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US Open, Van de Zandschulp: “Ero vicino al ritiro, devo ancora processare quanto accaduto”

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Botic van de Zandschulp ha messo a segno una delle più clamorose sorprese a cui abbiamo assistito nel corso degli ultimi anni, sconfiggendo nettamente Carlos Alcaraz al secondo turno dello US Open. 6-1 7-5 6-4 il punteggio con cui l’olandese ha conquistato un successo incredibilmente importante per la sua carriera, dal momento che qualche mese fa l’ex numero 22 del mondo aveva seriamente pensato di ritirarsi dal tennis. Presentatosi in conferenza stampa, Van de Zandschulp ha provato ad analizzare la sua vittoria e ha aperto il suo cuore sui mesi difficili appena trascorsi.

D. In quale aspetto del gioco pensi sia stato particolarmente bravo stasera?

Penso che oggi sia stato bravo nel gestire le emozioni, sono stato molto stabile da quel punto di vista. Ti capiterà sempre di pensare molto nel corso dell’incontro: ad esempio, dopo il primo set, mi sono chiesto che cosa avrebbe tirato fuori di diverso nel secondo. Ed in effetti è stato più complesso, perché Carlos è un grande giocatore e non ti lascia scappar via facilmente. Sono stato avanti di un break presto nel secondo set, ho subito il controbreak e poi dal 5-5 mi sono piaciuto molto, ho servito benissimo. Sono stato bravo a gestire i pensieri nel corso dell’intero match, sono felice”.

D. Cosa rende Alcaraz così difficile da battere?

“Credo che lui giochi in maniera molto aggressiva, cercando di prendere la rete il prima possibile. Oggi ho cercato di batterlo esprimendo un buon livello da fondocampo, in modo tale da poter essere io a dettare le operazioni e a non permettergli di scendere così tanto a rete. Sono stato bravo penso. Con il dritto soprattutto lui riesce a fare un po’ tutto, ha tanta scelta: dropshot, inside in, inside out. Sa fare qualsiasi cosa con la palla e questo lo rende estremamente difficile da battere”.

D. Potresti raccontare come hai fatto a passare dal pensiero di ritirarti ad una vittoria così importante qui?

“È proprio così, dopo il Roland Garros mi sono preso un paio di settimane per resettare e sono tornato direttamente a Wimbledon. Da quel momento ho giocato un po’ di tornei in Europa. Il tour è complesso: puoi giocar bene e nonostante questo vincere solo due match a settimana. Se non sei testa di serie ti può capitare, ad esempio, di affrontare Sinner al primo turno, quindi stai giocando bene ma perdi lo stesso presto nel torneo. Avevo bisogno di un po’ più di fiducia, di giocare e vincere più partite e per questo ho scelto di restare in Europa, il che mi ha aiutato. Adesso eccoci qui”.

D. È stato faticoso mentalmente tornare a giocare i tornei Challenger?

“È stato difficile certo scendere dalla posizione numero 25 della classifica fino alla 70esima e anche più giù. Ma allo stesso tempo sono stato felice di poter giocare più match, vincere più frequentemente. Non è stato drammatico per me”.

D. Quando pensavi al ritiro, ci eri davvero vicino?

Ci stavo davvero pensando sì, avevo tanti pensieri negativi nella mia testa. Mi sono infortunato l’anno scorso e ho continuato ad avere alcuni problemi quest’anno: e se non fossi riuscito a risolvere quel problema, allora sì avrei potuto smettere”.

D. Parlaci delle tue emozioni in questo momento.

“Non sto sentendo molte emozioni a dir la verità in questo momento, penso di dover ancora processare quanto accaduto. Magari tra un paio d’ore o domani percepirò l’emozione dell’aver vinto un grande match”.

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