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Karate, Olimpiadi Tokyo: l’oro di Luigi Busà e il bronzo di Viviana Bottaro fiori all’occhiello di una spedizione positiva

Sarà solamente una “toccata e fuga” quella del karate ai Giochi Olimpici? Leggendo le ultime notizie che arrivano da fonti vicine ai CIO sembra davvero che la disciplina nata in Giappone non avrà una seconda chance alle Olimpiadi di Parigi 2024, per cui quanto visto sul tatami del Nippon Budokan della capitale nipponica potrebbe davvero rimanere scolpito nella storia del karate, anche italiano, per lungo tempo.

E, nel nostro caso, i ricordi sono letteralmente meravigliosi. Cinque atleti si sono imbarcati per la manifestazione sotto i Cinque Cerchi, e due sono le medaglie che abbiamo portato in Italia. Lo splendido oro di Luigi Busà nel kumitè -75kg e la medaglia di bronzo di Viviana Bottaro nel kata. Un bottino di tutto rispetto che, forse, poteva essere anche più ampio, ma per spiegare meglio la situazione meglio analizzare nel dettaglio quel che è successo.

Incominciamo dal nostro capitano, Luigi Busà. Il “Gorilla d’Avola” partiva per il Giappone conscio di poter fare grandi cose ma, di pari passo, sapeva che il livello dei rivali era altissimo. Il sorteggio della sua Pool non aveva certo dato una mano al siciliano che, grazie ad un successo proprio nell’ultimo incontro contro l’azero Rafael Aghayev, riusciva a passare il turno e volare in semifinale. Per confermare la forza della propria Pool, la finalissima sarà il bis contro il fortissimo azero, ma il nostro portacolori non gli ha lasciato scampo, mettendosi al collo una medaglia d’oro dal valore indicibile. Un successo che vale doppio, per la portata e per il movimento, che va a sugellare una carriera clamorosa.

Anche Viviana Bottaro ha avuto il merito di salire sul podio del Nippon Budokan. Il suo bronzo nel kata, con il senno di poi, era il massimo possibile, in una gara dominata dalla spagnola Sandra Sanchez Jaime (oro) e dalla nipponica Kiyou Shimizu (argento), ma la genovese ha saputo far vedere tutta la sua qualità, vincendo la finale per il bronzo e consacrandosi, a sua volta, come fuoriclasse del kata.

Dai sorrisi, passiamo alle occasioni mancate. In ordine di tempo non possiamo che citare Angelo Crescenzo. Il nativo di Sarno ha vissuto un percorso davvero sfortunato. Dopo il primo successo nella sua Pool, è incappato in un ko pesante nel secondo combattimento, contro il venezuelano Madera Delgado che, con un colpo violento alla testa, lo ha mandato dritto in ospedale. Ritiro inevitabile e sogno olimpico spezzato. Un vero peccato per il nostro portacolori che, già di suo, era inserito in una categoria quanto mai combattuta, ma che non ha nemmeno avuto modo e tempo per dimostrare la sua forza.

Parecchio rammarico anche per la nostra ultima karateka a scendere in azione: Silvia Semeraro. La tarantina, impegnata nei +61kg, ha mancato la qualificazione alle semifinali davvero per un soffio. Un vero peccato, dato che confidava di proseguire sull’onda lunga del pre-olimpico di Parigi, dove aveva impressionato e mostrato una forma eccellente. La sconfitta contro la kazaka Berultseva le rimarrà nella mente a lungo…

Chiudiamo con chi ha lasciato Tokyo con il maggiore amaro in bocca: Mattia Busato nel kata. Inserito in una Pool quanto mai qualitativa, il nostro alfiere ha chiuso i sue due round con un 25.50 di media, troppo poco per impensierire due fuoriclasse assoluti come Ryo Kiyuna (28.33) che poi vincerà l’oro e Ali Sofuoglu (27.14). Una impresa che, si sapeva, sarebbe stata complicata, e il tatami l’ha confermato.

La spedizione italiana del karate a Tokyo si chiude con un bottino soddisfacente, ma la sensazione che, pensando anche a chi è rimasto a casa, qualche medaglia in più potesse arrivare. Il problema è che, a quanto pare, i nostri karateka non potranno nemmeno avere la chance di rifarsi a Parigi 2024, e questo potrebbe essere il rammarico maggiore…

Foto: Lapresse

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