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Mats Wilander racconta Nadal: “Nessuno ha portato la passione di Rafa”

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Non una giornata facile per gli amanti del tennis che, dopo l’annuncio del ritiro di un giocatore tanto amato come Gasquet, hanno visto comparire d’ovunque il video d’addio al tennis di uno dei più grandi e ben voluti sportivi della storia. Poco importa la nazionalità, il tifo, le preferenze, le antipatie...Oggi dice addio Rafael Nadal, più di una semplice pagina di storia. A lui, i più che meritati tributi di ogni grande campione del nostro sport, e non solo.

Fra i tanti che gli han dedicato post, parole e auguri, c’è Mats Wilander, tennista svedese classe 1964 e vincitore di 7 titoli del Grande Slam: tre di questi, proprio sulla terra francese, diventato poi teatro di record che difficilmente verranno mai ritoccati. Wilander, oggi opinionista per Eurosport, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Arnold Montgault, per raccontare quello che, per lui, ha rappresentato Rafa. Eccone un estratto.

D. Qual è stata la tua prima reazione?

Pensavo di star ancora dormendo, è stato un incubo per tutti quelli che amano il tennis, ma sapevamo sarebbe successo: era solo una questione di “quando“. Capisco la sua scelta di voler finire con la Coppa Davis, una competizione a cui lui tiene molto e dove potrebbe festeggiare insieme a tutti i suoi compagni. È un giorno triste, ha portato tanta passione in questo sport“.

D. Tu avresti fatto la sua stessa scelta o avresti voluto giocare al Roland Garros un’ultima volta?

Penso che tutti avrebbero voluto vederlo a Parigi per un’ultima volta, ma dipende solo da come si sente lui. Penso sappia che in salute, può ancora essere competitivo, soprattutto in Francia. Ma deve sentircisi…Nessuno ha portato la stessa passione di Rafa, e la passione è la cosa più importante del nostro sport“.

D. Pensi che abbia esaurito le energie? L’ultima sfida con Djokovic può aver influenzato la decisione finale?

Penso di si…Quello con Djokovic, sullo Chatrier, potrebbe esser stato il suo ultimo match in singolare: le stelle si sono allineate. Forse, visti tutti gli infortuni che ha avuto, ha raggiunto più di quanto potessi pensare: ha un talento incredibile, ma Roger aveva qualcosa in più tecnicamente. Avrebbe quindi dovuto far meglio: questo pensa la gente, trascurando la passione e lo spirito competitivo che Rafa ha portato in campo ogni giorno. Anche quel giorno alle Olimpiadi con Nole, ci ha provato al meglio delle sue forze. Ma a un certo punto, la convinzione è scomparsa, che sia per motivi emotivi o fisici. Ha dato tutto, ha raggiunto più risultati di tutti, secondo me“.

D. Cosa pensi giocherà ancora prima di ritirarsi?

Penso voglia arrivare alla Coppa Davis nelle migliori condizioni, con possibilità di giocare in singolo e in doppio. Penso sappia di non essere al meglio, ma vorrà esserlo in quel momento. Riuscirà ad allenarsi a sufficienza? Probabilmente avrà bisogno di andare a giocare un torneo, due sarebbero forse troppi. Così il capitano potrà valutarlo anche per il singolare. Non dovesse giocare, significa che non avrà avuto la sufficiente preparazione fisica per dare il proprio meglio“.

D. Qualche ricordo speciale con Rafa?

Il miglior ricordo che ho di lui risale all’anno in cui ha raggiunto la finale del Roland Garros per la prima volta, giocando contro Mariano Puerta nel 2005. Venerdi sera il suo team mi chiede se voglio scambiare con Rafa all’indomani, giorno della finale femminile e quindi con nessun altro in giro a seguire gli allenamenti. Ovviamente ho detto di sì. Sono sceso sceso in campo con lui verso le 9: ero nervosissimo, anche a causa del suo topspin e dei suoi colpi. Ma soprattutto per la sua intensità, mi costringeva a pensare di non riuscir a mettere una sola palla in campo. Andai nel panico pensando che a causa mia e di questo allenamento, forse il peggiore della sua vita, non avrebbe vinto il trofeo. Da quel giorno, ho creato ricordi sempre migliori“.

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