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Che fine ha fatto Kyrgios? Si allena e ha finalmente rivelato quale infortunio ha avuto

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Nick Kyrgios manca, a maggior ragione quando si avvicina Wimbledon. Sarebbe stato bello vederlo nel tabellone sorteggiato venerdì: una mina vagante, certo non al pari di Nadal all’ultima Roland Garros ma comunque in grado di rendere persino più insidioso il potenziale cammino di Sinner, a cui difficilmente poteva andare peggio. La finale raggiunta due anni fa è uno degli ultimi ricordi tennistici che abbiamo dell’australiano: poi la vittoria nel 500 di Washington e i quarti di finale allo US Open. Fine. Per il resto solo altre quattro partite disputate, di cui appena una nel 2023, le esperienze da commentatore televisivo (che avranno un seguito anche a Wimbledon) e tante dichiarazioni di dubbia rilevanza. Tra le ultime quelle rilasciate ad aprile al podcast AO Show: “L’infortunio è stato molto grave ma tornerò presto”. Abbiamo sempre pensato che i guai fossero al ginocchio, visto che quello era stato il suo ultimo problema documentato. Ora sappiamo che abbiamo sempre pensato male.

Nick ha infatti deciso di rimuovere l’alone di mistero che ha voluto mantenere nell’ultimo anno. Lo ha fatto concedendosi per una giornata di… allenamenti – e già questa è una notizia – alla testata più importante della sua città, il Canberra Times. Ed ecco allora che finalmente è stata rivelata “La storia segreta dell’operazione di Nick Kyrgios”. Proprio a Canberra, nel settembre dell’anno scorso, il giocatore australiano ha subìto un intervento al polso per rimediare alla rottura completa del legamento scafolunato: quello che ne garantisce la stabilità, il più importante insomma. “L’intervento era l’unica soluzione possibile, non solo per giocare a tennis ma anche per garantire un corretto uso del polso” – ha infatti dichiarato il professor Sandow, dicendosi poi molto soddisfatto dell’esito dell’operazione e delle risposte che sta dando Nick: “Se si parla con qualcuno del mondo degli specialisti del polso, rimarrebbe stupito. Semplicemente non si ottengono questi risultati”.

I tempi di recupero di solito si aggirano attorno ai 12 mesi, mentre Kyrgios è tornato ad allenarsi con racchetta in mano già ad aprile dopo aver riacquisito la sensibilità del polso anche con esercizi utilizzati dai musicisti. Dal servizio di Melanie Dinjaski emerge così l’epicità delle prove che ha dovuto e continua a superare il buon Nick e della sua strenua volontà di tornare nel circuito. È fuor di dubbio che l’australiano ci tenga davvero, altrimenti non avrebbe provato ad affrettare i tempi o avrebbe anche potuto “approfittare” dell’infortunio per dire basta e spassarsela in altro modo. D’altra parte, è altrettanto chiaro che Kyrgios abbia voluto costruire una narrazione il più possibile affascinante attorno al suo problema fisico a partire dalla decisione di non svelarne immediatamente (e nemmeno a stretto giro) la natura. E al Canberra Times non possono aver fatto altro che adeguarsi.

A prescindere da questo, comunque, i dettagli interessanti non mancano affatto, a partire dalla foto della cicatrice che ha rovinato uno dei tanti tatuaggi dell’australiano. Per quanto riguarda la storia clinica del suo polso si scopre che Nick aveva già avuto problemi in seguito a una distorsione procuratasi in un match contro Dimitrov a Indian Wells addirittura nel 2015. Tutto era però sotto controllo fino a un allenamento nei giorni del pre-Wimbledon di un anno fa quando dopo uno dei suoi topspin sentì uno di quei crack che non lasciano spazio a molte interpretazioni. Nel percorso di recupero, poi, ci sono state anche le palline depressurizzate, dal 25% al 75% fino a tornare a quelle normali.

Nel racconto spiccano la figura del fisioterapista Will Maher e una sintonia tra lui e Nick per certi versi sorprendente visto il rapporto conflittuale che l’australiano ha dimostrato di avere negli anni con chi ha fatto parte del suo entourage. “Senza Will probabilmente mi sarei ritirato l’anno scorso. Non posso lavorare con nessun altro. La mia famiglia e la mia fidanzata non capiscono davvero tutto il lavoro che c’è dietro, mentre Will ha visto quanto ci è voluto per arrivare al punto in cui ero a uno o due set dal vincere uno Slam”.  Questo invece il punto di vista di Maher: “In 10 anni di lavoro con Nick, ho ottenuto la sua inequivocabile fiducia. Non l’ho mai visto così dedito, ma ci sono giorni buoni e giorni bui che nessuno vede. Il mio lavoro è quello di fornire una costante energia calmante perché questo sport è così frustrante che se Nick non avesse quel sostegno, probabilmente si sarebbe arreso”.

In conclusione, la domanda sorge quindi spontanea: quando rivedremo Kyrgios in una partita ufficiale? Per ora non ci sono ancora certezze. “Non è un infortunio molto comune, quindi stiamo sperimentando quanto possiamo spingerci oltre – dice Nick – Nessuno è mai tornato da un infortunio come questo prima. Al momento l’idea di tornare in campo è ancora piuttosto surreale“. L’ex numero 13 del mondo ha però preso un impegno con Patrick Mouratoglou per partecipare alla tappa di fine agosto dello UTS (Ultimate Tennis Showdown). La location sarà New York quindi potrebbe essere un’ottima occasione per poi giocare anche allo US Open sfruttando il ranking protetto. Un’altra ipotesi è però che Nick scelga il doppio per riprendere confidenza con il circuito in maniera più graduale e leggera. In ogni caso, e come sempre, ne varrà la pena guardarlo.  

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