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Errani-Vavassori sono campioni! (Nizegorodcew). Sinner-Draper, la sfida (Strocchi, Azzolini, Piccardi)

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Errani-Vavassori sono campioni! (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Errani e Vavassori nella storia. Il doppio misto degli US Open 2024 parla azzurro. Sara e Andrea, dopo la medaglia sfiorata all’Olimpiade, hanno superato 7-6(0) 7-5 gli statunitensi Donald Young e Taylor Townsend ottenendo il primo Slam italiano della storia nella specialità. Sara è intelligenza applicata al tennis, Andrea è potenza e tecnica. Errani è, per dirla alla Vavassori, “tatticamente sopra a tutte le altre’: Vavassori, per dirla alla Errani, è un muro. La romagnola è al sesto titolo Major (prima di oggi ne erano giunti 5 in doppio con Roberta Vinci), con ben 11 finali disputate. «È un momento speciale – ha spiegato Sara – e sono felice di averlo condiviso con Andrea». Emozionato e sorridente Vavassori, che guardando verso papa Davide in tribuna ha esclamato: «Grazie al mio team, finalmente abbiamo vinto uno Slam». […] Gli statunitensi partono forte […]. Vavassori affronta con la battuta il primo “deciding point” del match sotto 2-3, con Young che sparecchia fuori un dritto non difficile. […] I due “yankee” mancini sembrano inscalfibili nei propri turni di servizio ma sul 5-5 30-0 […] cambia tutto. Errani è perfetta, Vavassori solido, arriva il primo break del match. Ed è azzurro. Nel game successivo però la battuta di Errani si inceppa e Wave commette un paio di errori banali: 6-6. Si va al tie-break, dove va in scena il capolavoro azzurro: sette punti italiani, uno più bello dell’altro, e nessuno per gli Stati Uniti. […] Nel secondo set la coppia italiana pare fortissima (4-1), ma il primo break subito da Errani riporta in corsa i padroni di casa (4-3). Townsend trascina Young, che però pare nel pallone. Sul 6-5 […] Townsend salva un paio di match point, ma sul terzo deve capitolare. Andrea solleva Sara, campionessa senza età, verso il cielo newyorchese. […] «Ci vediamo in Australia», annuncia per chiudere Vavassori. […] E chissà che, al momento del match point, Andrea non abbia pensato a quel campo costruito sull’asfalto dal nonno nella casa di Tetti Neirotti, frazione del comune di Rivoli. Su quel cemento, quando era bambino, iniziava a formarsi una crepa. «Andrea un giorno mi guardò – racconta papà Davide – e mi chiese: “dove sono adesso? E dove posso arrivare?”. Io gli risposi: “Ora sei qui, nel punto più basso della crepa. Per arrivare a giocare contro i più forti devi percorrerla tutta quanta”». Oggi, a New York, così è stato.

«Favorito io? No Jack è completo» (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

