OBIETTIVO NAPOLI – Azzurri ritrovati: energia, carattere e concentrazione. Ma il mercato resta il vero banco di prova
di Vincenzo Letizia
C’è un Napoli che, quando ritrova energie e testa, diventa immediatamente riconoscibile. Tosto, concentrato, compatto. Una squadra che gioca corta, che aggredisce, che sa soffrire e colpire. Contro il Milan si è visto proprio questo: un Napoli pieno, vivo, sorprendentemente tonico, soprattutto alla luce delle difficoltà recenti.
Con i giocatori finalmente recuperati sul piano fisico e mentale, la squadra ha risposto presente. Perché il Napoli, quando è motivato e lucido, difficilmente stecca. Il problema, semmai, sta tutto nella continuità: la stanchezza annebbia, la concentrazione cala, e Antonio Conte si ritrova spesso senza la possibilità di ruotare gli uomini. Troppi infortuni, troppe assenze, troppe soluzioni forzate. Governare un’emergenza continua non è costruire calcio, è sopravvivere.
Il Milan, dal canto suo, è parso colto di sorpresa. Le rinvigorite e inaspettate forze del Napoli non erano nel copione. Allegri – ne sono certo – non si aspettava un avversario così intenso, così feroce nei duelli, così puntuale nella lettura dei momenti. È stata una questione di fame prima ancora che di tattica.
Nota stonata, la direzione dell’ arbitro, Luca Zufferli della sezione di Udine. Aver consentito un gioco eccessivamente falloso ai rossoneri ha finito per alterare l’equilibrio emotivo della gara. Alcuni interventi avrebbero meritato maggiore severità: il metro non uniforme resta un veleno sottile, che logora la partita e la pazienza.
E poi c’è il tema che incombe, più del risultato e più degli applausi: il mercato. Manna continua a tergiversare, a fare orecchie da mercante sul gennaio che avanza. Eppure il ritardo è evidente. Al Napoli serviva un centrocampista già a luglio; oggi ne servirebbe quasi uno in più, alla luce degi infortuni gravi che non rientreranno certo dall’oggi al domani. Non consentire a Conte di lavorare come si deve sarebbe una colpa grave della società. Perché il progetto tecnico vive di coerenza, non di attese.
Come insegnavano i latini, “Fortes fortuna adiuvat”: la fortuna aiuta gli audaci. Ma nel calcio moderno l’audacia passa anche – e soprattutto – dalle decisioni prese fuori dal campo.
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