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US Open, day 3: la chance di Berrettini e un confronto di stili

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Ma davvero qualcuno pensava che il buon McDonald potesse battere così semplicemente il numero 1 al mondo?! Archiviato il primo set (e il primo break) per la cronaca, 6-2, 6-1, 6-2 e tutti a casa. Come a casa è finito il caro Stephanos Tsitsipas che evidentemente non ha superato il divorzio dal papà Apostolos; Kokkinakis passa, saluta e ringrazia. Anche qui, tutti a casa…magari per ripianare le divergenze famigliari. Siamo contenti per Naomi Osaka, è una giocatrice che meriterebbe di tornare a sognare e invece vivacchia tutto l’anno per poi provare a prensentarsi al massimo a New York (prossima avversaria per la giapponese, Karolina Muchova). Quest’anno anche con un outfit degno del suo personaggio; semplicemente complicato. Come complicati saranno due match del giorno (qui il programma completo del day 3) di cui vi suggeriamo la visione:

Berrettini-Fritz: partiamo col dire che non vorremmo essere in Fritz. Pensateci: americano, che gioca di fronte al proprio pubblico nello Slam di casa, con ipoteticamente uno spicchio di tabellone che può portarlo fino agli ottavi/quarti in modo abbastanza easy, da numero 12 al mondo e con i precedenti tutti a suo favore (3-0). Insomma sembrerebbe tutto perfetto per Taylor se non si considerassi la presenza dall’altra parte della rete di Berrettini, uno che ha l’occasione di riscattare delusioni, difficoltà, mettendo a tacere malelingue e nani da giardino. Insomma non fa difetto al romano la motivazione. Quindi? Quindi sarà di sicuro il match più interessante del torneo, fino a questo punto. Il derby dei Boss aggiungeremmo (è brutta…lo sappiamo già).

Ruud-Monfils: ci prenderete per pazzi o sprovveduti o peggio ancora ma…crediamo veramente che questa partita possa essere realmente interessante sotto molti punti di vista. Una su tutte, sono le ultime apparizioni di un giocatore che rappresenta quasi un unicum nel panorama della sua generazione, figurarsi in quella di oggi, sempre poco meno legata allo spettacolo, tantomeno quello fine a se stesso, e più alla concretezza. Come? Pensate stia parlando di Ruud? Sì. Ricordiamoci che a New York è stato ad un set dall’essere numero 1 al mondo. Capite quanto siamo fortunati oggi?!

Carlo Galati @thecharlesgram

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