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ATP Shanghai: Mensik rimonta Rublev, Watanuki sorprende Nakashima

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Ad una settimana dal via del Rolex Shanghai Masters, è giunto il tempo di allineare il tabellone al terzo turno ossia ai sedicesimi di finale. Ecco, di seguito, il resoconto dei primi incontri della sessione diurna che hanno fatto compagnia ai comodi successi di Sinner e Alcaraz.

J. Mensik b. [6] A. Rublev (7)6-7 6-4 6-3

Il nostro focus si concentra sul secondo match andato in scena, seguendo l’ordine cronologico di entrata sul terreno di scontro: difatti, in contemporanea con la partita del numero 2 al mondo, lo Show Court – il secondo campo dell’impianto cinese che ospita il ‘1000’ asiatico – è stato aperto dall’interessante sfida fra Andrey Rublev e Jakub Mensik. Il tennista ceco al turno precedente aveva superato lo spagnolo Martinez, al contrario del russo che invece da testa di serie n.°6 aveva potuto beneficiare di un bye.

L’unico confronto diretto, consumatosi tra i due, era abbastanza recente: risalente al mese di febbraio, precisamente ai quarti di Doha. Nel torneo qatariota vinse il classe 2005, finalista Slam da junior a Melbourne nel 2022, per 6-4 7-6(8) spingendosi successivamente sino alla sua prima – e per ora unica – finale ATP prima di essere sconfitto da Karen Khachanov.

La prima frazione della contesa si è rivelata estremamente equilibrata: due scambi di break, tra secondo e quarto game a cui ha dato seguito un altro doppio scossone fra sesto e settimo gioco, intervallati da altrettanti turni di servizio immacolati. La particolarità però da annotare è che si sia trattato sempre del medesimo giocatore in grado di strappare la battuta per primo e poi puntualmente non riuscire a confermare il vantaggio. Infatti, il diciannovenne ceco per ben due volte ha sprecato l’opportunità di consolidare l’allungo dopo aver disputato un ottimo turno di risposta. E alla fine queste mancanze di cinismo, alle quali non si può non aggiungere la clamorosa chance non sfruttata sul punteggio di 4-3 (con il n.° 65 ATP in ribattuta) quando ha permesso al moscovita di rientrare dallo 0-40 – qualora infatti avesse concretizzato quella tripla possibilità, per la terza volta sarebbe andato avanti di un break con l’aggravante per l’avversario che in quest’ultimo caso avrebbe servito per il parziale -, Jakub le ha pagate carissime al tie-break dove per l’ennesima volta nel set è stato il primo a tentare la fuga, guadagnandosi un mini break, prima di mancare un set point sul proprio servizio per poi essere ineluttabilmente riacciuffato.

Tutto questo spreco ha finito così per premiare anche un tennista che non è propriamente la rappresentazione del sangue freddo e della capacità di mantenere inalterata la lucidità quando l’adrenalina sale a dismisura: per cui, Andrey ringrazia e alla seconda palla set si prende la frazione d’apertura al termine di oltre un’ora di gioco.

Il secondo set è un dejà vu, si ricomincia con le stesse avvisaglie di inizio gara: di nuovo un 2-0, di nuovo a marca ceca. Questa volta, tuttavia, si manifesta una differenza sostanziale: Mensik è centrato, Rublev è il solito saliscendi emotivo. Non c’è alcun rientro, il ceco domina: il momento decisivo arriva però comunque qualche minuto dopo. Sul 2-1, con Jakub al servizio, Andrey vola sul 15-40 ma getta al vento la doppia palla break e poi non contento anche altre due ai vantaggi. Sfumate quattro diverse situazioni di recupero, il campione di Madrid si scioglie completamente: doppio break Cechia e 5-1 vidimato. Sul finale di set, ormai in cassaforte, il nativo di Prostejov si distrae un attimo: si vede dimezzare il cuscinetto di sicurezza che si era costruito, ma la seconda volta in cui si presenta al servizio per trascinare il verdetto al terzo è privo di sbavature. 6-4 in 45 minuti, conti pareggiati.

La partita finale è un concentrato di tutto ciò che fin lì si era visto sul campo: tra un contrappasso del destino ed un crollo di tenuta mentale. Il 2-0 inziale stavolta lo firma il ventiseienne russo, prima di soccombere nei suoi dubbi esistenziali di atleta. E’ lampante poi come il n.6 ATP soffri tremendamente il tennis ma forse soprattutto la personalità straripante del giovane ceco. Infine, un paio di appunti statistici: match costellato da aces (25 in totale) 14 Rublev e 11 Mensik, ma anche da numerosi gratuiti (85 in 32 games, uno più per il ceco, la stessa cifra di winners: 34 a testa).

Perciò, dopo 2 ore e 32 minuti di lotta agonistica e psicologica a trionfare è Jakub: fuori dunque il finalista del 2023, per la seconda volta nella storia di Shanghai non saranno in lizza per il titolo agli ottavi né il vincitore né il secondo classificato della passata edizione. Era già accaduto nel 2017, quando il campione uscente Murray non partecipò ed il finalista Bautista fu eliminato all’esordio.

Al terzo turno per Mensik ci sarà Shevchenko.

Gli altri match

Sul Court 4, il programma è stato inaugurato dalla vittoria del giapponese Yosuke Watanuki che è uscito con le braccia al cielo dal duello contro la trentaduesima testa di serie, Brandon Nakashima: un “quasi” derby, considerate le origini nipponiche del californiano, che ha premiato il n.° 336 del mondo con lo score di 7-6(4) 6-3. Per il ventiseienne di Saitama è il quarto successo consecutivo, tutti arrivati nel torneo corrente dato che è partito dalle qualificazioni mettendo in fila i seguenti scalpi: il finlandese Virtanen, il coreano Hong e il russo Kotov. Non batteva un top 30 dall’ATP 500 di Washington di un anno fa: in quella circostanza superò Auger-Aliassime che ai tempi era n.° 12 ATP, rimane ancora tutt’ora quella la vittoria più prestigiosa della carriera. In generale, allargando la prospettiva ad avversari Top 50, si tratta della quarta affermazione di sempre per Yosuke: Pedro Martinez a Lione 2022 e Robin Haase a Tokyo 2018, le restanti due.

Nel primo match sul Grand Stand 2, ad aprire invece le danze c’è da registrare la vittoria del kazako Alexander Shevchenko ai danni dell’argentino Francisco Cerundolo. Un’affermazione per nulla scontata da parte del russo di nascita – anzi stando al ranking era certamente sfavorito – che non a caso ha richiesto uno sforzo ingente: un 7-6(7) 7-5 in poco meno di due ore di partita con tanto di set point frantumato nel tie-break. Confronto non trascendentale, analizzando infatti i numeri della sfida ci si accorge di come il tasso qualitativo della gara sia stato molto insufficiente: 77 non forzati nel complesso (36 Sheva, 41 il sudamericano), soltanto 45 vincenti (19 per Alexander, 26 Cerundolo).

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