È la regina dello short track planetario e, con un gran appetito per le medaglie si è presa il terzo sigillo a Pechino 2022, nei 1000 metri dello short track. La storia di Arianna Fontana viene da lontano, ma è corta e densa, come la sua pista e giovane, come la sua carta d’identità. Se a 31 anni hai già vinto 11 medaglie olimpiche in cinque edizioni di Giochi invernali, una vita non basta. Serve la leggenda. Dopo le prime due medaglie a Pechino 2022, l’argento nella nuova staffetta mista e l’oro nei suoi 500, Arianna continua a tessere il filo della sua tela cinese e si prende un altro argento 1500, che le vale uno storico tris. Ora c’è tempo per pensare al domani che potrebbe arrivare fino a Milano Cortina 2026.
Tutti i record di Arianna
E Arianna ha le idee chiare fin da bimba. In un video su you tube, che la ritrae fra caschetto e pattini pesanti, ad una gara di Paese, spunta già netta la sua vocina, specchio di una volontà d’acciaio: «Sì, penso di voler vincere la coppa». Ne vincerà, eccome, oltre a 17 medaglie mondiali, 17 vittorie e 50 podi, per fermarsi ad oggi. Con il bottino di Pechino ha agganciato e superato il palmares di un’altra grandissima campionessa della neve, Stefania Belmondo, la regina del fondo che in 10 anni e 5 Giochi Olimpici ha vinto 10 sigilli, curiosamente dello stesso colore di Arianna, 2 ori, 3 argenti e 5 bronzi. Con l’ultimo argento, nello stesso giorno in cui anche la staffetta maschile dello short track si tinge di bronzo, portando a 15 il computo delle medaglie a questi giochi cinese, è Arianna a laurearsi la azzurra più medagliate di sempre ad una Olimpiade.
Bionda, angelica tranne quando si infila in curve e sorpassi impossibili che non lasciano scampo agli avversari, Arianna è figlia di una Valtellina antica, fatta di paesi di pietra circondati da vigne eroiche e abitati da famiglie pronte al sacrificio per assecondare le inclinazioni dei figli. Anche quelle necessarie nello short track, che sono pieghe estreme da esercitare con allenamento e convinzione. Baby Fontana si è abituata presto a studiare da campionessa. Da Polaggia di Berbenno inizia la spola quotidiana con Lanzada nel cuore della Valmalenco. Servono ogni giorno quasi 40 minuti per raggiungere l’ice rink. Va peggio quando il centro sportivo chiude e allora occorre andare a Bormio. Papà frontaliere, la mamma che diventa, come tante, un taxi; ore di fatica in pista e di sonno in auto. Ma il talento c’è, la stoffa pure.
La più giovane medagliata di sempre
È ancora adolescente Arianna quando, a Torino 2006, la scaraventano in pista, non ancora sedicenne, per diventare, con il primo bronzo in staffetta, la più giovane medagliata di sempre. Non ha l’età? Eccome: e ha già saggiato la gioia, ma anche il dolore dello sport che si è scelta fra sorpassi impossibili, spinte, sgambetti e ruzzoloni sul ghiaccio. Lei cresce in età, sapienza e tenacia. Quattro anni dopo, a Vancouver 2010, Fontana ha nel mirino una medaglia individuale: nei 500 metri, la sua distanza preferita, resta ancora di bronzo, ma nei Mondiali del 2011 le medaglie cominciano a fioccare in abbondanza. Il suo carisma trascina, ma a volte divide ed esalta i mugugni fra le compagne, un po’ ancelle, un po’ gregarie. Volenti o nolenti, Arianna è lo short track in Italia. Così è giusto che chi vince e sa come farlo possa avere anche delle richieste ai piani alti di una federazione, con l’obiettivo di non fare di Arianna un unicum, ma magari l’apripista di una scuola che coinvolga altri ragazzi.
