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ATP Maiorca: il qualificato Jubb annulla un match point a Shelton. In semifinale anche Monfils dopo sei anni

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Il countdown verso l’inizio di Wimbledon scorre e gli ultimi tornei di avvicinamento ai Championships 2024 entrano così nelle fasi più calde. Un aggettivo che si presta soprattutto al 250 di Maiorca dove le temperature sono costantemente sopra i 30 gradi (contro i 20 scarsi, ad esempio, di Eastbourn). Nell’isola spagnola si sono conclusi i quarti di finale con le vittorie da un lato di Shelton e Ofner e dall’altro di Monfils e Tabilo.

[6] G. Monfils b. R. Bautista Agut 6-3 4-6 6-4

Il match di cartello del programma di giornata era la sfida tra i due ex top 10 Monfils e Bautista Agut. I due, che non si affrontavano dal 2019, hanno prodotto una partita all’altezza dei loro vecchi fasti che si è conclusa dopo oltre due ore e mezza di gioco con la vittoria del numero 6 del seeding Monfils. Il francese ha potuto contare su un’altra buona prestazione al servizio dopo quelle contro Thiem e Carballes Baena. A spiccare non sono tanto le percentuali ma il numero di ace: ben 15. Bautista ha provato a metterla sul piano della regolarità e, dopo aver vinto il secondo set, era anche riuscito a recuperare in extremis il break di svantaggio nel terzo ma i vincenti di Gael, per quanto estemporanei, hanno fatto la differenza. L’attuale numero 40 del mondo tornerà così a giocare una semifinale sull’erba dopo sei anni (l’ultima era stata ad Antalya nel 2018, persa contro il connazionale Mannarino).

[4] A. Tabilo b. J. Mensik 6-4 6-4

Se per Monfils si tratta di una sorta di riscoperta dell’erba, per il suo prossimo avversario Alejandro Tabilo è invece una novità assoluta. Il cileno non aveva sfigurato al Queen’s doveva aveva superato il primo turno contro Davidovich e perso contro il poi campione Tommy Paul. Quella contro Davidovich era stata solamente la sua seconda vittoria in un main draw sul verde e questa settimana è arrivata addirittura la prima semifinale su questa superficie. A conferma del buon periodo di forma e dell’adattamento all’erba, Tabilo ha anche raggiunto la finale nel tabellone di doppio insieme all’ecuadoregno Hidalgo con cui ha battuto i numeri 1 del tabellone Lammons e Withrow. Nel quarto di finale del singolare, invece, il cileno ha avuto la meglio su Jakub Mensik che era reduce dalla vittoria su Fognini. Il primo parziale è stato deciso da un break sul 5-4 mentre nel secondo Tabilo era stato in svantaggio e ha poi recuperato con due break di fila. Mensik non ha demeritato ma ha pagato qualche doppio fallo di troppo nei momenti decisivi, mentre Alejandro ha saputo alzare il livello quando richiesto dal punteggio.

S. Ofner b. A. Michelsen 3-6 7-5 6-3

Nella parte alta del tabellone Ofner ha battuto in rimonta il 2004 Michelsen raggiungendo anche lui la sua prima semifinale sull’erba nel circuito (l’austriaco ha però alle spalle una finale nel Challenger di Ilkley dello scorso anno e un terzo turno a Wimbledon partendo dalle qualificazioni, risalente addirittura al 2017). Il giovane americano sembrava in controllo dopo aver vinto il primo parziale con ottime percentuali in battuta e senza aver concesso palle break. Sul 2-2 del secondo set ha poi avuto sei occasioni per strappare il servizio all’avversario e avvicinarsi così al successo, ma Ofner è riuscito a salvarsi e ha poi sfruttato qualche errore figlio dell’inesperienza di Michelsen nelle fasi conclusive sia del secondo che del terzo.

Paul Jubb – ATP Maiorca 2024 (foto via Twitter @atptour)

[Q] P. Jubb b. [1] B. Shelton 6-3 3-6 7-6(8) (di Michelangelo Sottili)

Non aveva mai vinto un match del Tour prima di questo torneo (0-4), Paul Jubb, n. 289 del ranking, e ora si trova in semifinale al Mallorca Championships presented by Waterdrop con la vittoria su Ben Shelton, 6-3 3-6 7-6(8) in due ore e tre quarti, con tanto di match point annullato, ma non prima di averne visti sfumare addirittura sei, peraltro tutti ben cancellati.

