Le Olimpiadi di Tokyo si colorano di azzurro con le prime due medaglie per l'Italia, l'oro di Vito Dell’Aquila nel taekwondo e l'argento di Luigi Samele nella sciabola. Due imprese bellissime, due meravigliose storie di sport che hanno regalato le prime soddisfazioni azzurre ai Giochi.

L'oro di Dell’Aquila

Faccia giovane e pulita, sguardo determinato e gli occhi svegli di chi cerca il punto debole nella difesa dell'avversario per piazzare i colpi vincenti.

Sul quadrato della Makuhari Messe Hall, il 20enne pugliese di Mesagne si è sbarazzato uno dopo l'altro di tutti gli sfidanti che si è trovato sul suo percorso (26-13 all’ungherese Salim, 37-17 al thailandese Sawekwiharee, 29-10 nella semifinale contro l’argentino Guzman). La finale era molto più incerta, perché di fronte si è trovato il tunisino Mohamed Khalil Jendoubi, capace di eliminare il numero 1 del ranking mondiale, il coreano Jun Jang grande favorito.

«Non è finita…», erano state le sue parole dopo la semifinale, nonostante la certezza di una medaglia. Ma lui la voleva di un solo colore, l'oro. Ed è stato di parola. In particolare il vero capolavoro è arrivato nell'ultimo round quando, sul 10-8 per il tunisino, Dell'Aquila ha infilato otto punti in poco meno di 50 secondi per il sorpasso, fino al 16-12 finale tra le lacrime dell'angolo azzurro e gli applausi di Valentina Vezzali in tribuna. Dell'Aquila ha così bissato l'oro di Carlo Molfetta a Londra 2012. Entrambi sono di Mesagne, da oggi capitale nazionale del taekwondo.

L'inizio per gioco

Dell'Aquila, nato il 3 novembre 2000, ha cominciato a praticare il taekwondo a otto anni nella palestra del maestro Roberto Baglivo: «Era settembre 2008 - ha raccontato tempo fa -. Ero molto timido e mio padre, a cui piacciono le arti marziali, decise di portarmi nella palestra del Maestro Roberto Baglivo, che a Mesagne è molto conosciuto. Inizialmente era un gioco, andavo in palestra molto volentieri perché passavo i pomeriggi con gli altri miei coetanei invece di stare solo a casa a studiare o annoiarmi. Poi con i primi risultati è diventata una passione».

Nel 2018 è entrato nel centro sportivo dei Carabinieri, l'anno dopo ha vinto il titolo europeo a Bari e poi l'oro al Grand Prix Final di Mosca. L'ultimo anno è stato difficile per chi sognava l'Olimpiade e da un giorno all'altro si è ritrovato chiuso in casa per il lockdown. Era stato uno degli ultimi a lasciare il centro sportivo dell’Acquacetosa per tornare da i genitori, continuando la preparazione tra ripetute di calci in salotto e flessioni in cucina. Con un solo obiettivo: tenersi in forma sapendo che prima o poi le porte della palestra si sarebbero riaperte e il sogno olimpico si sarebbe avverato. 

Da grande sogna di fare il giornalista, e come prima storia potrà raccontare proprio la sua, quella di un 20enne che con il sorriso negli occhi si è andato a prendere la medaglia d'oro a Tokyo.

Sciabola d'argento

Luigi Samele ha regalato la seconda medaglia di giornata all'Italia, la prima assoluta in questa Olimpiade in ordine di tempo. L'argento nella sciabola è stato un risultato eccezionale, confermando la scherma come miniera di medaglie per i nostri colori

Luigi Samele, 33 anni di Foggia, argento nella sciabola

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FABRICE COFFRINI

In finale è stato sconfitto 15-7 dal fenomeno ungherese Aron Szilagyi, che ha conquistato il suo terzo oro olimpico consecutivo dopo Londra 2012 e Rio 2016 (impresa riuscita nella scherma solo a Valentina Vezzali). Per Samele è la seconda medaglia olimpica dopo il bronzo a squadre di Londra 2012, la 15esima della sciabola maschile individuale ai Giochi (tre ori, nove argenti e tre bronzi), arriva 9 anni dopo l’argento di Diego Occhiuzzi a Londra 2012.

Samele (che in semifinale aveva già fatto una grande impresa, rimontando da 6-12 a 15-12 contro il sudcoreano Kim) si è così fatto un bellissimo regalo per il compleanno che festeggerà domani, ma che vuole anche essere l'antipasto della gara a squadre. A proposito, Samele è un grande appassionato di cucina, e a chi gli chiedeva che piatto fosse questo argento ha risposto: «Un argento à la julienne, ma non posso dire perché». Magari lo scopriremo dopo la prossima medaglia.

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