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Sulla sedia dell’arbitro a Roma, Lahyani: giudice o protagonista dello spettacolo?-

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Mohamed Lahyani - ATP Finals 2017 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)

Con il sistema di Electronic Line Calling (ELC) nella maggior parte dei tornei nel circuito professionistico, gli arbitri sono ormai delle figure sempre più periferiche. Nei tornei sulla terra rossa però, tra cui l’Open d’Italia, si fa ancora molto affidamento sulla figura dell’arbitro. In particolare, sul fatto che quest’ultimo scenda dalla sedia per correre a ispezionare i segni delle palline in prossimità delle righe.

Nella partita molto combattuta tra il britannico Daniel Evans (67 del mondo) e il giocatore di casa Fabio Fognini, al primo turno degli Internazionali Bnl d’Italia, sulla sedia dell’arbitro c’era seduto Mohamed Lahyani, uno dei giudici più conosciuti nel circuito ATP. Evans era riuscito a conquistare una palla break importante, quando l’azzurro ha tirato una volée di dritto corta ma soprattutto, larga. Il giudice di linea, seduto a pochi metri da Lahayani e responsabile di quella chiamata, ha inizialmente steso un braccio per affermare che la palla era fuori. La ripresa di Hawk-Eye mostrata in televisione, ha confermato la chiamata del giudice, indicando che la palla era effettivamente fuori. Ma l’arbitro Lahyani ha insistito fin da subito: “La palla è buona”.

Daniel Evans è andato su tutte le furie, chiedendo a Lahyani di mostrargli un segno diverso dal suo e il rinomato arbitro è apparso visibilmente incerto nel trovare un altro segno.

Non puoi mostrarmi nessun altro segno perché la palla non ha colpito la c***o di linea“, ha detto Evans furibondo.

La discussione è continuata con la pesante insistenza di Lahyani che il giudice di linea avesse chiamato la palla buona, mentre quest’ultimo aveva teso il braccio per chiamarla fuori. Il botta e risposta è continuato finché Evans ha ricevuto un’ammonizione per comportamento “scorretto”. Ma durante la discussione, l’atteggiamento più sbalorditivo non è stato quello del britannico, bensì quello di Lahyani. L’arbitro non ha cercato di calmare il tennista o perlomeno di farlo ragionare come spesso accade in simili situazioni. Lahyani ha letteralmente sgridato Evans, con il tono e le espressioni di un genitore arrabbiato con un bambino capriccioso, senza lasciare neanche il tempo al britannico, un uomo adulto, di parlare.

Questo spiacevole equivoco è avvenuto proprio un anno dopo la discussione molto simile tra il connazionale di Evans, Andy Murray e Lahyani, contro lo stesso avversario (Fognini) e sempre sui campi del Foro Italico.

Che sia una coincidenza oppure no, Lahyani appare sempre (emotivamente) molto coinvolto nelle partite, a volte anche troppo. Come quando aveva fatto il famoso discorso di incoraggiamento a Nick Kyrgios a metà partita, sei anni fa, guadagnandosi poi una sospensione da parte dell’ATP.

Negli anni, Lahyani è diventato famoso non solo grazie all’ottimo lavoro svolto in campo ma anche per quel modo spiritoso e originale di pronunciare il punteggio al microfono. Un uomo sempre sorridente e cordiale, ben visto sia dai giocatori che dal pubblico. I giudici di gara però, generalmente non sono visti in questa maniera. E l’anno scorso, il primo ad attirare l’attenzione su questo tema era stato Novak Djokovic quando, su una palla dubbia, aveva chiesto a Lahyani:Tu qui stai recitando vero? Vuoi il dramma?”.

Non a caso, quest’anno a Roma, si è visto uno spettacolo surreale. Lahyani è stato assalito dagli spettatori tra i campi del Foro Italico, mentre nelle partite disputate sul Campo Centrale, alcune chiamate corrette dello stesso giudice, sono state applaudite più forte dei punti giocati dagli unici veri protagonisti in campo, i giocatori. Questo perché, ad ogni applauso, Lahyani ringraziava animatamente il pubblico, spronando lo show a continuare.

L’anno prossimo, quando l’ELC sarà presente su tutti i campi in terra battuta – come ha dichiarato l’ATP – e gli arbitri saranno spinti ancora più ai margini, come farà Lahyani, senza questo ruolo da protagonista?

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