Superato il tabellone cadetto, l’inglese classe 1999 ha messo a segno il primo successo ATP, subito bissato, battendo altri due qualificati meglio classificati di lui di un paio di centinaia di posizioni. Ai quarti di finale, il capolavoro: lui che mai aveva battuto un top 50 (tre tentativi, tra cui la sconfitta con Kyrgios 7-5 al quinto a Wimbledon 2022), si è imposto sul n. 14 del mondo e primo del seeding, nella maniera più difficile, al termine di una sfida che è diventata viepiù avvincente e rocambolesca.
Perché vincere in due set rapidi ci sta in una brutta giornata altrui, ma veder sfumare tante occasioni e, invece di abbattersi, andare a prendersi il tiratissimo set decisivo (con altrettante chance sfuggite) di fronte a un avversario che ha ritrovato il suo livello è tutt’altro che banale. Soprattutto giocarsi con coraggio il tie-break dopo aver appena avuto tre match point e altri tre se ne sono andati quando è arrivato quello per Shelton.
Una sfida in cui c’è stata la complicità iniziale di uno Shelton disordinato e poi discontinuo prima di entrare del tutto in partita, diventando quasi perfetto nei punti pesanti: i sei match point, 15 palle break salvate su 18. 9 su 12 ne ha salvate Jubb, che ha sorpreso per la solidità in risposta, tenendo al 65% la percentuale di conversione della prima statunitense (71% in campo). In semifinale, per Paul Jubb c’è l’austriaco Sebastian Ofner.

Primo set – Pessima partenza di Ben, Paul scappa

Jubb comincia piuttosto ordinato, senza voler strafare per tentare di pareggiare una supposta superiorità dell’avversario – superiorità che è sì tanto reale quanto enorme nell’arco di una e più stagioni, ma il match si gioca qui e adesso. E giovedì sera, sull’erba del Centrale spagnolo, Ben inizia prendendo decisioni incomprensibili, è pigro nella ricerca della palla e, nonostante metta in campo tre prime su quattro, il punteggio dice 4-0 Jubb, subito centrato in risposta. Shelton comincia a tenere qualche palla in campo costringendo l’altro a fare qualcosa in più. Muove così il punteggio riprendendosi un break e si procura anche due occasioni per il 3-4, ma Paul si affida al servizio salendo 5-2.
Turno di battuta interlocutorio, poi primo momento della verità: subito due seconde per Jubb che Shelton trasforma in comode occasioni da “basta metterla in campo ed è punto”, salvo poi non metterla in campo, e allora l’inglese vola a prendersi game e set.

Secondo set – Il grosso rischio risveglia Ben

Nervosetto, Shelton, lui che normalmente è tutto sorrisi con l’angolo paterno anche quando l’avversario gioca meglio. Jubb accetta tranquillo di subire qualche ace anche perché, se è dalle parti della palla, la ribatte regolarmente e spesso con adeguata profondità. Ben comincia di nuovo male, ma riesce almeno ad evitare lo 0-3 pesante trovando delle buone prime sull’orlo del baratro. T
urno difficile da tenere per il ventiquattrenne di York dopo l’occasione di prendere il largo, ma pur costretto ai vantaggi non trema, anche aiutato da Shelton sempre sul pezzo quando c’è una palla facile da non riuscire a chiudere.
Parecchi errori in uscita dal servizio statunitense, ma rimane in scia con il primo vero errore grave del brit che, infatti, cede la successiva battuta: 3 pari. Ben rimane ondivago, deve risalire da 15-40 tra gran punti (ora inizia a usare parecchio la smorzata) e uno sfidante che sta rientrando nei ranghi. Nulla funziona più come prima lato GB e Shelton va a pareggiare i set, 6-3, non prima di aver salvato un’altra palla break: ne ha concessa almeno una in quattro dei cinque turni di battuta del parziale.

Terzo set – Grande equilibrio, tennis e tensione in rapida crescita, pioggia di MP

MTO per il mancino di Atlanta, trattato all’avambraccio sinistro, e si ricomincia con Jubb al servizio. In teoria, lo sfavorito che ha annusato il profumo dell’upset dovrebbe soccombere senza opporre grande resistenza, ma Paul non sembra granché intenzionato a rispettare il copione. E nemmeno Shelton, se è per questo, ancora sull’altalena, anche se sta decisamente crescendo – un buonissimo tennis da parte di entrambi. Altra palla break annullata da Ben, poi un difficile settimo gioco dell’inglese, che tre volte da sinistra si salva con freddezza e infine tiene con un colpo che esige l’inchino, uno di quelli che, “non posso perdere dopo questo”. E così sembrerebbe, ma Shelton risale da 0-40 e cancella un vantaggio esterno, 4 pari.

Al dodicesimo game Shelton non si fa bastare il 40-15, arrivano due match point per Jubb, annullati dal servizio. Il serve&volley da destra continua a non pagare, terzo match point, seconda e dritto vincente. Ed ecco il tie-break.
Nessuno dei due tira indietro il braccio, tutt’altro, si cambia sul 4-2 Jubb, ma un errore tattico gli costa il vantaggio. Che dire allora di Ben che sbaglia direzione e subisce uno splendido passante che vale altri due match point all’inglese? Ace sul primo, dritti coraggiosi sul secondo e 6 pari. Sesto match point, palletta sui piedi e niente da fare, sfuma anche il primo per Shelton. Settima occasione, Ben va di servizio&dritto ma il secondo vola lungo e manda Paul Judd in semifinale con Ofner.

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