‹Sinner fa la cosa giusta al momento giusto». Non è annotazione di poco conto se arriva da chi, come Danil Medvedev, ha incassato dall’azzurro quest’anno la seconda sconfitta negli Slam sul cemento, superficie preferita dal russo. In semifinale nei 4 Slam, impresa riuscita soltanto a lui tra i nati dopo il 1988, risultato che al 23enne di Sesto Pusteria spalanca le porte della prima semifinale a Flushing Meadows, quarta in carriera nei Major. «I primi due set sono stati strani, chi faceva il primo break si aggiudicava la frazione – l’analisi di Sinner -. Nel secondo ero sotto 0-5 ma avevo avuto sempre delle chance. Il quarto è stato il più combattuto, sono rimasto lì mentalmente. […] In una partita molto tattica sono riuscito a cambiare gli equilibri e questa è stata la chiave per impormi. Ci sono sempre tanti episodi quando giochi un match 3 su 5 con lui, bisogna mescolare spesso la tattica e, quando comincia a non sbagliare più, devi trovare una soluzione. Tutto gira su piccoli dettagli e sono felice di come ho gestito le situazioni. Sono andato un po’ a momenti ma come sensazione in campo è stata la migliore da inizio torneo. Mi ha dato fiducia vincere Cincinnati prima di venire a New York». Tra i quattro protagonisti al penultimo atto il n.1 del mondo è l’unico ad aver già uno Slam in bacheca: «Ma non mi considero il favorito, nessuna vittoria può essere data per scontata e devi sempre prestare attenzione. Da questo momento in poi i match daranno sensazioni diverse, sono solo più fortunato ad aver già fatto queste esperienze. […] A prescindere da quel che accadrà sono molto soddisfatto della mia stagione; è stata molto costante e ho fatto tanti quarti, semifinali e finali. Questa è la cosa che conta di più, vuol dire che sto crescendo e lavorando bene». Tanto che lo stesso Nick Kyrgios, dopo averlo attaccato sulla vicenda doping, ha riconosciuto la grandezza dell’altoatesino con un parziale dietrofront: «Non è facile gestire tutto quel che succede e continuare a rendere a questo livello. È senz’altro il favorito ora», il post su X dell’australiano […]. Tra Sinner e la sfida per il titolo c’è stasera il britannico Jack Draper, giunto in semifinale senza perdere nemmeno un set. «Ci conosciamo bene, siamo buoni amici anche fuori dal campo. Qui sta facendo un torneo di grande qualità, è un giocatore completo, serve bene, ha un ottimo dritto e un rovescio molto solido. […] Ci siamo mandati dei messaggi sia nei momenti più belli sia in quelli più complicati. La nostra è una bella amicizia, la metteremo da parte per qualche ora quando saremo in campo – conclude Jannik – ma dopo la stretta di mano torneremo gli amici di sempre».

Ecco Draper, l’amico ritrovato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Se il tennis non ce l’hai in casa, è probabile sia sufficiente aprire la porta per trovarselo di fronte. A Londra è così, anche nel sobborgo di Sutton. Jack Draper il tennis se l’è ritrovato tra le mani quando era troppo piccolo per sapere cosa fosse. Una racchetta e una pallina gli hanno fatto da balia e fornito il primo gioco, la prima estensione di sé stesso, quasi una prolunga per avvicinare, toccare, capire il mondo circostante. Mamma Nicky è insegnante di tennis, campionessa britannica jr, è lei che ha avviato il bimbo allo sport. Il padre, Roger, era amministratore delegato di società istituzionali, Sport England e lawn Tennis Association. Ma il tennis è pure fuori dalla porta di casa Draper, si chiama Sutton Tennis & Squash Club […]. Jack vi approda a 6 anni, col fratello, la mamma in campo con loro. Presto arriva la chiamata LTA […]. Il National Coach James Trotman ha visto il ragazzino darci dentro, è rimasto colpito dai movimenti naturali che esegue anche sotto sforzo. Lo chiama per una borsa di studio comprensiva di supporto medico e finanziario. È il 2013 e il dodicenne Jack Draper può considerarsi un tennista. L’Inghilterra già lo ama di un amore profondo. Non è solo l’atteso ricambio di Murray nell’anno dell’addio, Jack è molto di più. È un prodotto cento per cento british. Non uno scozzese divisivo e autonomista, che mai avrebbe fatto il tifo per l’Inghilterra del calcio. Né un Norrie, padre scozzese e madre gallese, che prima di scoprirsi figlio d’Inghilterra ha girato il mondo alla velocità di un frullino, dal Sud Africa dov’è nato (Johannesburg) ad Auckland in Nuova Zelanda, da Londra alla Texas University di Fort Worth, per tornare in Nuova Zelanda negli anni del Covid. Jack Draper è inglese in purezza, conosce bene l’erba, andava tutte le settimane a Wimbledon per allenarsi. Ventidue minuti di treno da casa sua. Amico di Sinner. Lo si è scoperto a Montreal, dove i due hanno fatto coppia in doppio. Amico ritrovato, in effetti. I due si conoscevano da juniores. Jack il mancino era quello forte, Sinner uno destinato a fare da tappezzeria. «Allora ci conoscevamo bene, poi ci siamo rivisti nel Tour, all’inizio ci salutavamo da lontano, poi ci siamo scambiati qualche messaggio, ora capita di frequentarci spesso. Lui è straordinario, è cresciuto talmente dai tempi juniores che se ci penso resto basito. Lo incontrai per la prima volta in un doppio ITF di Categoria 1. Ricordo che ci eravamo dati come strategia di tirare su di lui, perché era il più debole in campo… Vale dieci volte il tennista di allora. Quando gli chiedo come abbia fatto, mi dice che ha lavorato molto. […] doveva avere un sacco di doti nascoste. Quasi la stessa età di Jannik, 23 anni, lui ancora da compiere […]. Jack ha […] un ciuffo che a volte lo nasconde e protegge, altre inneggia al suo spirito ribelle. […] Nel campo delle vittorie, Jack è ai primi passi. Ha vinto un torneo finora, sull’erba, a Stoccarda contro Berrettini lo scorso giugno. Veniva da un 2023 zeppo d’infortuni grandi e piccoli, s’è ripreso. Al Queen’s ha preso a pallate Alcaraz, e ha indirizzato la classifica verso i piani alti. Ora è 25, ma sarà al numero 20 a fine Slam e nella race è già 18. Agli US Open è l’unico ad aver compiuto percorso netto: semifinale senza perdere un set. «Incontrare Sinner è meraviglioso, e anche una grande responsabilità. Mi consolo pensando che forse anche lui mi teme un po’».

