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MEZZA ROMA

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Cambia l’allenatore, cambiano gli interpreti, ma il verdetto resta sempre lo stesso. La Roma perde ancora uno scontro diretto, ancora una volta di misura, e ancora una volta con la sensazione fastidiosa di essere lì, a un passo, senza però riuscire a scavalcare l’ostacolo. Juventus-Roma non è un incidente di percorso: è una fotografia piuttosto fedele dello stato attuale dei giallorossi.

Perché se è vero che l’emergenza difensiva era reale – Ndicka in Coppa d’Africa, Hermoso fermato all’ultimo da un risentimento muscolare – è altrettanto vero che il problema principale non sta dietro. Sta davanti. Anche all’Allianz Stadium la Roma costruisce, tiene il campo, resta in partita, ma negli ultimi trenta metri si dissolve. Fumosa, poco cattiva, quasi mai pericolosa. L’impressione è quella di una squadra a metà.

Qui entra in scena anche Gasperini, che non vive certo la sua serata migliore. La scelta di riproporre Dybala falso nove non paga: l’argentino si muove, dialoga, ma non è un uomo d’area di rigore. Soulé e Pellegrini restano ai margini della partita, incapaci di dare sostanza a un reparto fumoso. Il risultato è una Roma che palleggia ma non morde, che arriva al limite dell’area e poi si inceppa.

Il gol di Conceição, arrivato nel finale di un primo tempo sostanzialmente equilibrato, rompe l’inerzia e sposta tutto dalla parte della Juventus. Nella ripresa Gasperini prova a cambiare volto alla squadra, rivoluzionando l’attacco. Dentro Ferguson, Baldanzi e – a sorpresa – Bailey. Ed è qui che il quadro diventa quasi grottesco.

Il giamaicano si conferma per quello che è stato fin qui: un flop conclamato. Entra, sbaglia tutto quello che può sbagliare e dopo appena venti minuti alza bandiera bianca per l’ennesimo problema muscolare. Una scelta incomprensibile, un giocatore che non dà nulla e che finisce per pesare anche sulle rotazioni.

Il raddoppio di Openda nel momento peggiore dei giallorossi sembra la parola fine al match. Il gol di Baldanzi, bravo a farsi trovare al posto giusto dopo la respinta di Di Gregorio, riaccende l’illusione. Ma è un’illusione effimera. La Roma ci prova, ma non ha la forza – né le armi – per ribaltarla.

E allora resta il rammarico, inevitabile. Perché il divario non sembra abissale, perché la Juventus non domina, perché la Roma resta sempre dentro la partita. Ma il calcio, alla fine, è spietatamente semplice: contano i numeri. E i numeri dicono che la Roma perde sistematicamente i big match. La cruda verità? Gli acquisti fatti in estate lì davanti sono stati sbagliati.

Se questo è il livello attuale, il salto di qualità non arriverà per inerzia. Servono decisioni forti, immediate. Il mercato di gennaio non è più un’opzione: è una necessità. Due rinforzi offensivi di livello, veri, pronti. Altrimenti il rischio è restare sospesi in quel limbo che la Roma conosce fin troppo bene: sufficientemente forte per competere, ma non abbastanza per vincere.

Giallorossi.net – Andrea Fiorini

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