rispetto a quella delle edizioni passate, ma è sufficientemente rapida da impedirgli di sfruttare appieno le rotazioni del suo dritto, un’arma che sarà limitata contro Sinner. Nei due precedenti, entrambi sul cemento di Vienna, l’azzurro ha avuto la meglio: nel 2020 (7-6, 6-3) e nel 2021 (7-5, 6-1). ATTESA. La vigilia di Jannik è stata serena: allenamento con il boliviano Prado e un po’ di tempo in campo con i figli del suo manager Alex Vittur. […]. L’ALTRO MATCH. Promette scintille il match del pomeriggio. Perché se è chiaro che Zverev sia a Torino in vesti da anti Sinner, Taylor Fritz si è confermato come possibile outsider. Lo statunitense è stato brillante nei suoi due successi, quanto nella lotta contro il numero 1 del mondo. SOGNO SVANITO. In doppio, invece, si è chiusa la corsa di Simone Bolelli e Andrea Vavassori. Dopo una vittoria e una sconfitta, gli azzurri si sono fermati nel match decisivo per le sorti del girone contro i numeri 1 del mondo Marcelo Arevalo e Mate Pavic, che si sono imposti con lo score di 6-3 3-6 10/3. Un po’ di rimpianto per il finale, che non intacca però l’orgoglio per una stagione superlativa.
Zverev all’esame del fastidioso Fritz (Daniele Azzolini, Tuttosport)
Il tennis è un gioco d’incastri, non mi stancherò di ripeterlo. Vi sono i forti, i molto forti, i fortissimi, e l’appartenenza ai diversi Club è evidenziata dalle vittorie che contano di più e dalla classifica in cui esse si riflettono, ma nei confronti diretti il gioco riguadagna talvolta quei contenuti democratici che l’affermazione ai un dominio, di una supremazia, tende a spingere fuori dai confini. Ciò rende i match, quasi sempre, “tutti da giocare”, dato che nel corredo di ogni tennista possono esistere colpi e schemi in grado di depotenziare le armi migliori di un avversario di migliore classifica, e soluzioni tattiche capaci di offuscare le sensibilità agonistiche dei più forti, causando macerie tra le certezze più assolute e i sensi di superiorità più impenetrabili. Si usa, in questi casi, il termine “infastidire”. Panatta provava di fronte al francese Jauffret, che sembrava un vecchietto male in arnese, un fastidio indicibile, e fu in grado di superarlo in tutta tranquillità solo con il tempo e ripetute sconfitte. Il grande Arthur Ashe aveva problemi contro il drittone di Bertolucci, e andava a lamentarsi per questo proprio da Panatta. La casistica potrebbe proseguire per pagine e pagine, ma per venire ai “fatti nostri”, quello che interessa rimarcare a questo punto delle Finals, è che Sascha Zverev ha in uggia Taylor Fritz, prossimo avversario in semifinale, mentre Sinner più volte è andato in affanno contro lo stesso Zverev, che potrebbe essere il suo dirimpettaio nella finale di domenica. Ne fanno fede i testa a testa. Sei a cinque a favore di Fritz. E quattro a due per Zverev contro Sinner. Risultati perfettamente rivedibili e rettificabili. […] Si parte però da questi dati, e se Sinner ha tribolato con Zverev quand’era molto giovane e ha invertito almeno in parte la tendenza già dalla stagione in corso (vittoria in tre set con due tie break nella semifinale di Cincinnati), la supremazia dell’americano ai danni di Sascha è di freschissima datazione, grazie a tre successi (due negli Slam di Wimbledon e New York) firmati quest’anno a fronte di una sola vittoria (a Roma, nei quarti) ottenuta dal tedesco. Che cosa c’è dunque nel gioco di Fritz, tale da infastidire la manovra da fondo campo di Zverev, poggiata su colpi più che robusti e rifinita di tanto in tanto da qualche raid a rete (la stessa che gli ha permesso ieri di tenere a bada Alcaraz, anche nei momenti di maggior pressione dello spagnolo)? Di sicuro l’americano, in un anno di crescita (nella sicurezza e nella forma fisica) e di maturazione, è cresciuto non poco nell’uno-due, servizio e dritto, che da sempre è il suo marchio di fabbrica. Ora gli riesce più violento, più incisivo… Zverev l’ha sempre sofferto, malgrado sia dotato anch’egli di un servizio più che robusto. Meno però di un dritto su cui poggiare lo schema. Il suo colpo migliore resta il rovescio, che funziona alla grande quando il tedesco s’impossessa dello scambio. La finale Slam persa con Sinner a New York e l’approdo tra i migliori in queste Finals l’hanno ancor più motivato. A favore di Zverev, lo stato di forma che l’ha accompagnato per tutta la stagione, offrendogli tranquillità e sicurezza, voci spesso mancanti nei capitoli della sua storia passata. Una stagione, non a caso, approdata ieri – con la vittoria su Alcaraz – al sessantanovesimo match vinto (20 le sconfitte), uno più di Sinner al momento. In Era Open solo Murray nel 2016, quando vinse Paris Bercy e poi le Finals chiudendo da numero uno, ha saputo fare meglio con 78 successi (e 9 sconfitte). Non solo… Il secondo posto è assicurato, e tale resterà fino al termine della stagione, il suo miglior risultato di fine anno (fu terzo nel 2021). Oggi Zverev passa come il peggior avversario ci si possa trovare di fronte, Sinner a parte. Manca ancora di quella cinica cattiveria che servirebbe nei momenti di maggior tensione (fanno testo le sette palle break del primo set gettate al vento contro Alcaraz), ma sa lavorare ai fianchi gli avversari, cosa che in passato faceva meno. O con minore attenzione.
(in aggiornamento)