Intanto Arianna fa e disfa il suo filo di strategie e convinzioni. Un tempo il team si allena a Bormio, poi ci si sposta a Courmayeur, parte il walzer di allenatori sulla scia del «Chi mi ama mi segua». A inseguirla, intanto, è arrivato davvero un ragazzo bello e già cotto di lei. È Anthony Lobello, ex collega americano, oggi marito amatissimo.
Arianna all’inizio non ha tempo per una vita senza ghiaccio, ma quel collega così preciso e dai metodi innovativi anche sui pattini, prima la convince e poi la conquista anche nel destino. Lei sposa anche il suo metodo e lo vuole come coach: «Con lui sono rinata», ripete tante volte. A Sochi 2014 Arianna, infatti, centra tutte le finali, tranne una, e conquista 3 medaglie su 4 gare, con due bronzi e un argento amaro, sempre nei 500, quando tre concorrenti finiscono gambe all’aria. Anche lei, che però si rialza più veloce delle altre e va verso il traguardo. Già in Russia lo aveva detto: forse chiudo qui. Intanto termina i Giochi 2014 da portabandiera, ma, quattro anni dopo, è ancora lei a riaprirli.
La vita fra America, Canada ed Italia
In Corea del Sud, a PyeongChang 2018 è lei a venir scelta portabandiera della cerimonia di apertura. Il suo obiettivo adesso ha un colore solo: l’oro, quello olimpico. Nei pochissimi ritagli di tempo riesce ad andare anche in spiaggia, sulla costa coreana, a vedere il mare fatto di quell’acqua che sotto i suoi piedi ghiaccia e diventa il trampolino di imprese sempre più grandi. Perché ormai che Arianna Fontana in Lobello vinca una medaglia, quasi non fa più notizia. L’oro, finalmente, arriva, sempre nei 500 metri e «Per 22 centimetri». Nelle altre distanze, si qualifica sempre in finale e centra altre due medaglie, trascinando, come sempre, anche la staffetta delle compagne. Stavolta giura: “Basta così”.
Negli ultimi tempi ormai fa vita e training a se rispetto al dream team che ha contribuito a costruire. Ha una casa in California vicino ai suoceri, si prende delle pause per ricaricarsi, ogni tanto accarezza l’idea di mollare e attaccare quei pattini al chiodo, ma no. Poi ci ripensa sempre. Il richiamo del ghiaccio è troppo grande. Fra America, Canada ed Italia, l’ultima frontiera è Budapest e il ghiaccio l’Ungheria dell’Ungheria. Nel 2020 arriva anche il covid. La vigilia di un nuovo ciclo olimpico e Arianna si mette a disposizione della squadra soprattutto per la staffetta, perché a Pechino 2022, fra le sette nuove gare in calendario nella XXIV olimpiade invernale, una riguarda proprio lo short track ed è quella mista. Le incomprensioni con la federazione vengono messe da parte nel nome di una tregua strategica e davvero olimpica ed è così che nel primo giorno di Pechino 2022 arriva subito la prima medaglia, un argento vivo in un format nuovo, conquistato con i compagni di squadra Martina ed Arianna Valcepina, Pietro Sighel, Yuri Confortola e Andrea Cassinelli. Poi seguono altre due medaglie individuali perché non sarà finita fino a quando saranno chiuso i Giochi.
In questo senso la sua storia è simile a quella di un’altra grandissima azzurra degli sport invernali, quella Federica Brignone, che stanotte (dirette tv dalle 3.15) ci riprova in combinata. Brignone, proprio quando ha potuto contare su una maggior autonomia negli allenamenti, facendosi seguire dal fratello Davide, ha saputo vincere anche di più. Ed anzi, un po’ come hanno fatto Marcel Lamon Jacobs e Gianmarco Tamberi a Tokyo 2020, Fede e Ari sono diventate le sorelle d’Italia in una delle più belle giornate di Pechino 2022 vincendo a 5 ore di distanza due medaglie.
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