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ATP Montreal, Raonic costretto al ritiro: “Questo forfait è il più difficile della mia carriera”

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In Canada era già tutto apparecchiato per il primo turno in assoluto più atteso del National Bank Open, tra Holger Rune e l’eterno beniamino di casa Milos Raonic. Una partita che avrebbe potuto di certo regalare spettacolo. Se ne parla purtroppo già al passato poiché il canadese, ormai da anni costretto a continue rinunce per problemi fisici, ha dovuto alzare bandiera bianca a meno di un’ora dall’inizio dell’incontro per un problema alla spalla.

Non è una bella sensazione“, spiega Raonic in una conferenza stampa last minute, “ho provato a riscaldarmi per la mia partita ma la cosa più difficile era servire, e non credo sarei stato competitivo. Posso gestire tante cose, ma senza servizio sarebbe stato un giorno difficile per me. Questo problema è spuntato non appena sono passato ai campi in cemento dalla terra. Stavo provando a giocare dei punti e ho provato questa sensazione, poi mi sono preso qualche giorno per provare a sentirmi meglio, ma comunque non sono riuscito ad arrivare dove avevo bisogno“.

Anche perché rinunciare proprio al torneo di casa, dove arrivò la prima finale 1000, è ancora più difficile: “Sono stati tanti i momenti in cui non riuscivo a giocare, ma direi che questo è il peggiore. Non gioco qui da cinque anni, e non so se tornerò mai a Montreal, dato che dovranno comunque passare due anni. Si tratta di una sensazione davvero brutta. C’è però da dire che tutto questo è successo in 48 ore, quindi non ho neanche avuto tempo di pensarci troppo anche in termini di prossimo futuro. Ho provato soltanto ad essere pronto per oggi e regalarmi una chance per giocare. Ora devo solo pensare positivo il più possibile fino a che non ci saranno nuove informazioni“.

Anche perché non si sa ancora nulla sulla gravità o meno del problema, come ammonisce l’ex n.3 al mondo: “Ho avuto prima d’ora qualche problema con la spalla, ma mai niente di serio. Ma questo potrebbe anche essere dovuto al fatto che non giocassi sulla terra da tanto tempo. Lì le palle sono più pesanti, ho poi avuto tre lunghi set, il doppio il giorno dopo…potrebbe essere solo un sovraccarico. Non ho potuto svolgere i test, dovrò aspettare una settimana. Negli ultimi giorni sono stato forse troppo ottimista, ma volevo provarci fino all’ultimo momento“.

Parole che raccontano la vita di Andy Murray, accostato a Raonic da Kei Nishikori qualche ora prima per i tanti infortuni e l’estrema resilienza in ogni situazione. “Gli infortuni non sono tutti uguali“, riflette Milos, “e penso che ognuno vada poi avanti in maniera diversa. Ad esempio se avessi avuto un infortunio all’anca sarebbe forse stato più facile riprendermi perché non ho bisogno di correre molto. Quindi si parla comunque di stili di gioco molto differenti. Per quanto le cose possano essere comparabili penso si possa simpatizzare, ma non parlare nel profondo di queste cose perché ogni momento è diverso. Io, Andy e Kei abbiamo corpi molto diversi, e anche modi di giocare. Ogni istante è così unico che davvero poche cose possono essere trasportate dall’esperienza di una persona a quella di un’altra“.

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