La grande occasione (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

La rivoluzione americana, Fritz o Tiafoe, uno statunitense in finale all’Open Usa per la prima volta dal 2006. E poi l’Europa che dopo i Big Three si garantisce la presenza a New York grazie a un inglese di nuova generazione, Jack Draper, e a un italiano d’esportazione come non avevamo mai avuto nella storia del tennis, Jannik Sinner, entrambi classe 2001. Un ricambio generazionale prepotente, età media dei magnifici quattro 24,5 anni: per la prima volta dal 2002, in tutta la stagione, né Djokovic né Nadal né Federer […] vinceranno un torneo del Grande Slam. […] Il quarto di finale nella notte di mercoledì ha avuto un andamento strano e ingannatore, una partenza solida (6-2), un secondo set concesso al russo 6-1 nonostante le palle break, poi il cambio di marcia che ha permesso a Jannik di lasciarsi in scia il nemico di una rivalità che è già un piccolo classico (7-6 per l’uomo di Mosca, ora). Medvedev è stato travolto dall’aggressività di Sinner, […] la differenza la fanno la risposta e le variazioni dell’azzurro: si sono rivisti i rovesci in back, le palle corte e le discese a rete: 33 annettendosi 28 punti, una pressione costante che ha incrinato la regolarità di Medvedev autore, non a caso, di 57 errori gratuiti. «Abbiamo lavorato su ogni aspetto del mio tennis, so che fare le volée mi può consegnare punti importanti. Mischiare il gioco è stata la chiave con Danil» ha spiegato Jannik alla fine […]. Tiafoe approfitta dell’eliminazione di Djokovic, che era nel suo quarto di tabellone. Draper esce dal corridoio lasciato non presidiato da Alcaraz […]. Sinner non ha bisogno di regali, si puntella sulla ritrovata salute fisica e sulla sua continuità per agguantare il traguardo che ancora gli mancava, la semifinale a New York, come Barazzutti nel `77 (ma era terra verde) e Berrettini nel 2019. «Potrei servire meglio, è vero, però in generale sono contento. Vincere a Cincinnati mi ha dato fiducia, qui non sono partito benissimo ma strada facendo ho saputo ritrovarmi». Il numero uno […] parte super favorito anche con Draper, il collega che chiama «amico» senza ricordare di averlo incontrato da junior, occasionale compagno di doppio, potenziale erede di Andy Murray […]. Jannik Sinner è un ragazzo molto umano uscito vivo dalla tempesta del Clostebol, aggrappato ai due allenatori con cui non perde mai il contatto visivo durante i match e ad Anna Kalinskaya, ricomparsa ieri nel suo box dopo settimane di illazioni. «Sono contento di essere arrivato in semifinale contro un avversario che non ha perso neanche un set e che conosco molto bene» […]. L’unico precedente, sull’erba, tre anni fa abbondanti, l’ha vinto Draper. Un’altra era, un altro mondo, un altro tennis. Questo è il Sinner delle 53 vittorie su 58 partite giocate quest’anno (33 su 35 sul veloce) […]. E dall’altra parte del tabellone, nel derby yankee, Fritz e Tiafoe facciano un po’ quel che gli pare.

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