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Tommaso Dotti, short track: “La staffetta è in crescita e puntiamo all’Olimpiade. Senza ghiaccio è dura allenarsi”

Nelle ultime stagioni lo short track azzurro ha visto un’importante crescita nel settore maschile ed un protagonista è stato certamente Tommaso Dotti. Il nativo di Milano ha vissuto un 2019 ad altissimo livello, con il quinto posto ai Mondiali nei 1000m, ma anche contribuendo al rendimento di una staffetta che ha saputo rinascere dopo la mancata qualificazione alle Olimpiadi. Tommaso si è raccontato in esclusiva ad OA Sport, parlando a 360° dello short track azzurro, sui risultati passati e presenti, ma anche sulle ambizioni per il futuro.

Come tutti noi stai affrontando questo periodo di quarantena. Sei riuscito ad allenarti in casa? Come vivi le tue giornate?

“Noi abbiamo finito la penultima settimana di febbraio, quando sono stati cancellati anche i Campionati Italiani e non siamo più tornati sul ghiaccio. Ormai ho preso la mia abitudine a stare a casa. Sto facendo la mia routine tra allenamenti, alimentazione, integrazione e spero comunque come tutti di poter uscire il prima possibile”.

Una stagione quella dello short track che si è chiusa molto in anticipo. Questo lungo stop e questa situazione possono influire anche sulla preparazione per il prossimo anno?

“La nostra preparazione è cambiata tantissimo. Bisogna adeguarsi e adattarsi, fare dei rulli, esercizi di ginnastica, qualche balzo, ma sicuramente non riesci a fare l’intensità ed il volume che potresti fare uscendo. Poi il nostro è uno sport di squadra ed è fondamentale per noi allenarsi insieme sul ghiaccio. Proprio lavorare sul ghiaccio per noi è fondamentale, perchè quei muscoli che sviluppi pattinando non riesci a simularli al di fuori più di tanto”. 

Ripercorriamo la stagione. Un giudizio sul tuo rendimento quest’anno?

“Arrivavo da una bellissima stagione e da un ottimo Mondiale. Quest’anno ero partito molto fiducioso ed ho iniziato subito con una finale in Canada nella seconda tappa di Coppa del Mondo. Ero proprio in forma, grintoso, pattinavo e mi sentivo bene. Poi dopo durante la stagione ho avuto degli alti e bassi e le prestazioni sono state un po’ meno meno buone di quello che mi aspettavo. Quello step in più che avevo fatto in America non sono poi riuscito a replicarlo nel corso della stagione”. 

Questa, però, è stata anche la stagione della conferma per la staffetta. Una crescita costante dopo il mancato pass olimpico. Cosa è scattato in voi e come valuti questi ultimi due anni?

“Della staffetta sono molto contento di quello che abbiamo fatto negli ultimi due anni. Dalla mancata qualificazione a PyeongChang siamo sempre stati molto costanti e molto forti. Non avendo il fenomeno tra di noi, siamo comunque riusciti ad ottenere dei grandissimi risultati ed essere sempre competitivi insieme alle migliori squadre. Tante formazioni si basano spesso sul fenomeno, mentre noi siamo molto uniti e anche il bronzo agli Europei di quest’anno, oltre al grandissimo Mondiale dello scorso anno, con la giuria che ci ha tolto la finale, ha fatto capire che siamo molto competitivi e possiamo fare ancora meglio”. 

I risultati della staffetta stanno facendo bene a tutto il movimento maschile, che magari non ha il traino di una Fontana o Valcepina e finalmente si vedono anche dei nuovi ragazzi dalle giovanili. Confermi questa analisi e hai qualche nome da consigliare per il futuro?

“A livello giovanile finalmente si sta iniziando a muovere qualcosa. C’è stato un buco per tanti anni e gli ultimi giovani sono stati quelli della mia generazione. Finalmente vedo che qualcosa si sta producendo. Ci sono Pietro Sighel e Luca Spechenhauser che stanno crescendo bene entrambi. Non posso dire che diventeranno dei campioni, anche perchè questo è molto difficile e sta molto nell’atleta, nel singolo, nel lavoro che uno ci mette in tutto quello è essere atleta. C’è comunque potenziale di crescita e poi questo aiuta il settore maschile, perchè mette sicuramente più competizione all’interno della squadra sia negli allenamenti sia in gara. Tutto questo alza l’asticella di tutti e bisogna dimostrare di valere il posto in staffetta e anche nell’individuale”. 

Situazione impianti in Italia. Fare short track nel nostro paese non è facile. Dove vi state allenando ora e quali sono gli impianti attualmente pronti in Italia?

“Noi ci alleniamo a Courmayeur da ormai tanti anni ed il centro federale è perfetto. La pista ha le balaustre mobili, abbiamo i nostri alloggi e tutto quello che ci serve. A Bormio in occasione dei Mondiali juniores hanno messo anche loro la pista mobile, che per noi è fondamentale, visto che non ci sono più le balaustre, ma dei materassi con dei lacci, che sono fatti apposta per lo short track. Per noi è fondamentale avere questo tipo di impianti all’avanguardia, perchè, con il livello e la velocità raggiunti, dobbiamo avere la massima sicurezza, mentre altrimenti non possiamo allenarci. La speranza è quella che con Milano-Cortina 2026 vengano create delle nuove piste mobili”. 

Hai ottenuto ottimi risultati sia nei 1000 sia nei 1500m. C’è una delle due distanze che preferisci?

“Quest’anno sono stato più da 1500m mentre lo scorso da 1000m. Va un po’ a stagione, per esempio nella scorsa riuscivo a mantenere più velocità e quindi ero competitivo anche nei 1000”.

Obiettivo per la prossima stagione, sia individuale che di squadra?

“L’obiettivo è quello di tornare costante lungo tutta la stagione. Sicuramente devo ritrovare la costanza di essere sempre competitivo, che mi è mancata. La crescita della staffetta è fondamentale, perchè si avvicinano la qualifiche olimpiche ed è fondamentale per noi arrivare subito preparati”. 

Abbiamo sentito il tuo papà molte volte al commento delle tue gare. E’ un’emozione particolare? Che effetto fa? Inoltre come ti sei avvicinato allo short track?

“Sicuramente risentirlo è stato molto emozionante ed immagino che anche per lui sia emozionante commentarmi. I miei mi hanno sempre fatto di tutto e di più. Io abitavo a Milano e avevo vicino l’Agorà ed è li che ho cominciato a pattinare. Ho giocato a pallone, ho sciato a livello agonistico fino a 14 anni. Poi ovviamente crescendo ogni ragazzo prende la strada che vuole ed era più facile vincere nello short che nello sci. Mi ha fatto, però, benissimo fare tutto e rifarei ogni cosa, scegliendo lo short track che è diventato il mio lavoro, la mia vita e la mia grande passione”.  

andrea.ziglio@oasport.it

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Foto: LaPresse

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